Violazione Sorveglianza Speciale: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile
L’ordinamento giuridico prevede strumenti di controllo per i soggetti ritenuti socialmente pericolosi, tra cui la sorveglianza speciale. La violazione sorveglianza speciale è un reato che comporta conseguenze serie. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come un ricorso mal formulato contro una condanna per tale reato sia destinato a fallire, con l’aggravio di ulteriori costi per il condannato. Analizziamo insieme i dettagli del caso.
I Fatti del Caso: L’Assenza dal Domicilio
Il protagonista della vicenda era un individuo sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Tra gli obblighi imposti, vi era quello di non allontanarsi dalla propria abitazione dalle ore 21:00 alle 06:00. Durante un controllo effettuato dalle forze dell’ordine alle ore 02:00 di notte, l’uomo non veniva trovato in casa.
Per questa violazione, veniva condannato in primo grado e in appello alla pena di un anno di reclusione. I giudici di merito avevano riconosciuto la sua responsabilità penale per aver trasgredito agli obblighi imposti dalla misura di prevenzione. Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imputato decideva di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva. Oltre a ciò, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto che la presentazione del ricorso fosse viziata da colpa, non presentando alcun profilo di fondatezza.
Le Motivazioni: Perché il ricorso per violazione sorveglianza speciale è stato respinto?
La decisione della Cassazione si fonda su due pilastri argomentativi chiari e inequivocabili, che evidenziano gli errori commessi dal ricorrente nella formulazione del suo appello.
Genericità e Irrilevanza dei Motivi di Ricorso
Il primo motivo della bocciatura risiede nella natura del ricorso stesso. La Corte ha sottolineato come le censure mosse dall’imputato fossero ‘assolutamente generiche’. In pratica, il ricorrente non ha contestato in modo specifico e puntuale il ragionamento giuridico seguito dalla Corte d’Appello. Al contrario, il suo appello si risolveva nel tentativo di ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti, un’operazione che è preclusa al giudice di legittimità. La Corte di Cassazione, infatti, non è un terzo grado di giudizio sul merito, ma ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.
Manifesta Infondatezza delle Censure sulla Pena
Anche le lamentele relative al trattamento sanzionatorio sono state giudicate manifestamente infondate. Il ricorrente sosteneva che la pena e le attenuanti non fossero state valutate correttamente. La Cassazione ha smontato questa tesi evidenziando due punti cruciali: la pena inflitta era già stata fissata nel minimo edittale previsto dalla legge, e le attenuanti generiche erano già state concesse dal primo giudice e considerate equivalenti alla recidiva contestata. Pertanto, non vi era alcun margine per una ulteriore riduzione della pena.
Le Conclusioni: Lezioni Pratiche dalla Sentenza
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso in Cassazione deve essere un atto tecnico, preciso e focalizzato su questioni di diritto. Non è una sede in cui si possono ridiscutere i fatti o presentare lamentele generiche. La violazione sorveglianza speciale è un reato le cui prove sono spesso dirette, come in questo caso l’assenza dal domicilio. Un ricorso che non individua specifici vizi di legge o di motivazione nella sentenza impugnata è destinato all’inammissibilità. La conseguenza non è solo la conferma della condanna, ma anche un aggravio di spese per il condannato, a dimostrazione che le impugnazioni devono essere intraprese con serietà e cognizione di causa.
È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di un caso?
No, la Corte di Cassazione non riesamina i fatti, ma valuta solo la corretta applicazione della legge (questioni di diritto). Come dimostra questa ordinanza, un ricorso che mira a una diversa valutazione degli elementi di merito è inammissibile.
Cosa significa che un ricorso è ‘manifestamente infondato’?
Significa che i motivi dell’appello sono palesemente privi di fondamento giuridico, al punto che il ricorso viene dichiarato inammissibile senza un’analisi approfondita del merito. In questo caso, i motivi erano generici e non si confrontavano con la logica della sentenza impugnata.
Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile per violazione sorveglianza speciale?
Oltre alla conferma della condanna, la dichiarazione di inammissibilità comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 33436 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 33436 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 25/09/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a FOLIGNO il 22/10/1982
avverso la sentenza del 10/12/2024 della CORTE APPELLO SEZ.DIST. di TARANTO
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Visti gli atti.
Esaminati il ricorso e la sentenza impugnata.
Rilevato che il ricorso è manifestamente infondato;
Premesso che NOME COGNOME lamenta la violazione di legge ed il vizio di motivazione con riguardo alla sentenza della Corte di appello di Lecce che ha confermato, nei suoi confronti, il giudizio di penale responsabilità (per avere violato gli obblighi inerent misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di non rincasare dopo le ore 21:00 e di non uscire prima delle ore 06:00, non essendo stato trovato presso la propria abitazione alle ore 02:00 del giorno 16 giugno 2018) in ordine al reato di cu all’art. 75, comma 1, d.lgs. 159/2011, con condanna alla pena di anni uno di reclusione previa concessione delle attenuanti generiche ritenute equivalenti rispetto alla contestata recidiva;
Considerato, che le censure del ricorrente riguardanti la sua assenza presso l’abitazione in occasione del controllo effettuato dalle forze dell’ordine risul assolutamente generiche non confrontandosi con il ragionamento svolto nella sentenza impugnata e che egli, comunque, vorrebbe pervenire ad una diversa (ed inammissibile) valutazione degli elementi di merito coerentemente esaminati dalla Corte territoriale per confermare la sussistenza del reato e la sua penale responsabilità;
Rilevato, inoltre, che le censure riguardanti il trattamento sanzionatorio sono manifestamente infondate considerato che la pena è stata fissata nel minimo edittale e che le invocate attenuanti generiche – al contrario di quanto sostenuto dal ricorrente sono state riconosciute dal primo giudice;
Ritenuto che il ricorso deve essere, pertanto, dichiarato inammissibile, e che il ricorrente deve essere condannato, in forza del disposto dell’art. 616 cod. proc. pen., al pagamento delle spese processuali e della somma, ritenuta congrua, di euro tremila in favore della Cassa delle ammende, non esulando profili di colpa nella presentazione del ricorso (Corte cost., sent. n. 186 del 2000);
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso in Roma, il 25 ettembre 2025.