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Vincolo di pertinenzialità: annullata assoluzione

Un imputato, assolto per tenuità del fatto per aver violato il vincolo di pertinenzialità di un immobile destinato a residenza del custode, ha impugnato la sentenza. La Cassazione ha annullato la decisione, ritenendo illogica la motivazione del tribunale sulla sussistenza del reato, in particolare riguardo all’efficacia retroattiva della norma che introduceva tale vincolo, e ha rinviato per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Vincolo di pertinenzialità: quando la motivazione illogica porta all’annullamento

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21283/2025, ha affrontato un interessante caso relativo al vincolo di pertinenzialità urbanistico, annullando una sentenza di assoluzione per manifesta illogicità della motivazione. La decisione sottolinea un principio fondamentale: per applicare la non punibilità per tenuità del fatto, è necessario prima accertare, con una motivazione logica e coerente, che il reato sia effettivamente sussistente. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: L’Abitazione del Custode usata come Residenza “Pura”

Il caso ha origine da una contestazione mossa a un cittadino per aver violato le norme urbanistiche comunali. Nello specifico, l’imputato aveva destinato un’unità immobiliare, formalmente concepita come abitazione per il custode di un’impresa sottostante, a un uso residenziale “puro”, ovvero slegato dalla sua funzione di pertinenza. Il Tribunale di Prato, in prima istanza, aveva assolto l’imputato applicando l’art. 131 bis del codice penale, riconoscendo la particolare tenuità del fatto. Nonostante l’esito favorevole, l’imputato stesso, tramite il suo difensore, ha deciso di impugnare la sentenza, lamentando un vizio di motivazione e un travisamento degli atti.

Il Ricorso in Cassazione e il vizio sul vincolo di pertinenzialità

Il ricorso si fondava su un punto cruciale: la manifesta illogicità della motivazione del giudice di primo grado. Secondo la difesa, il Tribunale aveva dato per scontata la sussistenza del reato senza tuttavia motivare adeguatamente un elemento essenziale: l’esistenza stessa del vincolo di pertinenzialità all’epoca dei fatti. Si contestava che tale vincolo fosse stato introdotto solo successivamente da un nuovo strumento urbanistico e che, di conseguenza, non potesse applicarsi a un immobile già esistente. L’assoluzione per tenuità del fatto, che presuppone l’esistenza di un reato seppur minimo, era quindi viziata alla radice perché basata su un presupposto non dimostrato.

Le Motivazioni della Suprema Corte: Retroattività e Sussistenza del Reato

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondate le censure mosse alla sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno evidenziato come il giudice di merito non avesse spiegato in modo adeguato le ragioni per cui la nuova previsione urbanistica, che introduceva il “vincolo”, dovesse avere un’efficacia retroattiva. In base ai principi generali del nostro ordinamento, le disposizioni normative non possono, di regola, applicarsi a fatti avvenuti prima della loro entrata in vigore, specialmente se sfavorevoli. Di conseguenza, la Corte ha ritenuto che la motivazione sulla sussistenza del reato fosse carente e illogica. Se non è provata con certezza l’esistenza di un reato, non si può procedere a un proscioglimento per particolare tenuità del fatto, poiché questa formula assolutoria richiede, come suo presupposto logico-giuridico, che il fatto illecito sia stato commesso.

Le Conclusioni: Annullamento con Rinvio

Sulla base di queste considerazioni, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza del Tribunale di Prato. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio allo stesso tribunale, ma in diversa composizione fisica. Questo significa che un nuovo collegio di giudici dovrà riesaminare l’intera vicenda, con l’obbligo di fornire una motivazione completa e logicamente coerente sulla questione preliminare: esisteva o meno un vincolo di pertinenzialità valido ed efficace al momento della condotta contestata? Solo dopo aver risolto questo dubbio sarà possibile valutare la configurabilità del reato e, eventualmente, la sua tenuità.

Un’assoluzione per “particolare tenuità del fatto” può essere impugnata dall’imputato stesso?
Sì, come dimostra questo caso, l’imputato può avere interesse a impugnare una sentenza di proscioglimento per tenuità del fatto, ad esempio per ottenere un’assoluzione piena con la formula “perché il fatto non sussiste”, che è più favorevole e non lascia traccia nel casellario giudiziale.

Una nuova norma urbanistica che introduce un vincolo può essere applicata retroattivamente a un immobile già esistente?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice di merito non ha adeguatamente motivato perché una nuova norma urbanistica dovesse avere efficacia retroattiva. Questo suggerisce che, in assenza di una specifica previsione e in base ai principi generali, una norma del genere non dovrebbe applicarsi a situazioni precedenti alla sua entrata in vigore.

Cosa accade se la motivazione di una sentenza viene giudicata “manifestamente illogica”?
Se la Corte di Cassazione rileva un vizio di “manifesta illogicità” nella motivazione di una sentenza, può annullarla. In tal caso, il processo viene rinviato a un altro giudice dello stesso grado del precedente per un nuovo esame della questione, con l’obbligo di fornire una motivazione corretta e completa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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