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Vizi di motivazione: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per riciclaggio e ricettazione. L’appello si basava su presunti vizi di motivazione, ma la Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, ma solo di verificare la logicità della sentenza impugnata. Il ricorso è stato ritenuto un tentativo di ottenere una nuova valutazione del merito, non consentita in sede di legittimità.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Vizi di Motivazione: La Cassazione e i Limiti del Sindacato di Legittimità

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio. Quando un ricorso si basa su presunti vizi di motivazione ma in realtà mira a una nuova valutazione dei fatti, la sua sorte è segnata: l’inammissibilità. Questa pronuncia offre l’occasione per chiarire i confini tra un legittimo controllo sulla logicità della sentenza e un inammissibile tentativo di rimettere in discussione il merito della causa.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello nei confronti di un imputato per reati gravi: concorso in riciclaggio di veicoli di provenienza furtiva e ricettazione di una carta di circolazione e di una targhetta con numero di telaio. All’imputato era stata contestata anche la recidiva specifica e reiterata.

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso per cassazione, lamentando essenzialmente vizi di motivazione della sentenza d’appello su due punti cruciali:

1. Sul reato di riciclaggio: Si sosteneva che la Corte d’Appello avesse ignorato la testimonianza di una persona che escludeva la consapevolezza dell’imputato circa l’origine illecita dei veicoli. Secondo il testimone, l’imputato si era fermato nel suo garage solo per 15-20 minuti per avviare i mezzi.
2. Sul reato relativo a un’altra autovettura: La difesa lamentava l’omessa pronuncia sui motivi di appello, nei quali si era evidenziato che l’imputato aveva regolarmente acquistato il veicolo da un terzo e ne ignorava la provenienza illecita. Inoltre, si contestava che la Corte non avesse spiegato perché i numeri di telaio e motore, corrispondenti ai documenti, fossero da ritenersi contraffatti.

La Decisione della Corte di Cassazione: i vizi di motivazione come pretesto

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i motivi di ricorso manifestamente infondati e, di conseguenza, l’intero ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato, che distingue nettamente il giudizio di legittimità (proprio della Cassazione) dal giudizio di merito (proprio del Tribunale e della Corte d’Appello).

Le Motivazioni della Sentenza

I giudici di legittimità hanno spiegato che i motivi presentati dalla difesa, sebbene formalmente etichettati come vizi di motivazione ai sensi dell’art. 606, comma 1, lett. e), del codice di procedura penale, in realtà non denunciavano vere e proprie illogicità o carenze argomentative della sentenza impugnata. Al contrario, essi proponevano una lettura alternativa delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti.

La Corte ha ribadito che non le è consentito:

* Sovrapporre la propria valutazione delle prove a quella compiuta dai giudici di merito.
* Saggiare la tenuta logica della pronuncia confrontandola con altri modelli di ragionamento possibili.

Nel caso specifico, i giudici di primo e secondo grado avevano fornito motivazioni conformi, logiche e giuridicamente corrette per giustificare la condanna. Avevano esplicitato le ragioni del loro convincimento (pagine da 5 a 8 della sentenza di appello), basandosi su argomenti che la Cassazione ha ritenuto immuni da censure. Pertanto, chiedere alla Suprema Corte di dare un peso diverso a una testimonianza o di credere alla versione dell’acquisto in buona fede equivale a chiederle di rifare il processo, compito che la legge le preclude.

Le Conclusioni

La pronuncia è un monito importante: il ricorso per cassazione per vizi di motivazione deve colpire la struttura logica del ragionamento del giudice, non il risultato dell’accertamento dei fatti. Non si può utilizzare questo strumento per tentare di convincere la Cassazione della propria versione dei fatti quando questa è già stata vagliata e motivatamente respinta nei gradi di merito. L’esito di un simile tentativo è l’inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie con una condanna al pagamento di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Quando un ricorso per cassazione basato su vizi di motivazione è inammissibile?
Un ricorso basato su vizi di motivazione è inammissibile quando, invece di denunciare illogicità o contraddizioni nel ragionamento del giudice, si limita a proporre una diversa lettura delle prove o una ricostruzione alternativa dei fatti. In pratica, quando si chiede alla Corte di Cassazione di riesaminare il merito della causa.

Cosa significa che la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti?
Significa che la Corte non può valutare nuovamente le prove (come testimonianze o documenti) per decidere se l’imputato sia colpevole o innocente. Il suo compito è solo controllare che la sentenza impugnata sia stata emessa nel rispetto della legge e che la sua motivazione sia logica, completa e non contraddittoria.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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