LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Violazione colposa custodia: la negligenza basta

Un individuo, custode di un veicolo sequestrato, ha impugnato la condanna per la scomparsa del bene. La Corte di Appello aveva riqualificato il reato in violazione colposa custodia, ritenendo che lasciare il veicolo in un luogo pubblico non recintato fosse un atto negligente. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, rigettando il ricorso. Ha stabilito che la condotta negligente del custode è sufficiente a integrare il reato, escludendo l’applicazione della particolare tenuità del fatto a causa dei precedenti penali del ricorrente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Violazione Colposa Custodia: Quando la Negligenza Costa Caro

Accettare l’incarico di custode di un bene sequestrato comporta responsabilità precise, la cui violazione può avere conseguenze penali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per configurare il reato di violazione colposa custodia, non è necessario un atto doloso, ma è sufficiente una condotta negligente che comprometta la conservazione del bene. Questo caso offre spunti cruciali sulla diligenza richiesta a chi assume tale ruolo.

I Fatti del Caso: La Scomparsa del Veicolo Sequestrato

La vicenda giudiziaria ha origine dalla scomparsa di un’autovettura sottoposta a sequestro. Il veicolo era stato affidato in custodia al suo proprietario, il quale lo aveva parcheggiato in un luogo aperto al pubblico, non recintato e di libero accesso. Successivamente, il bene non veniva più ritrovato e l’imputato si difendeva sostenendo che fosse stato sottratto da ignoti.

Inizialmente, la contestazione era per un reato doloso. Tuttavia, la Corte di Appello, in riforma della sentenza di primo grado, aveva riqualificato il fatto come violazione colposa custodia ai sensi dell’art. 335 del codice penale, condannando l’imputato al pagamento di una multa. Secondo i giudici di merito, lasciare il veicolo incustodito in un’area pubblica facilmente accessibile aveva agevolato la sua sottrazione, integrando una chiara violazione delle regole di prudenza che ogni custode è tenuto a osservare.

I Motivi del Ricorso e l’Analisi della Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Errata valutazione delle dichiarazioni: Sosteneva che la Corte non avesse considerato adeguatamente le sue giustificazioni, ovvero che il luogo di custodia era idoneo e che non aveva violato alcuna regola specifica.
2. Mancata applicazione della particolare tenuità del fatto: Chiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., data la natura non abituale del reato e lo scarso valore del veicolo.
3. Errata determinazione della pena: Contestava una pena ritenuta troppo alta e un’errata applicazione delle circostanze attenuanti generiche.

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi, confermando la sentenza d’appello.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha chiarito punto per punto perché il ricorso fosse infondato.

In primo luogo, ha affermato che la Corte di Appello ha correttamente individuato la condotta colposa. L’imputato, accettando l’incarico di custode, si era impegnato a osservare le regole di custodia. Lasciare il bene sequestrato incustodito in un luogo pubblico ha agevolato la sua sottrazione. Questo comportamento negligente è sufficiente per integrare il reato di violazione colposa custodia, il cui oggetto giuridico è proprio la protezione del vincolo cautelativo posto sui beni.

In secondo luogo, la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta. I giudici hanno motivato tale esclusione sulla base delle ‘complessive circostanze del fatto’, della natura non particolarmente tenue dell’offesa e, soprattutto, della ‘non occasionalità della condotta’. La decisione ha tenuto conto dei numerosi precedenti dell’imputato e della sua proclività a violare la legge, elementi che contrastano con i presupposti dell’art. 131-bis c.p.

Infine, anche il motivo sulla determinazione della pena è stato giudicato infondato. La Corte ha sottolineato che la pena pecuniaria applicata (multa) è decisamente meno grave di quella detentiva (reclusione fino a sei mesi) prevista per il reato. Inoltre, la sanzione era stata correttamente determinata, tenendo conto delle attenuanti generiche, applicate in misura di un terzo sul massimo edittale, senza alcun riferimento all’aggravante della recidiva, non applicabile ai delitti colposi.

Conclusioni: L’Importanza della Diligenza del Custode

Questa sentenza riafferma un principio di grande rilevanza pratica: chi assume la custodia di un bene sequestrato ha un dovere di diligenza attiva. Non basta astenersi da atti dolosi di dispersione del bene, ma è necessario adottare tutte le cautele ragionevoli per impedirne la sottrazione o il danneggiamento. La negligenza, manifestatasi nel lasciare un veicolo in un’area pubblica non sicura, è stata considerata una violazione diretta dei doveri di custodia e, come tale, penalmente sanzionata. La decisione serve da monito sull’importanza di trattare i beni sotto sequestro con la massima cura, pena l’incorrere in responsabilità penale.

Quando si configura la violazione colposa dei doveri di custodia di un bene sequestrato?
Si configura quando il custode, per negligenza, imprudenza o imperizia, non adempie agli obblighi di conservazione del bene. Come stabilito dalla sentenza, anche lasciare un veicolo sequestrato in un luogo pubblico aperto e non custodito, agevolandone la sottrazione, integra questo reato.

Perché la Corte non ha riconosciuto la particolare tenuità del fatto in questo caso?
La Corte ha escluso l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. a causa delle circostanze complessive, della natura non particolarmente lieve dell’offesa, della non occasionalità della condotta e, in particolare, dei numerosi precedenti penali dell’imputato e della sua ‘proclività a violare la legge’.

È possibile che la recidiva venga applicata a un reato colposo come questo?
No, la sentenza chiarisce che la recidiva non è applicabile ai delitti colposi. Infatti, la Corte di Cassazione ha confermato che nel calcolo della pena non è stato fatto alcun riferimento a tale aggravante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati