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Violazione foglio di via: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per la violazione del foglio di via. La Corte ha stabilito che, in presenza di una ‘doppia conforme’, il provvedimento amministrativo era legittimo poiché basato su numerosi precedenti penali e di polizia che attestavano la pericolosità sociale del soggetto. Inoltre, ha chiarito che ogni condanna interrompe la ‘permanenza’ nel reato, rendendo ogni successivo rientro nel comune vietato una nuova e autonoma violazione foglio di via.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Violazione Foglio di Via: la Cassazione conferma l’inammissibilità del ricorso

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2075 del 2024, ha affrontato un caso di violazione foglio di via, fornendo importanti chiarimenti sulla legittimità del provvedimento amministrativo e sulla natura del reato. La pronuncia sottolinea come la presenza di una ‘doppia conforme’, ovvero due sentenze di merito con lo stesso esito, limiti il sindacato di legittimità e come la reiterata violazione della misura di prevenzione configuri reati distinti e non un’unica condotta permanente.

I Fatti del Caso: la Violazione del Foglio di Via

Il caso riguarda un individuo condannato in primo grado e in appello alla pena di un mese di arresto per il reato previsto dall’art. 76, comma 3, del D.Lgs. n. 159/2011. L’imputato aveva violato il divieto di fare rientro nel comune di Castel San Pietro Terme, imposto per tre anni con un foglio di via obbligatorio emesso dal Questore di Bologna. L’uomo era stato identificato presso un’area di servizio all’interno del territorio comunale vietato.

Contro la sentenza della Corte d’Appello, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il ricorso su due censure principali:

1. Illegittimità del provvedimento amministrativo: Si sosteneva che il foglio di via fosse illegittimo per mancanza di motivazione. Secondo il ricorrente, il provvedimento non esplicitava in modo adeguato gli elementi di fatto che giustificavano la sua classificazione come soggetto socialmente pericoloso ai sensi della normativa di riferimento (Legge n. 1423 del 1956).
2. Erronea applicazione della legge processuale: Il ricorrente affermava che, avendo già violato in precedenza la stessa misura, la sua condotta dovesse essere considerata come un reato permanente e non come una nuova violazione. Di conseguenza, in assenza di prove sull’interruzione della sua permanenza nel territorio vietato, avrebbe dovuto essere assolto.

La Decisione della Corte sulla violazione foglio di via

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e generico, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa sia del contesto processuale della ‘doppia conforme’ sia del merito delle censure sollevate dalla difesa.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su argomentazioni chiare e consolidate.

In primo luogo, i giudici hanno ribadito che, in presenza di una ‘doppia conforme’, le motivazioni delle due sentenze di merito si integrano, formando un unico corpo decisionale. L’indagine di legittimità, in questi casi, è limitata a verificare la correttezza del procedimento e l’assenza di un manifesto travisamento delle prove.

Sul primo motivo di ricorso, la Corte ha ritenuto la motivazione del provvedimento del Questore pienamente adeguata. La pericolosità sociale dell’imputato era ampiamente documentata da condanne per reati di vendita di prodotti con segni mendaci, insolvenza fraudolenta, e da numerosi precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e l’ordine pubblico. A ciò si aggiungevano ben ventotto decreti penali di condanna per la stessa violazione foglio di via, un dato che logicamente inquadrava il soggetto nelle categorie di pericolosità previste dalla legge.

Sul secondo motivo, la Corte lo ha giudicato infondato e generico. Ha richiamato il principio consolidato secondo cui la ‘permanenza’ nel reato di violazione del foglio di via cessa con la pronuncia di una sentenza di condanna. Pertanto, ogni successivo rientro nel comune vietato, dopo una condanna, costituisce una nuova e autonoma consumazione del reato, non potendosi parlare di una condotta unica e ininterrotta.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La sentenza consolida due principi fondamentali in materia di misure di prevenzione. In primo luogo, la legittimità di un foglio di via obbligatorio è garantita quando la motivazione si fonda su elementi concreti e documentati, come una serie di precedenti penali e di polizia, che dimostrano la pericolosità sociale del soggetto. In secondo luogo, viene ribadito che il reato di violazione foglio di via non può essere considerato permanente all’infinito. Ogni condanna ‘resetta’ la situazione, sicché un nuovo ingresso nel territorio proibito darà vita a un nuovo procedimento penale. Questa interpretazione assicura l’effettività della misura di prevenzione, evitando che un soggetto possa eluderne le conseguenze dopo una prima condanna.

Quando un foglio di via obbligatorio è considerato legittimamente motivato?
Un foglio di via è legittimamente motivato quando il provvedimento indica in modo specifico le ragioni della pericolosità sociale del destinatario, basandosi su elementi concreti come precedenti condanne per vari reati e numerosi precedenti di polizia.

La violazione ripetuta di un foglio di via costituisce un unico reato permanente?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che la permanenza del reato si interrompe con la pronuncia di una sentenza di condanna. Di conseguenza, ogni successivo rientro nel comune vietato, dopo essere stati condannati, costituisce una nuova e autonoma violazione.

Cosa comporta la presenza di una ‘doppia conforme’ nel giudizio di Cassazione?
Quando i giudici di primo grado e d’appello giungono alla stessa decisione con motivazioni convergenti (‘doppia conforme’), il controllo della Corte di Cassazione si limita a valutare la correttezza del procedimento e l’assenza di un travisamento evidente delle prove, senza poter riesaminare i fatti nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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