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Violazione sorveglianza speciale: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per la violazione sorveglianza speciale. L’individuo, sottoposto a tale misura, era stato trovato in possesso di un telefono cellulare. La Corte ha ritenuto che il ricorso mirasse a un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità, e ha sottolineato la gravità della condotta e la correttezza dell’applicazione della recidiva, visti i precedenti penali.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Violazione sorveglianza speciale: la Cassazione conferma la condanna per possesso di cellulare

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito la serietà della violazione sorveglianza speciale, dichiarando inammissibile il ricorso di un individuo condannato per aver posseduto un telefono cellulare in spregio alle prescrizioni imposte. Questa decisione sottolinea i limiti del giudizio di legittimità e la gravità intrinseca della trasgressione delle misure di prevenzione, strumenti fondamentali per il controllo della pericolosità sociale.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine da una sentenza della Corte di Appello di Bari, che aveva condannato un soggetto alla pena di otto mesi di reclusione. Il reato contestato era quello previsto dall’art. 75, comma 2, del D.Lgs. 159/2011, meglio noto come Codice Antimafia. In particolare, l’imputato, mentre era sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno, era stato trovato in possesso di un telefono cellulare funzionante. Tale condotta costituiva una palese violazione delle prescrizioni imposte dal Tribunale di Sorveglianza, che miravano a limitare le sue comunicazioni per prevenire la commissione di ulteriori reati.

Il Ricorso e i Motivi della difesa

Contro la decisione della Corte di Appello, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione. Tuttavia, secondo la Suprema Corte, il ricorso non sollevava questioni relative alla violazione di specifiche norme di legge o a vizi logici manifesti nel ragionamento dei giudici di merito. Al contrario, le doglianze si traducevano in una richiesta di rivalutazione della vicenda processuale, un’attività preclusa al giudice di legittimità. La Cassazione, infatti, non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile sulla base di argomentazioni chiare e consolidate. In primo luogo, ha evidenziato come la Corte di Appello avesse vagliato la vicenda nel pieno rispetto delle regole della logica e delle risultanze processuali. Il ricorso, quindi, si limitava a postulare carenze motivazionali indimostrate, cercando di ottenere un nuovo giudizio sui fatti.

La Cassazione ha poi posto l’accento sull'”elevato disvalore” della violazione sorveglianza speciale contestata. Il possesso di un cellulare, in questo contesto, non è una mancanza di poco conto, ma una condotta che vanifica lo scopo della misura di prevenzione, volta a recidere i legami con ambienti criminali e a monitorare la persona ritenuta socialmente pericolosa.

Infine, la Corte ha respinto la richiesta della difesa di escludere la recidiva. I giudici hanno confermato la correttezza della decisione di merito, che aveva tenuto conto dei precedenti penali specifici del ricorrente. La presenza di tali precedenti, richiamati nella sentenza impugnata, non permetteva di escludere la recidiva, in linea con un orientamento giurisprudenziale consolidato.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Con questa ordinanza, la Cassazione riafferma due principi fondamentali. Il primo riguarda i limiti del ricorso per cassazione: non è possibile utilizzare questo strumento per ottenere una nuova valutazione delle prove e dei fatti. Il secondo, di natura sostanziale, è la particolare gravità attribuita alla violazione delle misure di prevenzione come la sorveglianza speciale. La decisione si conclude con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione tipica per i ricorsi dichiarati inammissibili. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza del rispetto delle misure preventive e sulla non negoziabilità delle prescrizioni imposte dall’autorità giudiziaria per la sicurezza pubblica.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di criticare violazioni di legge o vizi logici della sentenza, chiedeva un riesame nel merito dei fatti, un’attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.

Perché la Corte ha considerato grave il possesso di un telefono cellulare da parte del sorvegliato speciale?
La Corte ha ritenuto la condotta di “elevato disvalore” perché la violazione delle prescrizioni della sorveglianza speciale, come il divieto di possedere un cellulare, vanifica lo scopo stesso della misura, che è finalizzata a controllare una persona socialmente pericolosa.

La richiesta della difesa di escludere la recidiva è stata accolta?
No, la richiesta non è stata accolta. La Corte ha ritenuto che i pregiudizi penali specifici del ricorrente, correttamente richiamati nella sentenza di appello, non consentivano l’esclusione della recidiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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