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Violazione domicilio: chi sporge querela? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per violazione domicilio a carico di due persone entrate in un garage per spacciare. Il garage era sotto la gestione di un curatore fallimentare, che aveva sporto querela. La Corte ha stabilito che il reato di violazione domicilio protegge un diritto strettamente personale alla privacy e non il bene in sé. Pertanto, il curatore non è legittimato a sporgere querela a meno che non dimostri che quel luogo era il suo personale domicilio, cosa che i giudici di merito non avevano accertato.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Violazione Domicilio: Quando un Garage è ‘Casa’ e Chi Può Denunciare?

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 14352/2024 affronta un caso emblematico di violazione domicilio, offrendo chiarimenti fondamentali su due aspetti cruciali: cosa si intende esattamente per ‘domicilio’ e chi ha il diritto di sporgere querela. La vicenda riguarda due individui condannati per essere entrati in un garage, posto sotto amministrazione fallimentare, per svolgere attività illecite. La Corte ha annullato la condanna, stabilendo che il curatore fallimentare non era legittimato a presentare la querela, in quanto il diritto tutelato è strettamente personale.

I Fatti del Caso: Intrusione in un Garage Fallimentare

Due soggetti venivano condannati in primo e secondo grado per il reato di violazione di domicilio. L’accusa era di essersi introdotti illegittimamente in un garage, che non era di loro proprietà, al fine di utilizzarlo come base per lo spaccio di sostanze stupefacenti. La particolarità del caso risiedeva nel fatto che l’immobile era parte di un patrimonio fallimentare e, di conseguenza, nella disponibilità giuridica di un curatore. Era stato proprio quest’ultimo a sporgere la querela che aveva dato avvio al procedimento penale.

La Questione della Legittimazione e della Violazione Domicilio

Il fulcro del ricorso in Cassazione si è concentrato sulla legittimazione del curatore fallimentare a presentare la querela. La difesa ha sostenuto che il reato di violazione domicilio, previsto dall’art. 614 del Codice Penale, non protegge la proprietà in sé, ma la libertà della persona e la sua sfera privata. Si tratta di un diritto personalissimo, legato alla possibilità di vivere la propria vita al riparo da interferenze esterne. Il curatore, agendo come un organo pubblico per la gestione di beni a favore dei creditori, non intrattiene con il garage quel rapporto personale e di vita privata che la norma intende tutelare.

La Nozione di Domicilio: Oltre le Mura di Casa

La Corte Suprema ha colto l’occasione per ribadire la nozione di domicilio tutelata dalla Costituzione (Art. 14) e dal Codice Penale. Il domicilio non è un concetto puramente oggettivo legato al bene immobile, ma rappresenta la ‘proiezione spaziale della persona’. È un luogo, anche diverso dall’abitazione, dove l’individuo svolge in modo stabile e non occasionale manifestazioni della propria vita privata, godendo di riservatezza.
Un garage, di per sé, non è un domicilio. Può diventarlo se:
1. Costituisce un’appartenenza di un’abitazione o di un altro luogo di privata dimora.
2. Viene convertito e utilizzato stabilmente per attività personali e private.
I giudici di merito avevano omesso di accertare questa circostanza fondamentale.

Le Motivazioni: Perché il Curatore non Può Sporgere Querela

La Cassazione ha affermato con chiarezza che il diritto all’inviolabilità del domicilio è un diritto strettamente personale e non patrimoniale. Questo significa che non rientra tra i beni e i diritti che compongono la massa fallimentare gestita dal curatore. Il curatore ha la detenzione qualificata del bene per finalità amministrative, ma ciò non lo trasforma nel titolare del diritto alla libertà domiciliare legato a quel luogo.
Per poter sporgere validamente querela, si sarebbe dovuto dimostrare che il garage costituiva il domicilio di una persona specifica. Le opzioni erano due:
* Che fosse ancora il domicilio del proprietario fallito.
* Che il curatore stesso lo utilizzasse come proprio domicilio, ad esempio per svolgervi in modo riservato la propria attività professionale.
In assenza di tale accertamento, la mera detenzione giuridica del bene da parte del curatore è insufficiente a fondare la sua legittimazione. Il semplice ‘ius excludendi alios’ (diritto di escludere gli altri) non basta se non è connesso alla protezione di una sfera di vita privata.

Le Conclusioni: L’Annullamento con Rinvio

Sulla base di queste argomentazioni, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna e ha rinviato il caso alla Corte d’Appello di Napoli per un nuovo giudizio. La decisione sottolinea un principio fondamentale: per configurare il reato di violazione domicilio, non è sufficiente un’intrusione illegale in una proprietà altrui. È indispensabile che venga lesa la libertà domiciliare di un soggetto che con quel luogo intrattiene un rapporto qualificato e personale. La natura giuridica di un bene è secondaria rispetto al suo effettivo utilizzo come spazio di vita privata.

Un garage è sempre considerato un domicilio ai fini del reato di violazione di domicilio?
No. Secondo la Cassazione, un garage non è automaticamente un domicilio. Lo diventa solo se è un’appartenenza funzionale di un’abitazione o se viene dimostrato che al suo interno si svolgono, in modo stabile e non occasionale, atti della vita privata di una persona.

Il curatore fallimentare di un immobile può sempre sporgere querela per violazione di domicilio?
No. La Corte ha chiarito che il curatore può sporgere querela solo se il luogo violato costituisce il suo personale domicilio (ad esempio, uno studio professionale riservato allestito al suo interno). La semplice detenzione giuridica del bene per conto della procedura fallimentare non gli conferisce la titolarità del diritto alla libertà domiciliare, che è strettamente personale.

Cosa protegge principalmente il reato di violazione di domicilio?
Il reato protegge il diritto della persona alla libertà e alla riservatezza all’interno dei luoghi di privata dimora. La tutela non riguarda il diritto di proprietà sul bene, ma la sfera personale dell’individuo e il suo diritto di escludere interferenze esterne dalla propria vita privata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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