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Vizio di mente: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva il riconoscimento del vizio di mente sulla base di una relazione psicologica. La Corte ha ritenuto gli argomenti una mera ripetizione di quelli già respinti in appello e ha sottolineato l’assenza di documentazione medica idonea a provare l’incapacità di intendere e di volere, confermando la condanna al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Vizio di mente: quando una relazione psicologica non basta

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui requisiti necessari per il riconoscimento del vizio di mente nel processo penale. La Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso basato su argomentazioni generiche e non supportate da adeguata documentazione medica, ribadendo un principio fondamentale: non basta allegare una difficile situazione personale per escludere l’imputabilità.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo contro una sentenza della Corte d’Appello. Tra i motivi di impugnazione, la difesa sosteneva la violazione di legge e il vizio di motivazione riguardo al mancato riconoscimento del vizio di mente, totale o parziale, ai sensi degli articoli 88 e 89 del codice penale. A sostegno di tale tesi, la difesa aveva prodotto una relazione redatta da una psicologa e da un’assistente sociale. Tali documenti descrivevano la difficile situazione familiare dell’imputato e la presenza di disturbi dell’apprendimento, riconducibili a un basso livello cognitivo.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Vizio di Mente

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali. In primo luogo, i giudici hanno rilevato che i motivi presentati erano una mera e pedissequa reiterazione di argomenti già esaminati e puntualmente disattesi dalla Corte d’Appello. In secondo luogo, e in maniera decisiva, la Corte ha evidenziato come la documentazione prodotta non fosse idonea a fondare una richiesta di riconoscimento del vizio di mente.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte è chiara e rigorosa. I giudici hanno specificato che, per poter valutare un’eventuale incapacità di intendere e di volere, è necessaria una documentazione medica specifica che attesti tale condizione. Una relazione psicologica e sociale che si limita a descrivere un contesto familiare difficile, disturbi dell’apprendimento o un basso livello cognitivo non è, di per sé, sufficiente a integrare la prova del vizio di mente rilevante ai fini penalistici.

La Corte di merito aveva già correttamente evidenziato questa lacuna, sottolineando l’assenza agli atti di prove mediche concrete. La Cassazione, confermando tale impostazione, ha ribadito che la reiterazione di argomenti già giudicati infondati, senza l’apporto di nuovi elementi probatori pertinenti, conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio cardine in materia di imputabilità. Il vizio di mente è una categoria giuridica che richiede un accertamento tecnico rigoroso, basato su prove scientifiche e mediche. Non può essere confuso con situazioni di disagio personale, sociale o psicologico, per quanto gravi possano essere. La decisione serve da monito: i ricorsi in Cassazione devono essere fondati su motivi specifici e legalmente pertinenti, evitando la semplice riproposizione di tesi difensive già vagliate e respinte nei gradi di merito, soprattutto se non supportate da prove adeguate. In assenza di tali requisiti, l’esito più probabile è la declaratoria di inammissibilità con le relative conseguenze economiche per il ricorrente.

Una relazione psicologica su una situazione familiare difficile è sufficiente per ottenere il riconoscimento del vizio di mente?
No, secondo l’ordinanza, tale documentazione non è sufficiente. Per il riconoscimento del vizio di mente è necessaria una documentazione medica che attesti specificamente profili di incapacità di intendere e di volere.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione si limita a ripetere gli stessi motivi già presentati in appello?
Se i motivi sono ‘pedissequamente reiterativi’ di quelli già esaminati e respinti dalla corte precedente, e non presentano nuovi e validi argomenti, il ricorso viene dichiarato inammissibile.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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