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Violazione sorveglianza speciale: cosa dice la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per violazione sorveglianza speciale. Il soggetto aveva lasciato il proprio comune di residenza senza autorizzazione, violando una delle prescrizioni della misura di prevenzione. La Corte ha ribadito che la trasgressione di tali obblighi ‘accessori’ costituisce di per sé reato, essendo sufficiente il dolo generico, e che i fatti erano stati correttamente accertati nei precedenti gradi di giudizio.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Violazione Sorveglianza Speciale: Obblighi e Conseguenze

Le misure di prevenzione, come la sorveglianza speciale, impongono una serie di obblighi stringenti volti a contenere la pericolosità sociale di un individuo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che anche la trasgressione delle cosiddette prescrizioni ‘accessorie’ ha rilevanza penale. Analizziamo un caso concreto di violazione sorveglianza speciale per comprendere meglio i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso in Esame

Il ricorrente era stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, che includeva, tra le varie prescrizioni, l’obbligo di non lasciare il proprio comune di residenza senza una preventiva autorizzazione dell’autorità giudiziaria.

Nonostante questo divieto, durante un controllo delle forze di polizia, l’uomo veniva sorpreso in un comune diverso da quello di residenza. La sua colpevolezza era stata ulteriormente confermata dalla sua stessa ammissione dei fatti durante l’esame in primo grado. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello lo avevano condannato per il reato previsto dall’art. 75 del D.Lgs. 159/2011. L’uomo ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno ritenuto che la decisione della Corte d’Appello fosse corretta e in linea con la giurisprudenza consolidata in materia. La condanna per la violazione sorveglianza speciale è stata quindi confermata in via definitiva.

Le motivazioni: Perché la violazione sorveglianza speciale è reato?

La Corte ha basato la sua decisione su alcuni principi giuridici fondamentali.

In primo luogo, ha ribadito che le ‘prescrizioni accessorie’ non sono semplici raccomandazioni, ma hanno una vera e propria efficacia integrativa del precetto penale. Obblighi come quello di non allontanarsi dal comune di residenza sono parte integrante della misura di prevenzione e servono a modularla in base alle specifiche esigenze di difesa sociale. La loro violazione, pertanto, integra pienamente il reato contestato.

In secondo luogo, i giudici hanno affrontato l’elemento soggettivo del reato. Per la configurazione della violazione sorveglianza speciale, è sufficiente il dolo generico. Ciò significa che basta la coscienza e la volontà di trasgredire la prescrizione imposta, senza che sia necessario un fine ulteriore. L’unica eccezione è rappresentata dall’ignoranza inevitabile della legge penale, ipotesi che nel caso di specie non sussisteva, dato che i fatti erano stati provati e ammessi dallo stesso imputato.

Infine, la Corte ha sottolineato che le doglianze del ricorrente si traducevano in una richiesta inammissibile di rilettura dei fatti, un’attività preclusa al giudizio di legittimità, che è chiamato a valutare solo la corretta applicazione delle norme di diritto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia conferma un orientamento rigoroso: ogni singola prescrizione imposta con la misura della sorveglianza speciale deve essere scrupolosamente rispettata. Non esistono obblighi di ‘serie A’ e ‘serie B’; anche quelli apparentemente accessori, come il divieto di lasciare il comune, sono essenziali per la finalità della misura. La loro violazione consapevole comporta automaticamente una responsabilità penale, e dimostrare una mancanza di dolo risulta estremamente difficile. Chi è sottoposto a tali misure deve quindi prestare la massima attenzione a tutte le regole di condotta imposte per non incorrere in ulteriori e gravi conseguenze giudiziarie.

La violazione di una prescrizione accessoria della sorveglianza speciale, come l’obbligo di non lasciare il comune, costituisce reato?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che le prescrizioni accessorie, come l’obbligo di non allontanarsi dal comune di residenza, hanno efficacia integrativa del precetto penale. La loro violazione, se consapevole, integra il reato previsto dall’art. 75 del d.lgs. 159/2011.

Che tipo di dolo è richiesto per il reato di violazione della sorveglianza speciale?
Per questo reato è sufficiente il dolo generico, ovvero la coscienza e volontà di trasgredire la prescrizione. L’elemento soggettivo viene escluso solo in caso di ignoranza inevitabile, circostanza che deve essere provata e che non è stata ravvisata nel caso di specie.

È possibile chiedere in Cassazione una nuova valutazione dei fatti già accertati nei gradi precedenti?
No, il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile proprio perché il ricorrente, lamentando vizi di legge e motivazione, chiedeva in realtà una rilettura alternativa degli elementi processuali. Questo tipo di valutazione del merito è precluso alla Corte di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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