LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Vincolo paesaggistico: fiumi e torrenti protetti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società contro il sequestro di un immobile commerciale costruito senza autorizzazione. La sentenza ribadisce un principio fondamentale: per fiumi e torrenti, il vincolo paesaggistico sussiste per legge, a prescindere dalla loro iscrizione in elenchi pubblici, rendendo illegittima ogni costruzione realizzata a meno di 150 metri dalle sponde in assenza del necessario nulla osta.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Vincolo Paesaggistico su Fiumi e Torrenti: La Cassazione Conferma la Tutela ex Lege

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 31968/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza in materia edilizia e ambientale: il vincolo paesaggistico applicabile a fiumi e torrenti. La decisione chiarisce i presupposti per l’applicazione della tutela e i limiti dell’impugnazione contro i provvedimenti di sequestro preventivo, offrendo importanti spunti di riflessione per operatori del settore e proprietari di immobili.

I Fatti del Caso

Una società, tramite la sua legale rappresentante, aveva realizzato un immobile a uso commerciale in prossimità di un corso d’acqua. Le autorità avevano disposto il sequestro preventivo dell’edificio, contestando la violazione dell’art. 181 del D.Lgs. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio), per aver costruito in un’area soggetta a tutela paesaggistica senza la prescritta autorizzazione.

La difesa della società sosteneva che il corso d’acqua in questione non fosse un ‘torrente’, ma un semplice ‘vallone’ o ‘corso d’acqua minore’, e che quindi non fosse soggetto al vincolo automatico previsto dalla legge. Di conseguenza, secondo la tesi difensiva, non sussisteva il fumus commissi delicti necessario per giustificare il sequestro. Dopo la conferma del sequestro da parte del Tribunale di Salerno, la società e la sua legale rappresentante hanno proposto ricorso in Cassazione.

I Limiti del Ricorso e la Carenza di Legittimazione

Prima di entrare nel merito, la Suprema Corte ha affrontato due questioni procedurali decisive. In primo luogo, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla legale rappresentante in qualità di persona fisica indagata. La Corte ha ricordato che, secondo un orientamento consolidato, l’indagato che non sia anche proprietario del bene sequestrato può impugnare il provvedimento solo se dimostra un interesse concreto e attuale alla restituzione della cosa, interesse che nel caso di specie non era stato allegato.

In secondo luogo, ha stabilito che anche il ricorso della società era inammissibile perché basato su motivi non consentiti in quella sede. Il ricorso per Cassazione avverso ordinanze in materia di sequestro preventivo è ammesso solo per ‘violazione di legge’, non per vizi di motivazione come la manifesta illogicità. Le censure della società, che contestavano la valutazione dei fatti operata dal Tribunale (come la qualificazione del corso d’acqua), rientravano proprio in quest’ultima categoria.

La Tutela del Vincolo Paesaggistico per Fiumi e Torrenti

Nonostante l’inammissibilità, la Corte ha colto l’occasione per ribadire i principi che regolano il vincolo paesaggistico per i corsi d’acqua. Ai sensi dell’art. 142 del D.Lgs. 42/2004, sono tutelati ‘i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti’ e le relative sponde per una fascia di 150 metri.

La giurisprudenza, sia amministrativa che penale, è unanime nel ritenere che la norma crei due categorie distinte:
1. Fiumi e Torrenti: sono considerati beni pubblici demaniali e sono soggetti a tutela paesaggistica ex lege, cioè per il solo fatto di esistere. La loro protezione non dipende dall’iscrizione in alcun elenco.
2. Altri Corsi d’Acqua: per questa categoria residuale, il vincolo sorge solo se sono iscritti negli appositi elenchi delle acque pubbliche. L’iscrizione ha, in questo caso, efficacia costitutiva del vincolo.

Nel caso esaminato, il Tribunale aveva qualificato il corso d’acqua come ‘torrente’ basandosi sulla consulenza del Pubblico Ministero e su altri atti. Tale qualificazione, essendo un accertamento di fatto sorretto da una motivazione non meramente apparente, non poteva essere riesaminata in sede di legittimità.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una netta distinzione tra il controllo di legittimità, proprio della Cassazione, e il giudizio di merito. L’impugnazione contro il sequestro preventivo non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito sulla natura di un corso d’acqua, a meno che la motivazione di quest’ultimo non sia del tutto assente o puramente apparente, cosa che non si è verificata.

La Corte ha quindi applicato rigorosamente i principi procedurali, dichiarando inammissibili i ricorsi. Sulla questione sostanziale, ha confermato un’interpretazione consolidata della normativa a tutela del paesaggio: la protezione di fiumi e torrenti è un presidio fondamentale che opera automaticamente, senza bisogno di ulteriori atti amministrativi, per preservare l’integrità del territorio.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito: la tutela del paesaggio, specialmente in prossimità di corsi d’acqua significativi come fiumi e torrenti, è rigorosa e non ammette deroghe basate su interpretazioni soggettive della natura dei luoghi. La distinzione tra ‘torrente’ e ‘corso d’acqua minore’ è un accertamento tecnico che, una volta compiuto dal giudice di merito con motivazione adeguata, diventa difficilmente contestabile in Cassazione. Per chi intende costruire, è fondamentale verificare preventivamente con certezza la natura dei luoghi e la presenza di eventuali vincoli, ottenendo tutte le autorizzazioni necessarie per evitare di incorrere in gravi conseguenze penali e nel sequestro dell’immobile.

Un indagato che non è proprietario di un bene sequestrato può impugnare il provvedimento?
No, di regola non può. Può farlo solo se dimostra di avere un interesse concreto ed attuale alla restituzione del bene, che deve essere specificamente allegato nel ricorso. In assenza di tale prova, manca la legittimazione processuale a impugnare.

Quando un fiume o un torrente è soggetto a vincolo paesaggistico?
Sempre. Secondo la legge (art. 142 D.Lgs. 42/2004) e l’interpretazione costante della giurisprudenza, i fiumi e i torrenti sono soggetti a un vincolo paesaggistico automatico (ex lege) per una fascia di rispetto di 150 metri dalle sponde. Questa tutela non richiede la loro iscrizione in elenchi di acque pubbliche.

Quali sono i limiti del ricorso in Cassazione contro un sequestro preventivo?
Il ricorso per Cassazione contro un’ordinanza in materia di sequestro preventivo è proponibile solo per ‘violazione di legge’. Non è possibile contestare i vizi della motivazione, come la sua presunta illogicità o il mancato esame di alcuni elementi, a meno che la motivazione sia completamente assente o meramente apparente. Il giudizio della Cassazione non può vertere sulla ricostruzione dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati