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Violazione sorveglianza speciale: ricorso inammissibile

Un individuo, condannato a un anno di reclusione per aver violato le prescrizioni della sorveglianza speciale partecipando a una manifestazione pubblica, ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. È stata respinta sia la richiesta di riesaminare i fatti, sia l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a causa del significativo disvalore della condotta.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Violazione Sorveglianza Speciale: la Cassazione Conferma la Condanna

L’ordinanza in esame offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso in Cassazione e sulla severità con cui l’ordinamento tratta la violazione sorveglianza speciale. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per aver trasgredito alle prescrizioni imposte da questa misura di prevenzione, sottolineando l’impossibilità di un riesame dei fatti e la non applicabilità della causa di non punibilità per tenuità del fatto.

I Fatti del Caso Giudiziario

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un uomo a un anno di reclusione, confermata dalla Corte di Appello di Roma. L’imputato era stato ritenuto colpevole della violazione delle prescrizioni connesse alla misura della sorveglianza speciale.

In particolare, il 26 aprile 2021, mentre era sottoposto a tale misura, aveva partecipato a una manifestazione pubblica di commemorazione. Le indagini, condotte dalla Questura di Roma, avevano accertato in modo inequivocabile la sua presenza all’evento, in aperta violazione degli obblighi imposti dalla misura di prevenzione.

I Motivi del Ricorso e la violazione sorveglianza speciale

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, articolando le sue difese su due punti principali:

1. Richiesta di riesame nel merito: La difesa ha chiesto alla Suprema Corte di rivalutare la vicenda processuale, contestando di fatto l’analisi probatoria e la ricostruzione dei fatti operate dai giudici di primo e secondo grado.
2. Particolare tenuità dell’offesa: È stata invocata l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, sostenendo che la condotta, pur illecita, fosse di gravità talmente lieve da non meritare una sanzione penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, la condanna a un anno di reclusione è diventata definitiva. Oltre a ciò, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale in caso di inammissibilità.

Le Motivazioni: Perché il ricorso è inammissibile

Le motivazioni della Corte si fondano su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità. In primo luogo, la Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di un “terzo grado di giudizio” dove poter rivalutare i fatti. Il ricorso in Cassazione è ammissibile solo per motivi di diritto, come la violazione di legge o il vizio di motivazione (illogicità manifesta), non per chiedere una nuova e diversa lettura delle prove. Nel caso di specie, la Corte territoriale aveva valutato la vicenda in modo logico e coerente con le risultanze processuali.

In secondo luogo, la Corte ha respinto categoricamente l’applicabilità dell’art. 131-bis cod. pen. La motivazione risiede nel “disvalore della condotta illecita”. La violazione delle prescrizioni della sorveglianza speciale non è considerata un’offesa di lieve entità. Tali misure sono imposte a soggetti ritenuti socialmente pericolosi proprio per prevenire la commissione di ulteriori reati. Infrangerle, quindi, rappresenta un comportamento di per sé grave, che frustra la finalità preventiva della misura e non può essere considerato “tenue”.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce due concetti fondamentali. Il primo è il perimetro invalicabile del giudizio di Cassazione, che non può trasformarsi in una revisione dei fatti. Il secondo, di carattere sostanziale, è la particolare gravità attribuita alla violazione sorveglianza speciale. La decisione conferma un orientamento rigoroso: chi è sottoposto a una misura di prevenzione deve rispettarne scrupolosamente le prescrizioni, poiché la loro violazione è ritenuta una condotta di significativo allarme sociale, difficilmente mitigabile attraverso istituti come la particolare tenuità del fatto.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un caso già deciso nei gradi di merito?
No, la Corte di Cassazione svolge un controllo di legittimità e non può riesaminare i fatti o le prove. Il suo compito è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza impugnata sia logica e non contraddittoria. La richiesta di un “riesame nel merito” è un motivo di inammissibilità del ricorso.

È possibile non essere puniti per la violazione della sorveglianza speciale se il fatto è di lieve entità?
Secondo questa ordinanza, è estremamente difficile. La Corte ha stabilito che il “disvalore della condotta” illecita non permetteva di considerare l’offesa come particolarmente tenue ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale. La violazione di una misura di prevenzione è considerata intrinsecamente grave.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta che la sentenza impugnata diventi definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un ricorso che non poteva essere accolto. In questo caso, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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