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Violazione sorveglianza speciale: il cellulare è reato

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per violazione sorveglianza speciale a un soggetto trovato in possesso di un telefono cellulare, nonostante il divieto. La difesa sosteneva che il possesso fosse solo temporaneo e finalizzato a impedire alla figlia di usare il telefono. La Corte ha stabilito che la detenzione consapevole e volontaria dell’oggetto vietato, a prescindere dalla durata e dal motivo, è sufficiente per integrare il reato, dichiarando il ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Violazione Sorveglianza Speciale: Anche il Possesso Temporaneo di un Cellulare è Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre un’importante chiave di lettura sul reato di violazione sorveglianza speciale. La Suprema Corte ha chiarito che, ai fini della configurabilità del reato, è sufficiente la consapevole detenzione di un oggetto vietato, anche se per un breve periodo e per motivazioni personali, senza che sia necessario un fine ulteriore. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, con l’obbligo di soggiorno e una prescrizione specifica: il divieto di “portare indosso telefoni cellulari”. L’uomo veniva sorpreso con un apparecchio telefonico e, di conseguenza, condannato sia in primo grado che in appello per il reato previsto dall’art. 75 del d.lgs. 159/2011.

La difesa dell’imputato sosteneva che il possesso del telefono fosse stato solo temporaneo. L’uomo affermava di averlo sottratto alla figlia per impedirle di avere contatti con un ragazzo ritenuto poco affidabile. Secondo la tesi difensiva, mancava quindi la volontà di violare la prescrizione imposta dalla misura di prevenzione.

I Motivi del Ricorso e la violazione sorveglianza speciale

L’imputato ha proposto ricorso per cassazione basandosi su quattro motivi principali:

1. Violazione di legge e vizio di motivazione sull’elemento soggettivo: Si contestava la sussistenza del dolo, sostenendo che la detenzione temporanea e finalizzata a uno scopo “educativo” escludesse la volontà di trasgredire al divieto.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: La difesa lamentava il diniego delle circostanze attenuanti generiche che, se concesse con un giudizio di prevalenza sulla recidiva, avrebbero portato a una pena più mite.
3. Mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Si contestava la mancata valutazione della particolare tenuità del fatto, che avrebbe potuto portare a un’esclusione della punibilità.
4. Violazione della “riforma Cartabia”: Si chiedeva l’annullamento della sentenza per consentire al giudice di valutare l’applicazione delle pene sostitutive introdotte dal d.lgs. 150/2022.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutti i motivi sollevati. Vediamo nel dettaglio il ragionamento seguito dai giudici.

Sull’elemento soggettivo del reato, la Corte ha affermato che la motivazione della Corte d’Appello era logica e giuridicamente corretta. I giudici hanno sottolineato che “la circostanza che l’imputato avesse intenzionalmente acquisito la detenzione ‘indosso’ dell’apparecchio telefonico della figlia – seppure solo temporaneamente e, tuttavia, nella consapevolezza della vigenza del divieto – è idonea ad integrare l’elemento soggettivo del reato”. In altre parole, la coscienza e la volontà di possedere l’oggetto vietato sono sufficienti. Il motivo sottostante, per quanto nobile possa apparire, è irrilevante per la configurabilità della violazione sorveglianza speciale.

Per quanto riguarda le attenuanti generiche, la Corte ha ribadito che la loro concessione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. In questo caso, il diniego era stato ampiamente giustificato sulla base della “rilevante pericolosità dell’imputato”, desunta dai numerosi precedenti penali. La valutazione del giudice, essendo congrua e logica, non è sindacabile in sede di legittimità.

Anche il terzo motivo, relativo alla particolare tenuità del fatto, è stato ritenuto inammissibile e generico. La Corte ha evidenziato che l’abitualità del comportamento e la gravità del fatto, già valutate per negare le attenuanti, ostacolavano anche l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Infine, riguardo all’applicazione della Riforma Cartabia, la Corte ha chiarito un importante aspetto procedurale. L’art. 95 del d.lgs. 150/2022 stabilisce che per i processi pendenti in Cassazione al 31 dicembre 2022, la richiesta di pene sostitutive deve essere presentata al giudice dell’esecuzione entro trenta giorni dall’irrevocabilità della sentenza. Pertanto, il ricorso in Cassazione non era la sede corretta per avanzare tale richiesta.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale in materia di misure di prevenzione: la violazione delle prescrizioni si configura con la semplice condotta consapevole e volontaria, senza che sia necessario indagare sulle finalità dell’agente. Per chi è sottoposto a violazione sorveglianza speciale, la consapevolezza del divieto e la volontaria trasgressione sono sufficienti per integrare il reato. Questa decisione sottolinea il rigore con cui l’ordinamento persegue la violazione delle misure volte a contenere la pericolosità sociale, considerando irrilevanti le giustificazioni personali che possono aver motivato la condotta illecita.

Per commettere il reato di violazione della sorveglianza speciale è necessario un fine specifico o basta la semplice detenzione di un oggetto vietato?
Secondo la sentenza, è sufficiente la detenzione consapevole e volontaria dell’oggetto vietato (in questo caso, un telefono cellulare), anche se solo temporanea. Il motivo specifico per cui si detiene l’oggetto, come sottrarlo a un’altra persona, è irrilevante per la configurazione del reato.

Le motivazioni personali dell’imputato possono giustificare la concessione delle attenuanti generiche?
La valutazione sulla concessione delle attenuanti generiche è un potere discrezionale del giudice di merito. In questo caso, la Corte ha ritenuto che la pericolosità dell’imputato, desunta dai suoi precedenti penali, giustificasse il diniego delle attenuanti, senza che le motivazioni personali fossero considerate prevalenti.

È possibile chiedere l’applicazione delle pene sostitutive della Riforma Cartabia direttamente in Cassazione?
No. La sentenza chiarisce che per i processi pendenti in Cassazione alla data di entrata in vigore della riforma, la richiesta di applicazione delle pene sostitutive deve essere presentata al giudice dell’esecuzione entro trenta giorni dal momento in cui la sentenza diventa irrevocabile, e non durante il giudizio di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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