Sentenza di Cassazione Penale Sez. 3 Num. 21283 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 3 Num. 21283 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 14/05/2025
ha pronunciato la seguente
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SENTENZA
Deposituta in Cancelleria
Oggi, -6 6 I U. 2025 L FUN710NA 17.1:5,RIO sul ricorso proposto da NOME NOME nato a Poggio Caiano il 13/10/1962; nel procedimento a carico del medesimo: avverso la sentenza del 20/03/2024 del tribunale di Prato; visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME letta la requisitoria del Sost. Procuratore Generale dr. ssa NOME COGNOME che ha chiesto l’annullamento senza rinvio. NOME
RITENUTO IN FATTO
Con sentenza di cui in epigrafe, il tribunale di Prato assolveva COGNOME Daniele per la particolare tenuità del fatto, inerente il reato ex artt. 110 co pen., 44 lett. a) DPR 380/01, per avere destinato una unità immobiliare avente destinazione quale abitazione per custode, ad uso esclusivo abitativo “puro”, in violazione di norme del R.U. comunale secondo cui l’immobile poteva essere adibito ad abitazione ma esclusivamente del custode di una sottostante impresa, quale circostanza ritenuta insussistente nel caso in esame.
Avverso la predetta sentenza COGNOME DanieleCOGNOME mediante il proprio difensore ha proposto ricorso per cassazione, deducendo un solo motivo di impugnazione.
Si rappresenta il vizio di manifesta illogicità della motivazione, evidenziando il travisamento degli atti istruttori che, con riferimento all’epoca d
n
realizzazione dell’immobile, rappresenterebbero come non fosse previsto dagli strumenti urbanistici alcun vincolo di pertinenzialità dell’appartamento medesimo
rispetto ad attività di impresa e tantomeno quindi, e in particolare, la sua esclusiva destinazione a uso abitativo del solo custode di una correlata impresa.
Ed in tal senso deporrebbe anche la testimonianza resa dal teste COGNOME secondo il quale solo attraverso un sopravvenuto piano urbanistico si sarebbe
disposto che le nuove costruzioni con destinazione abitativa dovessero essere vincolate ad una correlata azienda, mediante atto d’obbligo introduttivo del
vincolo di pertinenzialità citato in precedenza e riportato nella contestazione.
Vincolo dunque non operante retroattivamente, rispetto all’immobile in contestazione.
CONSIDERATO IN DIRITTO
1. Il ricorso è fondato. Il giudice ha ritenuto sussistente il reato e di prosciogliere nel contempo l’imputato ex art. 131 bis cod. pen., sul rilievo per
cui, da una parte, ha rilevato che all’epoca della realizzazione dell’immobile non sussisteva alcuna disposizione che ne sancisse il vincolo di pertinenzialità nei termini di cui alla contestazione, ovvero quale appartamento destinato a uso abitativo solo in quanto abitato dal custode della sottostante attività di impresa, e dall’altra, che tale vincolo sarebbe stato introdotto solo successivamente.
Tuttavia, alla luce delle evidenziazioni proposte in ricorso, il giudice non spiega le ragioni per cui la nuova previsione di “vincolo”, introdotta attraverso un sopraggiunto strumento urbanistico, dovrebbe avere avuto una efficacia retroattiva rispetto ad immobili già realizzati in precedenza. Tanto più alla luce deli principi generali vigenti in tema di efficacia retroattiva di disposizioni normative. Cosicchè, non appare adeguatamente motivato il presupposto (ovvero la sussistenza del reato) della definitiva decisione di proscioglimento ex art. 131 bis cod. pen.
Sulla base delle considerazioni che precedono, la Corte ritiene pertanto che la sentenza impugnata debba essere annullata con rinvio per nuovo giudizio al tribunale di Prato in diversa composizione fisica.
P.Q.M.
Annulla la sentenza impugnata con rinvio per nuovo giudizio al tribunale di Prato in diversa composizione fisica. Così deciso in Roma, il 14 maggio 2025.