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Violazione sorveglianza speciale: citofono e prova

La Corte di Cassazione conferma la condanna per violazione sorveglianza speciale nei confronti di un soggetto non trovato in casa durante un controllo notturno. La sentenza stabilisce che la mancata risposta al citofono, suonato insistentemente per dieci minuti, costituisce prova sufficiente dell’allontanamento. Inoltre, i precedenti penali ostacolano l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Violazione Sorveglianza Speciale: la Prova dell’Assenza e la Mancata Risposta al Citofono

La recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un caso di violazione sorveglianza speciale, offrendo chiarimenti cruciali su come si possa provare l’assenza di un soggetto dalla propria abitazione e sui limiti all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione sottolinea che la mancata risposta al citofono, se insistente e prolungata, costituisce un elemento di prova sufficiente a fondare una condanna.

I Fatti del Caso

Il ricorrente era stato condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 75 del D.lgs. 159/2011. Nello specifico, non aveva rispettato le prescrizioni della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di Latina, poiché non era stato trovato presso la sua abitazione durante un controllo delle forze dell’ordine effettuato alle ore 4:25 del mattino.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Un vizio di motivazione riguardo all’effettivo accertamento della sua assenza, sostenendo che, data l’ora notturna, sarebbe stato ‘normale’ non sentire il citofono.
2. La mancata concessione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

L’Analisi della Corte e la Prova della Violazione Sorveglianza Speciale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo integralmente. I giudici hanno affrontato entrambi i motivi di ricorso con argomentazioni precise, consolidando orientamenti giurisprudenziali già esistenti.

La Prova dell’Allontanamento

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha ritenuto la doglianza inammissibile e generica. La difesa, infatti, si era limitata a riproporre argomentazioni già respinte in appello, senza fornire nuovi elementi concreti a supporto della propria tesi. La Cassazione ha ribadito un principio pacifico: la violazione dell’obbligo di permanenza domiciliare può essere legittimamente desunta dalla mancata risposta al suono del citofono.

Nel caso specifico, gli agenti avevano suonato ripetutamente per dieci minuti e avevano anche tentato di contattare l’imputato telefonicamente, senza ricevere alcuna risposta. Questo comportamento, secondo la Corte, è sufficiente per provare l’assenza e, di conseguenza, la violazione sorveglianza speciale. L’idea che di notte sia normale non sentire il campanello è stata definita come non corrispondente a ‘ciò che accade normalmente’.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha spiegato che la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p. può essere considerata implicitamente disattesa quando la sentenza impugnata contiene elementi incompatibili con una valutazione di particolare tenuità.

Nel caso in esame, i giudici di merito avevano evidenziato i precedenti penali dell’imputato e la sussistenza di una recidiva infraquinquennale. Questo aspetto, secondo la Cassazione, è inconciliabile con il requisito della ‘non abitualità del comportamento’ richiesto per il riconoscimento della causa di non punibilità. Pertanto, la condotta del soggetto non poteva essere considerata un episodio isolato e di minima gravità.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. Il primo è la valorizzazione degli elementi fattuali raccolti durante il controllo: la persistenza e la durata del tentativo di contatto (dieci minuti di citofono e una telefonata) sono considerate prove logiche e sufficienti dell’assenza, superando la semplice giustificazione dell’orario notturno. La Corte, citando precedenti conformi, stabilisce che l’onere di giustificare la mancata risposta ricade sul sorvegliato. Il secondo pilastro riguarda l’interpretazione dell’art. 131-bis c.p., che non può essere applicato in presenza di una ‘storia criminale’ che denota una tendenza a delinquere, come dimostrato dalla recidiva. La non abitualità del comportamento è un requisito essenziale che, in questo caso, mancava completamente.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento rigoroso in materia di misure di prevenzione. Chi è sottoposto a sorveglianza speciale ha un dovere di diligenza nel rispettare le prescrizioni, inclusa la reperibilità durante gli orari stabiliti. La mancata risposta a un controllo insistente non può essere banalizzata con giustificazioni generiche. Inoltre, la decisione ribadisce che l’istituto della particolare tenuità del fatto non è un meccanismo automatico per evitare la condanna, ma richiede una valutazione complessiva della condotta e della personalità dell’autore del reato, escludendo chi manifesta un’abitualità nel comportamento illecito.

Non rispondere al citofono durante un controllo notturno costituisce violazione della sorveglianza speciale?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la mancata risposta al citofono, suonato in modo insistente e per un tempo prolungato (nel caso di specie, dieci minuti), è un elemento sufficiente per dimostrare l’allontanamento ingiustificato dall’abitazione e integrare così il reato.

È possibile invocare la ‘particolare tenuità del fatto’ per la violazione degli obblighi di sorveglianza speciale?
In teoria sì, ma la sua applicazione è esclusa se la condotta non è occasionale. La Corte ha chiarito che la presenza di precedenti penali e, in particolare, di una recidiva, dimostra una non abitualità del comportamento che è incompatibile con i requisiti previsti dall’art. 131-bis c.p. per la non punibilità.

L’orario notturno del controllo può essere una giustificazione valida per non aver sentito il citofono?
No. La Suprema Corte ha ritenuto che la giustificazione basata sull’orario notturno sia generica e non sufficiente, specialmente a fronte di tentativi di contatto insistenti da parte delle forze dell’ordine. Non corrisponde alla normale esperienza che una persona presente in casa non si accorga di un campanello suonato ripetutamente per dieci minuti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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