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Violazione sorveglianza speciale: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per la violazione della sorveglianza speciale. Il soggetto, obbligato a risiedere in un comune specifico, è stato trovato in un’altra località. Il ricorso è stato respinto perché basato su una diversa interpretazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, e su critiche infondate al trattamento sanzionatorio. La Corte ha ribadito che per la violazione della sorveglianza speciale è sufficiente il dolo generico e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una multa.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Violazione Sorveglianza Speciale: Quando il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito importanti chiarimenti sui limiti del ricorso per la violazione sorveglianza speciale. La decisione sottolinea come il giudizio di legittimità non possa trasformarsi in una terza istanza di merito, ribadendo i confini invalicabili per chi intende impugnare una condanna basandosi su una diversa interpretazione dei fatti. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: La Violazione dell’Obbligo di Soggiorno

Il caso riguarda un individuo sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con l’obbligo di soggiornare nel proprio comune di residenza. Tuttavia, l’uomo è stato trovato dalle forze dell’ordine nel territorio di un altro comune, violando così una delle prescrizioni fondamentali imposte dalla misura. A seguito di ciò, veniva condannato sia in primo grado che in appello per il reato previsto dall’art. 75, comma 2, del d.lgs. 159/2011.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, articolando due motivi principali. Con il primo, ha tentato di offrire una ricostruzione dei fatti alternativa a quella accertata dai giudici di merito. Con il secondo, ha contestato il trattamento sanzionatorio ricevuto. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché il ricorso per la violazione sorveglianza speciale è stato respinto

La decisione della Corte si fonda su principi consolidati del nostro ordinamento processuale. Vediamo nel dettaglio le ragioni dell’inammissibilità.

Primo Motivo: I Limiti del Giudizio di Legittimità

La Corte ha ricordato che il suo ruolo non è quello di riesaminare le prove o di valutare nuovamente i fatti, compiti che spettano esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. Il ricorso per Cassazione può essere proposto solo per vizi di legittimità, ovvero per errori nell’applicazione della legge, e non per contestare l’apprezzamento delle prove. Nel caso specifico, le argomentazioni del ricorrente erano semplici ‘doglianze di fatto’, tese a sovrapporre una propria interpretazione delle risultanze probatorie a quella, logicamente motivata, dei giudici di merito. Inoltre, la Corte ha specificato che per integrare il reato di violazione sorveglianza speciale è sufficiente il dolo generico: la consapevolezza degli obblighi imposti e la volontà di trasgredirli, senza che sia necessario indagare sulle finalità della condotta.

Secondo Motivo: La Coerenza della Pena Applicata

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla pena, è stato giudicato inammissibile. La Corte d’Appello aveva infatti motivato in modo sufficiente e non illogico la sanzione irrogata. Anzi, i giudici avevano evidenziato come fosse già stata applicata la pena minima prevista dalla legge, con il riconoscimento delle attenuanti generiche, nonostante non vi fossero elementi specifici a sostegno di tale concessione. Pertanto, la lamentela del ricorrente è apparsa del tutto infondata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame ribadisce alcuni concetti fondamentali. In primo luogo, la violazione sorveglianza speciale è un reato che non ammette giustificazioni basate sui motivi personali dell’agente, essendo sufficiente la coscienza e volontà di violare le prescrizioni. In secondo luogo, chi intende presentare un ricorso in Cassazione deve concentrarsi esclusivamente su questioni di diritto, evitando di riproporre argomentazioni sul merito dei fatti, pena l’inammissibilità del ricorso stesso. Infine, la pronuncia conferma che la proposizione di un ricorso inammissibile comporta conseguenze economiche significative, con la condanna al pagamento non solo delle spese processuali ma anche di una rilevante sanzione pecuniaria.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione non riesamina i fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi inferiori. Un ricorso basato su una diversa ricostruzione dei fatti è inammissibile.

Cosa serve per essere condannati per violazione sorveglianza speciale?
È sufficiente il ‘dolo generico’, ovvero la consapevolezza di essere sottoposti a obblighi e la volontà cosciente di non rispettarli. Non è necessario dimostrare un fine o un motivo particolare per la violazione.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Chi ha presentato il ricorso viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso 3.000 euro) alla Cassa delle ammende, a meno che non dimostri di non avere colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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