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Violazione sorveglianza speciale: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per la violazione della sorveglianza speciale. L’imputato si era allontanato dalla propria dimora senza autorizzazione. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso, focalizzati sulla mancanza di dolo e sulla richiesta di non punibilità per tenuità del fatto, costituivano un tentativo di riesame del merito, non consentito in sede di legittimità, confermando la valutazione della Corte d’Appello sulla pericolosità sociale del soggetto e sulla sufficienza del dolo generico.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Violazione Sorveglianza Speciale: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del giudizio di legittimità in un caso di violazione sorveglianza speciale. La vicenda riguarda un soggetto che, contravvenendo alle prescrizioni imposte, si era allontanato dalla propria dimora. L’ordinanza sottolinea come la Cassazione non possa riesaminare i fatti, ma solo verificare la correttezza logico-giuridica della motivazione della sentenza impugnata, confermando la condanna e l’inammissibilità del ricorso.

Il Caso: L’allontanamento dalla Dimora e la Condanna

L’imputato era stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, con l’obbligo di rimanere nel proprio comune di residenza e di non allontanarsi da casa senza preavviso all’Autorità di Pubblica Sicurezza. Nonostante ciò, violava tali prescrizioni. La Corte d’Appello di Catanzaro aveva confermato la sentenza di condanna di primo grado, ritenendolo responsabile del reato previsto dall’art. 75 del d.lgs. 159/2011.

I Motivi del Ricorso: Dolo, Proporzionalità e Art. 131-bis

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. La presunta mancanza dell’elemento soggettivo (dolo), la mancata osservanza del principio di proporzionalità e l’insussistenza dell’offensività della condotta.
2. Un vizio di motivazione per la non applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

In sostanza, la difesa sosteneva che la violazione fosse stata un episodio occasionale e che non vi fosse la piena volontà di commettere il reato, chiedendo che il fatto venisse considerato talmente lieve da non meritare una punizione.

Violazione Sorveglianza Speciale: La Decisione della Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo integralmente le argomentazioni della difesa. I giudici hanno chiarito alcuni principi fondamentali del diritto penale e processuale.

I Limiti del Giudizio di Legittimità

Il punto centrale della decisione è il richiamo al principio secondo cui la Corte di Cassazione non ha il potere di revisionare gli elementi materiali e fattuali del processo. Il suo compito, come stabilito dall’art. 606, comma 1, lett. e) del codice di procedura penale, è circoscritto alla verifica della coerenza e logicità della motivazione della sentenza impugnata. Il ricorso, secondo la Corte, si limitava a criticare la decisione dei giudici di merito proponendo una diversa lettura dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.

La Valutazione del Dolo e della Pericolosità Sociale

La Corte d’Appello aveva correttamente identificato il dolo nel reato contestato come ‘dolo generico’, ovvero la semplice e cosciente volontà di non adempiere agli obblighi imposti, indipendentemente dalle ragioni che hanno spinto l’imputato a farlo. Inoltre, la richiesta di applicazione della non punibilità per tenuità del fatto era stata respinta evidenziando la pericolosità sociale dell’imputato e un suo precedente penale per evasione, elementi che rendevano la condotta non così irrilevante.

Le motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda sulla distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché le censure sollevate non riguardavano vizi di legittimità (come una motivazione mancante o manifestamente illogica), ma miravano a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove e dei fatti. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e coerente sia sulla sussistenza del dolo, sia sul diniego della causa di non punibilità, basandosi su elementi concreti come la consapevolezza dell’obbligo da parte dell’imputato e i suoi precedenti penali. Pertanto, la decisione impugnata è stata ritenuta insindacabile dalla Suprema Corte.

Le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio consolidato: non si può utilizzare il ricorso in Cassazione come un ‘terzo grado’ di giudizio per ridiscutere i fatti. In casi di violazione sorveglianza speciale, la prova del dolo generico è sufficiente per la condanna, e la valutazione sulla tenuità del fatto è rimessa al giudice di merito, la cui decisione, se logicamente motivata, non può essere messa in discussione in sede di legittimità. La decisione comporta la condanna definitiva dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Qual è l’elemento soggettivo necessario per il reato di violazione della sorveglianza speciale?
Per la configurazione del reato è sufficiente il dolo generico, che consiste nella cosciente volontà di violare gli obblighi imposti, a prescindere dagli scopi o dai motivi che hanno spinto il soggetto ad agire.

Perché non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La Corte d’Appello ha negato l’applicazione di tale causa di non punibilità evidenziando la pericolosità sociale dell’imputato e un suo precedente penale specifico per evasione, elementi che ostano alla qualificazione del fatto come di particolare tenuità.

Quali sono i limiti del giudizio della Corte di Cassazione in un caso come questo?
La Corte di Cassazione non può riesaminare gli elementi di fatto del processo. Il suo controllo è limitato alla verifica della correttezza giuridica e della coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata, senza poter sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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