Violazione Arresti Domiciliari: Andare al Bar è Reato? La Cassazione Risponde
La violazione degli arresti domiciliari rappresenta un tema di costante attualità giurisprudenziale. Anche un gesto apparentemente banale, come allontanarsi per prendere un caffè al bar vicino casa, può avere conseguenze penali significative. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito la sua linea di rigore, dichiarando inammissibile il ricorso di un soggetto condannato proprio per tale condotta e offrendo importanti chiarimenti sul ruolo della recidiva nel calcolo della prescrizione.
I Fatti del Caso: Una Pausa Caffè Costata Cara
Il caso esaminato trae origine dalla decisione di un individuo, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, di lasciare la propria abitazione per recarsi in un bar situato a breve distanza. A seguito di questo comportamento, veniva condannato dalla Corte d’Appello di Catania. L’imputato decideva quindi di presentare ricorso per cassazione, sostenendo presumibilmente la scarsa offensività della sua condotta, data la minima distanza percorsa e la breve durata dell’allontanamento.
La Decisione della Corte sulla Violazione degli Arresti Domiciliari
La Corte di Cassazione ha respinto le argomentazioni del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici supremi hanno confermato l’orientamento consolidato secondo cui qualsiasi allontanamento non autorizzato dal luogo di detenzione domiciliare integra il reato di evasione previsto dall’articolo 385 del codice penale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni: Perché la Violazione degli Arresti Domiciliari è Sempre Grave
L’ordinanza della Suprema Corte si fonda su due pilastri argomentativi chiari e distinti, che meritano un’analisi approfondita.
L’Irrilevanza della Distanza e della Durata
Il primo punto, e forse il più rilevante per la comprensione del reato, è che la legge tutela l’interesse a che la misura cautelare venga eseguita senza alcuna interruzione. Secondo la giurisprudenza costante citata dalla Corte, la violazione degli arresti domiciliari non dipende dalla distanza percorsa o dal tempo trascorso fuori casa. L’essenza del reato consiste nel semplice atto di sottrarsi al controllo dell’autorità giudiziaria, eludendo l’obbligo di permanenza nel luogo designato. Pertanto, anche l’uscita per recarsi in un bar vicino lede il bene giuridico protetto dalla norma, rendendo la condotta penalmente rilevante.
Il Ruolo della Recidiva nel Calcolo della Prescrizione
Il secondo aspetto tecnico, ma di grande importanza, riguarda la gestione della recidiva. La Corte ha chiarito che la sussistenza della recidiva deve sempre essere considerata ai fini del calcolo del tempo necessario a prescrivere il reato. Questo principio vale anche quando, nel “giudizio di bilanciamento” tra circostanze aggravanti (come la recidiva) e attenuanti, il giudice decida di considerare la recidiva equivalente o subvalente rispetto alle attenuanti. L’articolo 157, comma 3, del codice penale, infatti, esclude espressamente che tale bilanciamento possa incidere sulla determinazione della pena massima del reato, che è la base per calcolare i termini di prescrizione. In altre parole, la recidiva allunga i tempi della prescrizione a prescindere dal suo peso nel computo finale della pena.
Conclusioni: Nessuna Tolleranza per chi Viola gli Arresti Domiciliari
L’ordinanza in esame conferma una posizione di fermezza da parte della giurisprudenza di legittimità. La decisione ribadisce che la misura degli arresti domiciliari impone un obbligo di permanenza assoluto, la cui violazione non ammette eccezioni basate sulla presunta tenuità del fatto. La pronuncia offre anche un’importante lezione procedurale: la recidiva è un elemento che mantiene la sua rilevanza autonoma per la prescrizione, a prescindere dalle valutazioni del giudice in sede di commisurazione della pena. Questo approccio garantisce certezza giuridica e rafforza l’effettività delle misure cautelari personali.
Andare in un bar vicino casa costituisce violazione degli arresti domiciliari?
Sì. La Corte di Cassazione conferma che anche un breve allontanamento dal luogo degli arresti domiciliari per recarsi in un bar non distante lede gli interessi protetti dalla legge e integra il reato di evasione previsto dall’art. 385 del codice penale.
La recidiva influisce sul calcolo della prescrizione anche se viene considerata meno grave delle attenuanti?
Sì. Secondo la Corte, la recidiva deve essere sempre tenuta in considerazione per il calcolo della prescrizione, anche se nel giudizio di bilanciamento con le circostanze attenuanti viene ritenuta equivalente o subvalente. L’art. 157, comma 3, del codice penale lo prevede espressamente.
Quali sono le conseguenze di un ricorso giudicato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, la somma è stata fissata in tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 6142 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 6142 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 13/12/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME nato a MODICA il 24/09/1985
avverso la sentenza del 30/10/2023 della CORTE APPELLO di CATANIA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
MOTIVI DELLA DECISIONE
ritenuto che il ricorso di NOME COGNOME è inammissibile perché , a differenza di quel che vi si deduce, anche l’allontanamento dal luogo degli arresti domiciliari per recarsi in un bar non distante lede, secondo costante giurisprudenza di questa Corte, gli interessi a salvaguarda dei quali è posta la norma incriminatrice ex art. 385 cod. pen.;
ritenuto che, stante la sussistenza della recidiva, essa deve essere tenuta presente ai fini del calcolo della prescrizione, anche se equivalente o subvalente nel giudizio di bilanciamento con le concorrenti circostanze attenuanti, perché l’art. 157, comma 3, cod. pen. esclude espressamente che il giudizio di cui all’art. 69 cod. pen. abbia incidenza sulla determinazione della pena massima del reato (Sez. 4, n. 38618 del 05/10/2021, Rv. 282057);
ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pi:gamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
Così deciso il 13 dicembre 2024
Il Consig re estensore
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