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Violazione sorveglianza speciale: il dolo generico

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per la violazione degli obblighi della sorveglianza speciale. L’ordinanza conferma che, per integrare il reato, è sufficiente il dolo generico, ovvero la semplice coscienza e volontà di violare le prescrizioni, essendo irrilevanti le finalità o le motivazioni personali dell’imputato. La Corte ha ritenuto che la scelta di disattendere gli obblighi fosse volontaria, nonostante precedenti interruzioni della misura.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Violazione Sorveglianza Speciale: Basta la Volontà di Trasgredire

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26966/2024, ha affrontato un caso di violazione sorveglianza speciale, ribadendo un principio fondamentale relativo all’elemento soggettivo del reato: per la condanna è sufficiente il dolo generico. Questo significa che la semplice consapevolezza di violare le prescrizioni e la volontà di farlo sono abbastanza per integrare il delitto, a prescindere dalle ragioni che spingono il soggetto ad agire.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza, con l’obbligo di presentarsi alle autorità in giorni e orari prestabiliti. Nonostante fosse a conoscenza di tali obblighi, l’uomo li ha disattesi per un certo periodo, venendo per questo condannato nei gradi di merito.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua condotta non fosse sorretta da una reale volontà colpevole. A suo dire, la misura di sorveglianza era stata più volte interrotta a causa di altri provvedimenti restrittivi della sua libertà personale, e questo avrebbe influito sulla sua capacità di adempiere costantemente alle prescrizioni.

La Violazione Sorveglianza Speciale e il Principio del Dolo Generico

La difesa del ricorrente si è concentrata sull’assenza dell’elemento soggettivo, tentando di giustificare le omissioni. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha respinto tale linea argomentativa, qualificando il ricorso come manifestamente infondato.

I giudici hanno sottolineato che il ricorrente non si è confrontato con l’orientamento giuridico consolidato in materia di violazione sorveglianza speciale. La sentenza impugnata aveva già chiarito, in modo analitico, che le violazioni erano addebitabili a una scelta volontaria dell’imputato. Infatti, ogni volta che la misura veniva ripristinata dopo un’interruzione, l’uomo ne era stato tempestivamente informato e, inizialmente, aveva anche rispettato gli obblighi, salvo poi decidere deliberatamente di non farlo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha richiamato la propria giurisprudenza costante, secondo cui per integrare il reato previsto dall’art. 75 del D.Lgs. 159/2011 (Codice Antimafia), è sufficiente il dolo generico. Questo si compone di due elementi:

1. La consapevolezza degli obblighi: il soggetto deve sapere di essere sottoposto alla sorveglianza speciale e conoscere le prescrizioni da rispettare.
2. La volontà di violare le prescrizioni: il soggetto deve coscientemente scegliere di non adempiere a tali obblighi.

La Corte ha specificato che le finalità o le motivazioni che ispirano la condotta del sorvegliato speciale sono del tutto irrilevanti ai fini della configurabilità del reato. Non importa perché una persona decida di non presentarsi alle autorità; l’unica cosa che conta è che sappia di doverlo fare e scelga di non farlo. Riproporre le stesse argomentazioni fattuali già respinte dalla Corte d’Appello, senza affrontare questo principio di diritto, ha reso il ricorso inammissibile.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

L’ordinanza in commento consolida un punto fermo nella giurisprudenza sulla violazione sorveglianza speciale. La decisione della Cassazione chiarisce che non sono ammesse giustificazioni basate su motivazioni personali o su una presunta assenza di una specifica intenzione malevola. La responsabilità penale sorge dalla semplice e consapevole scelta di trasgredire. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a causa della sua colpa nel determinare la causa di inammissibilità.

Per configurare il reato di violazione della sorveglianza speciale è necessario un fine specifico?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che è sufficiente il “dolo generico”. Questo significa che basta la consapevolezza di essere sottoposti alla misura e la volontà di trasgredire agli obblighi imposti, a prescindere dal motivo della violazione.

Le interruzioni della misura di sorveglianza dovute ad altre detenzioni possono giustificare la successiva violazione degli obblighi?
No. Secondo la Corte, se la persona è stata tempestivamente informata della riapplicazione della misura e degli obblighi connessi, eventuali interruzioni passate non giustificano la successiva e volontaria violazione degli stessi.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione si basa solo su argomentazioni di fatto già respinte in appello?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione ha specificato che il ricorrente deve confrontarsi con i principi di diritto e l’orientamento giuridico consolidato, non limitarsi a riproporre le medesime deduzioni fattuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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