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Violazione di sigilli: no alla tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per violazione di sigilli e invasione di terreni, rigettando il ricorso di un imputato che aveva proseguito lavori abusivi su un’area demaniale sottoposta a sequestro. La Corte ha stabilito che la continuazione dell’attività illecita, specialmente dopo la nomina a custode, dimostra una gravità e una personalità dell’imputato incompatibili con l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Violazione di Sigilli: Perché la Cassazione Nega la Particolare Tenuità del Fatto

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 7249 del 2024, offre un’importante lezione sulla violazione di sigilli e sui limiti di applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Il caso riguarda un individuo che, non solo ha avviato lavori abusivi su un terreno comunale, ma ha anche proseguito nell’attività illecita dopo che l’area era stata sottoposta a sequestro e lui stesso nominato custode. Approfondiamo la vicenda e le ragioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Dalla Costruzione Abusiva alla Prosecuzione dell’Illecito

Il protagonista della vicenda aveva avviato dei lavori su un terreno di proprietà comunale, peraltro sottoposto a vincolo paesaggistico, senza possedere alcun titolo autorizzativo, ma solo sulla base di una domanda di sdemanializzazione. A seguito di controlli, l’area veniva sottoposta a sequestro preventivo per impedire la prosecuzione del reato.

Nonostante il provvedimento cautelare e la sua nomina a custode dell’area, l’imputato decideva di ignorare i sigilli e di proseguire con i lavori. Questo comportamento lo portava a una condanna in primo grado e in appello per i reati di invasione di terreni demaniali e, soprattutto, di violazione di sigilli.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Un presunto vizio di motivazione riguardo all’affermazione della sua responsabilità, sostenendo un travisamento delle prove e la mancata considerazione della sua mera natura di custode.
2. L’omessa motivazione da parte della Corte d’Appello sulla richiesta di applicare l’art. 131-bis del codice penale, ovvero la non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La Violazione di Sigilli e la Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in ogni sua parte. Gli Ermellini hanno smontato le argomentazioni difensive, confermando la solidità del percorso logico-giuridico seguito dai giudici di merito.

Sulla Responsabilità Penale

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha sottolineato come la Corte d’Appello avesse correttamente valorizzato le dichiarazioni degli operanti. Da queste era emerso chiaramente che l’imputato era il committente dei lavori abusivi e che, una volta nominato custode, aveva deliberatamente violato i sigilli per continuare l’attività illecita. La responsabilità penale era, quindi, ampiamente provata e motivata.

Sulla Particolare Tenuità del Fatto

Il punto cruciale della sentenza riguarda il secondo motivo. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la motivazione sul diniego della particolare tenuità del fatto può essere anche implicita. Nel caso specifico, la Corte d’Appello, nel determinare la pena (il doppio del minimo edittale per il reato di violazione di sigilli), aveva fatto espresso riferimento alla “negativa personalità dell’imputato” e ai criteri dell’art. 133 c.p.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte sono state nette. La “negativa personalità” non era un’etichetta astratta, ma trovava fondamento concreto nelle modalità della condotta. L’imputato non si era limitato a un singolo atto illecito, ma aveva dimostrato una persistenza criminale significativa. Aveva dato il via a lavori senza titolo in un’area vincolata e, cosa ancora più grave, aveva proseguito nell’attività illecita anche dopo il sequestro e la sua nomina a custode. Questo comportamento, secondo la Corte, è “ben lungi dal presentare connotazioni meramente sporadiche” e dimostra una colpevolezza e una gravità del fatto del tutto incompatibili con i presupposti della particolare tenuità.

Le Conclusioni

La sentenza n. 7249/2024 rafforza un principio fondamentale: la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un’esenzione automatica per reati di modesta entità. La valutazione deve comprendere l’intera condotta dell’agente e il suo grado di colpevolezza. Proseguire un’attività illegale dopo un provvedimento dell’autorità giudiziaria, violando i sigilli e il ruolo di custode, costituisce un fattore di gravità che preclude l’accesso a questo beneficio. La decisione serve da monito: il disprezzo per i provvedimenti giudiziari ha conseguenze penali severe e impedisce di invocare la lieve entità dell’offesa.

È possibile ottenere l’assoluzione per particolare tenuità del fatto se si prosegue un’attività illecita dopo un sequestro?
No, secondo la sentenza, la prosecuzione dell’attività illecita dopo il sequestro dell’area, specialmente se si è stati nominati custodi, dimostra una ‘negativa personalità’ e una condotta non sporadica, elementi che sono incompatibili con il riconoscimento della particolare tenuità del fatto.

Cosa si intende per violazione di sigilli in questo contesto?
Nel caso esaminato, la violazione di sigilli consiste nell’aver proseguito i lavori abusivi su un’area che era stata sottoposta a sequestro preventivo dall’autorità giudiziaria, ignorando quindi il vincolo imposto per impedire la continuazione del reato.

La motivazione del giudice sul diniego della particolare tenuità del fatto deve essere sempre esplicita?
No. La Corte di Cassazione ha affermato che la motivazione può risultare anche implicitamente dall’argomentazione usata per valutare la gravità del reato e la colpevolezza dell’imputato ai fini della determinazione della pena (ai sensi dell’art. 133 c.p.).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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