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Violazione sorveglianza speciale: ricorso inammissibile

Un soggetto condannato per la violazione sorveglianza speciale, a causa della sua assenza dal domicilio durante le ore notturne, ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi erano generici e non contestavano specificamente la logica della sentenza d’appello, limitandosi a chiedere un riesame dei fatti. La decisione conferma che un appello superficiale comporta non solo la conferma della condanna ma anche il pagamento di ulteriori spese e sanzioni.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Violazione Sorveglianza Speciale: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’ordinamento giuridico prevede strumenti di controllo per i soggetti ritenuti socialmente pericolosi, tra cui la sorveglianza speciale. La violazione sorveglianza speciale è un reato che comporta conseguenze serie. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come un ricorso mal formulato contro una condanna per tale reato sia destinato a fallire, con l’aggravio di ulteriori costi per il condannato. Analizziamo insieme i dettagli del caso.

I Fatti del Caso: L’Assenza dal Domicilio

Il protagonista della vicenda era un individuo sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Tra gli obblighi imposti, vi era quello di non allontanarsi dalla propria abitazione dalle ore 21:00 alle 06:00. Durante un controllo effettuato dalle forze dell’ordine alle ore 02:00 di notte, l’uomo non veniva trovato in casa.

Per questa violazione, veniva condannato in primo grado e in appello alla pena di un anno di reclusione. I giudici di merito avevano riconosciuto la sua responsabilità penale per aver trasgredito agli obblighi imposti dalla misura di prevenzione. Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imputato decideva di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva. Oltre a ciò, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto che la presentazione del ricorso fosse viziata da colpa, non presentando alcun profilo di fondatezza.

Le Motivazioni: Perché il ricorso per violazione sorveglianza speciale è stato respinto?

La decisione della Cassazione si fonda su due pilastri argomentativi chiari e inequivocabili, che evidenziano gli errori commessi dal ricorrente nella formulazione del suo appello.

Genericità e Irrilevanza dei Motivi di Ricorso

Il primo motivo della bocciatura risiede nella natura del ricorso stesso. La Corte ha sottolineato come le censure mosse dall’imputato fossero ‘assolutamente generiche’. In pratica, il ricorrente non ha contestato in modo specifico e puntuale il ragionamento giuridico seguito dalla Corte d’Appello. Al contrario, il suo appello si risolveva nel tentativo di ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti, un’operazione che è preclusa al giudice di legittimità. La Corte di Cassazione, infatti, non è un terzo grado di giudizio sul merito, ma ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Manifesta Infondatezza delle Censure sulla Pena

Anche le lamentele relative al trattamento sanzionatorio sono state giudicate manifestamente infondate. Il ricorrente sosteneva che la pena e le attenuanti non fossero state valutate correttamente. La Cassazione ha smontato questa tesi evidenziando due punti cruciali: la pena inflitta era già stata fissata nel minimo edittale previsto dalla legge, e le attenuanti generiche erano già state concesse dal primo giudice e considerate equivalenti alla recidiva contestata. Pertanto, non vi era alcun margine per una ulteriore riduzione della pena.

Le Conclusioni: Lezioni Pratiche dalla Sentenza

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso in Cassazione deve essere un atto tecnico, preciso e focalizzato su questioni di diritto. Non è una sede in cui si possono ridiscutere i fatti o presentare lamentele generiche. La violazione sorveglianza speciale è un reato le cui prove sono spesso dirette, come in questo caso l’assenza dal domicilio. Un ricorso che non individua specifici vizi di legge o di motivazione nella sentenza impugnata è destinato all’inammissibilità. La conseguenza non è solo la conferma della condanna, ma anche un aggravio di spese per il condannato, a dimostrazione che le impugnazioni devono essere intraprese con serietà e cognizione di causa.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di un caso?
No, la Corte di Cassazione non riesamina i fatti, ma valuta solo la corretta applicazione della legge (questioni di diritto). Come dimostra questa ordinanza, un ricorso che mira a una diversa valutazione degli elementi di merito è inammissibile.

Cosa significa che un ricorso è ‘manifestamente infondato’?
Significa che i motivi dell’appello sono palesemente privi di fondamento giuridico, al punto che il ricorso viene dichiarato inammissibile senza un’analisi approfondita del merito. In questo caso, i motivi erano generici e non si confrontavano con la logica della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile per violazione sorveglianza speciale?
Oltre alla conferma della condanna, la dichiarazione di inammissibilità comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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