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Violazione normativa antisismica: reato permanente

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35215/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un costruttore condannato per una violazione normativa antisismica. La Corte ha ribadito che tale illecito costituisce un reato permanente, la cui prescrizione decorre non dall’inizio, ma dalla cessazione dei lavori abusivi o dall’ottenimento delle necessarie autorizzazioni. È stata inoltre confermata la condanna generica al risarcimento del danno in favore della parte civile, ritenendo sufficiente la prova della potenziale lesività della condotta.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Violazione Normativa Antisismica: Quando il Reato è Permanente? La Decisione della Cassazione

La sicurezza degli edifici è un bene primario, tutelato da una stringente legislazione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 35215/2025) offre importanti chiarimenti sulla violazione normativa antisismica, specificando la natura di reato permanente di tale illecito e le conseguenze in termini di prescrizione e risarcimento del danno. Comprendere questa decisione è fondamentale per costruttori, professionisti del settore e cittadini.

I Fatti di Causa: Costruzione Senza le Dovute Precauzioni

Il caso ha origine dalla condanna di un costruttore da parte del tribunale di merito per la violazione degli articoli 93 e 95 del D.P.R. 380/01 (Testo Unico Edilizia). Nello specifico, l’imputato aveva realizzato opere edili senza rispettare gli adempimenti previsti dalla normativa antisismica, omettendo di depositare i progetti e di ottenere la preventiva autorizzazione. La difesa dell’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali: l’avvenuta prescrizione del reato, la mancanza di correlazione tra l’accusa e la sentenza e l’illegittimità della condanna al risarcimento dei danni in favore della parte civile.

I Motivi del Ricorso: Prescrizione e Difetto di Correlazione

La difesa sosteneva che il reato fosse istantaneo e che, di conseguenza, il termine di prescrizione fosse già maturato, decorrendo dall’inizio dei lavori. Inoltre, lamentava che la condanna fosse avvenuta per un fatto diverso da quello originariamente contestato, violando il diritto di difesa. Infine, contestava la condanna al risarcimento dei danni, asserendo la mancanza di prova di un nesso causale diretto tra la violazione e un pregiudizio concreto.

La Violazione Normativa Antisismica come Reato Permanente

Il punto cruciale della decisione della Cassazione riguarda la qualificazione giuridica del reato. La Corte, richiamando un orientamento consolidato, ha affermato che la violazione normativa antisismica non è un reato istantaneo, ma un reato permanente. Questo significa che la condotta illecita non si esaurisce con il semplice inizio dei lavori, ma perdura per tutto il tempo in cui l’opera abusiva rimane in essere, fino alla sua ultimazione o alla sua regolarizzazione tramite l’adempimento degli obblighi di legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le argomentazioni difensive. La decisione si fonda su tre pilastri argomentativi solidi.

Le Motivazioni

La Corte ha innanzitutto ribadito la natura permanente del reato. Poiché i lavori erano ancora in corso nel marzo 2020, il termine di prescrizione non era affatto decorso al momento della sentenza impugnata nell’ottobre 2024. Il dies a quo per il calcolo della prescrizione, in questi casi, coincide con la cessazione della permanenza, ovvero con il completamento dei lavori o con l’adempimento degli obblighi omessi.

In secondo luogo, è stato rigettato il motivo relativo al difetto di correlazione tra accusa e sentenza. I giudici hanno chiarito che l’accusa originaria includeva già l’assenza della documentazione tecnica attestante la stabilità dell’immobile, un elemento pienamente riconducibile alla fattispecie di cui agli artt. 93 e 95 del D.P.R. 380/01. Non vi è stata, quindi, alcuna modifica del fatto storico che potesse pregiudicare il diritto di difesa dell’imputato.

Infine, per quanto riguarda la condanna al risarcimento del danno, la Cassazione ha precisato che per una condanna generica è sufficiente accertare la potenziale capacità lesiva del fatto illecito. La realizzazione di lavori senza rispettare le norme antisismiche genera di per sé un danno, quantomeno sotto il profilo del timore e del pericolo per la stabilità dell’immobile, oltre che per le spese legali sostenute dalla parte civile per tutelare i propri diritti. La quantificazione esatta del danno è rimessa, correttamente, al separato giudizio civile.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida principi fondamentali in materia di edilizia e sicurezza. Chi realizza opere edili non può sperare di eludere le proprie responsabilità confidando in una prescrizione che decorra dall’inizio dei lavori. La violazione normativa antisismica crea una situazione di pericolo che si protrae nel tempo, e solo la sua cessazione (con la fine dei lavori o la regolarizzazione) fa partire il cronometro della prescrizione. La decisione conferma inoltre la tutela della parte civile, riconoscendo che la sola violazione delle norme di sicurezza è idonea a generare un danno meritevole di risarcimento.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per una violazione della normativa antisismica?
La prescrizione non inizia con l’avvio dei lavori. Trattandosi di un reato permanente, il termine di prescrizione comincia a decorrere solo dal momento in cui cessa la condotta illecita, ovvero con l’ultimazione delle opere abusive o con l’adempimento degli obblighi di legge omessi (come il deposito dei progetti o l’ottenimento dell’autorizzazione).

Cosa significa “principio di correlazione tra accusa e sentenza”?
È un principio fondamentale del diritto processuale penale che garantisce il diritto di difesa. Significa che l’imputato può essere condannato solo per il fatto storico specifico che gli è stato contestato nell’atto d’accusa, e non per un fatto diverso o sostanzialmente incompatibile, rispetto al quale non ha potuto preparare una difesa adeguata.

Per ottenere una condanna generica al risarcimento dei danni è necessario provare l’esatto ammontare del danno subito?
No. Secondo la sentenza, per una condanna generica al risarcimento non è richiesta la prova della concreta esistenza e quantificazione del danno. È sufficiente dimostrare che il fatto illecito commesso dall’imputato possiede una “potenziale capacità lesiva”, cioè è astrattamente idoneo a produrre conseguenze dannose. La determinazione precisa del danno sarà oggetto di un successivo e separato giudizio civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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