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Violazione sorveglianza speciale: l’abitualità conta

Un individuo sotto sorveglianza speciale è stato condannato per aver frequentato persone con precedenti. La Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile, chiarendo che la violazione sorveglianza speciale si configura solo con contatti abituali e non occasionali, e che il giudice d’appello non è sempre tenuto a rinnovare l’istruttoria in caso di ‘reformatio in peius’.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Violazione Sorveglianza Speciale: Quando un Incontro Diventa Reato?

La violazione sorveglianza speciale è una fattispecie di reato che solleva importanti questioni interpretative, soprattutto riguardo alla natura delle frequentazioni vietate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: la necessità che i contatti con persone pregiudicate siano ‘abituali’ e non meramente occasionali per costituire reato. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio i confini della legge.

I Fatti del Caso: Una Frequentazione Sotto la Lente

Il caso riguarda un individuo sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, con l’obbligo di soggiorno nel proprio comune di residenza. La Corte d’Appello lo aveva condannato per aver violato le prescrizioni imposte, in particolare per essersi associato a persone con precedenti penali in un periodo compreso tra ottobre 2016 e gennaio 2017. L’imputato, non accettando la condanna, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso

La difesa ha basato il ricorso su due argomenti principali:

1. Mancata rinnovazione dell’istruzione dibattimentale: Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello, avendo peggiorato la sua posizione rispetto al primo grado, avrebbe dovuto riaprire la fase di raccolta delle prove.
2. Assenza di abitualità: La difesa sosteneva che le frequentazioni contestate fossero state solo occasionali e sporadiche, e non ‘abituali’ come richiesto dalla norma per integrare il reato.

La Decisione della Corte: La Violazione Sorveglianza Speciale e il Concetto di Abitualità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambi i motivi e confermando la condanna. La decisione si fonda su due principi giuridici consolidati.

La Rinnovazione dell’Istruttoria non è Sempre Dovuta

Sul primo punto, la Corte ha ribadito un orientamento costante: il giudice d’appello non è obbligato a rinnovare l’istruttoria dibattimentale quando la sua decisione, pur peggiorativa per l’imputato (reformatio in peius), si limita a una diversa valutazione giuridica di fatti non controversi. In questo caso, la Corte d’Appello non ha messo in discussione i fatti accertati in primo grado, ma ne ha dato una qualificazione giuridica differente. Pertanto, non era necessaria una nuova raccolta di prove.

L’Abitualità come Elemento Chiave del Reato

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Cassazione ha sottolineato che il reato di violazione sorveglianza speciale, previsto dall’art. 75 del d.lgs. 159/2011, richiede specificamente un’abitualità o serialità dei comportamenti. Non basta un singolo o isolato incontro con un pregiudicato. Il reato si configura solo in presenza di ‘plurimi e stabili contatti e frequentazioni’.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un’analisi rigorosa della giurisprudenza esistente. I giudici hanno ritenuto che i tribunali di merito avessero correttamente applicato questo principio, illustrando in dettaglio il numero, la frequenza e le circostanze degli incontri, elementi che, nel loro insieme, permettevano di ricostruire l’abitualità delle frequentazioni e, di conseguenza, di confermare la responsabilità penale dell’imputato. Gli argomenti del ricorrente sono stati giudicati meramente confutativi e volti a ottenere una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un principio fondamentale: per la configurabilità del reato di violazione degli obblighi della sorveglianza speciale non è sufficiente un contatto sporadico con pregiudicati, ma è necessaria la prova di una frequentazione costante e non occasionale. La decisione ha anche importanti implicazioni procedurali, chiarendo che la ‘reformatio in peius’ non comporta automaticamente la rinnovazione dell’istruttoria. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando la frequentazione con pregiudicati integra il reato di violazione della sorveglianza speciale?
Secondo la Corte di Cassazione, il reato si configura solo quando i contatti e le frequentazioni con persone pregiudicate sono plurimi, stabili e abituali, dimostrando una serialità di comportamenti e non un semplice incontro occasionale.

Il giudice d’appello è sempre obbligato a riaprire l’istruttoria se peggiora la posizione dell’imputato?
No. La Corte ha chiarito che non vi è obbligo di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale se il giudice d’appello si limita a una diversa valutazione giuridica di circostanze di fatto non controverse, senza mettere in discussione le premesse fattuali della decisione di primo grado.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Comporta che la Corte di Cassazione non esamina il merito delle questioni sollevate. Il ricorso viene rigettato in via preliminare e la decisione impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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