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Violazione sorveglianza speciale: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per la violazione sorveglianza speciale. L’imputato, assente dal domicilio durante un controllo notturno, aveva addotto motivi generici, come il sonno profondo e richieste di continuazione e attenuanti non argomentate. La Corte ha ribadito che un ricorso deve confrontarsi specificamente con le motivazioni della sentenza precedente, altrimenti risulta inammissibile.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Violazione sorveglianza speciale: quando il ricorso è generico?

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ha affrontato un caso di violazione sorveglianza speciale, fornendo importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità del ricorso. La pronuncia sottolinea un principio fondamentale del diritto processuale penale: un ricorso, per essere esaminato nel merito, non può limitarsi a riproporre doglianze generiche, ma deve confrontarsi criticamente e specificamente con le argomentazioni della decisione impugnata. In caso contrario, la sanzione è l’inammissibilità.

I fatti di causa

Il caso riguarda un individuo sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con l’obbligo di non allontanarsi dalla propria abitazione dopo le ore 20. Durante un controllo effettuato dalle forze dell’ordine tra le ore 1:10 e le 1:40 di notte, l’uomo non veniva trovato in casa. Di conseguenza, veniva condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 75 del d.lgs. n. 159/2011.

L’imputato proponeva quindi ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi principali:
1. Mancanza di prova: Sosteneva che non vi fosse prova certa della sua assenza, poiché, data l’ora tarda, avrebbe potuto semplicemente dormire profondamente e non sentire il campanello.
2. Mancato riconoscimento di istituti favorevoli: Lamentava la mancata applicazione della continuazione con un altro reato già giudicato e il diniego delle attenuanti generiche.
3. Violazione dell’art. 131-bis c.p.: Chiedeva il riconoscimento della particolare tenuità del fatto.

Le motivazioni della Cassazione sulla violazione sorveglianza speciale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte, ritenendo tutti i motivi sollevati privi dei requisiti di specificità richiesti dalla legge.

### L’aspecificità del motivo sulla prova dell’assenza

Riguardo alla presunta mancanza di prova, la Corte ha evidenziato come il motivo di ricorso fosse del tutto aspecifico. I giudici di merito avevano infatti accertato che i carabinieri avevano suonato il campanello per circa 10 minuti, il cui suono era udibile anche dall’esterno, e avevano persino utilizzato il clacson dell’auto di servizio. A fronte di tali elementi, la tesi difensiva del sonno profondo era stata adeguatamente e logicamente confutata. Il ricorrente, invece di contestare specificamente questo ragionamento, si era limitato a riproporre una tesi generica.

### La genericità delle richieste di continuazione e attenuanti

Anche i motivi relativi alla continuazione e alle attenuanti generiche sono stati giudicati generici. La Corte d’appello aveva già respinto la richiesta di continuazione a causa della notevole distanza temporale (circa 10 mesi) tra i reati. Aveva inoltre negato le attenuanti generiche in ragione dei “numerosi precedenti” per reati gravi dell’imputato. Il ricorso in Cassazione non ha mosso alcuna critica argomentata a queste conclusioni, limitandosi a una riproposizione assertiva delle richieste, senza un reale confronto con la sentenza impugnata.

### L’abitualità della condotta e l’inapplicabilità della tenuità del fatto

Infine, la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p. è stata ritenuta aspecifica perché non si confrontava con la motivazione della Corte d’appello, che aveva evidenziato l'”ostativa abitualità della condotta” dell’imputato. La presenza di una storia criminale consolidata è infatti un elemento che preclude il riconoscimento della particolare tenuità del fatto.

Conclusioni

La sentenza ribadisce con fermezza un principio cardine del processo penale: l’onere di specificità dei motivi di ricorso. Non è sufficiente esprimere un generico dissenso con la decisione dei giudici di merito; è necessario articolare una critica puntuale, logica e pertinente che si confronti direttamente con il ragionamento espresso nella sentenza impugnata. In assenza di tale confronto, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile. Per chi è soggetto a misure come la violazione sorveglianza speciale, questa pronuncia serve da monito: le giustificazioni addotte devono essere credibili e supportate da elementi concreti, e le impugnazioni devono essere strutturate con rigore tecnico-giuridico.

È sufficiente affermare di stare dormendo per giustificare l’assenza durante un controllo per la violazione sorveglianza speciale?
No. La sentenza chiarisce che tale giustificazione non è sufficiente se le forze dell’ordine hanno adottato misure idonee a verificare la presenza in casa, come suonare insistentemente il campanello per un tempo prolungato e usare il clacson dell’auto di servizio. Il ricorso che si limita a questa affermazione senza contestare le prove è considerato aspecifico.

Per quale motivo un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per “genericità”?
Un ricorso è considerato generico quando non si confronta specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata, ma si limita a riproporre le stesse richieste (come il riconoscimento della continuazione o delle attenuanti generiche) in modo assertivo e non argomentato, senza contestare il ragionamento del giudice precedente.

La particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) può essere applicata a chi ha numerosi precedenti penali?
No. La sentenza conferma che l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. è preclusa dall'”abitualità della condotta”. La presenza di numerosi e gravi precedenti penali, che hanno già giustificato l’applicazione di una misura di prevenzione come la sorveglianza speciale, indica un’abitualità nel commettere reati che è ostativa al riconoscimento della particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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