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Vincolo della continuazione: quando è escluso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro il diniego del riconoscimento del vincolo della continuazione. Il giudice ha correttamente valutato non solo la cronologia, ma anche l’eterogeneità dei reati e l’assenza di un unico disegno criminoso, ritenendo le condotte frutto di determinazioni estemporanee.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Vincolo della Continuazione: la Cassazione ribadisce i criteri di esclusione

L’istituto del vincolo della continuazione, previsto dall’articolo 81 del codice penale, rappresenta un cardine del nostro sistema sanzionatorio, consentendo di unificare sotto un’unica pena più reati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una rigorosa verifica da parte del giudice. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i principi fondamentali per il suo riconoscimento, dichiarando inammissibile un ricorso che ne lamentava l’errato diniego da parte del Giudice dell’esecuzione.

I Fatti di Causa e la Decisione del Tribunale

Il caso trae origine dall’istanza presentata da un soggetto condannato con quattro sentenze definitive per reati di diversa natura, tra cui violazioni della legge sugli stupefacenti (art. 73 D.P.R. 309/90), resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.), lesioni personali (art. 582 c.p.) e spendita di monete falsificate (art. 453 c.p.). L’interessato aveva richiesto al Giudice dell’esecuzione del Tribunale di Verona di riconoscere il vincolo della continuazione tra questi reati, sostenendo che fossero tutti riconducibili a un unico piano criminoso.

Il Tribunale, tuttavia, rigettava la richiesta. La difesa del condannato proponeva quindi ricorso per Cassazione, basandosi su un unico motivo: il giudice di merito avrebbe erroneamente fondato la sua decisione sulla data di emissione delle sentenze, anziché sulla data di commissione dei reati, avvenuti in un arco temporale ristretto (aprile-luglio 2017).

Le Motivazioni della Cassazione sul vincolo della continuazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Le motivazioni della decisione offrono importanti chiarimenti sui criteri da adottare per valutare la sussistenza della continuazione.

I Requisiti Indefettibili per la Continuazione

Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, la Cassazione ha evidenziato che il Giudice dell’esecuzione non si era limitato a un’analisi superficiale delle date delle sentenze. Al contrario, aveva correttamente valutato la data di commissione dei reati, ma aveva posto l’accento sulla loro eterogeneità e sulla mancanza di una stretta continuità, elementi che minavano alla base l’ipotesi di un unico disegno criminoso.

La Corte ha colto l’occasione per richiamare un consolidato principio, espresso anche dalle Sezioni Unite (sent. n. 28659/2017), secondo cui il riconoscimento del vincolo della continuazione necessita di un’approfondita verifica della sussistenza di concreti indicatori, quali:

– L’omogeneità delle violazioni e del bene giuridico protetto.
– La contiguità spazio-temporale.
– Le modalità della condotta.
– La sistematicità e le abitudini di vita del reo.

Il punto cruciale, sottolinea la Corte, è la prova che al momento della commissione del primo reato, i successivi fossero già stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali. Non è sufficiente la mera presenza di alcuni di questi indici se i reati successivi appaiono frutto di una determinazione estemporanea, ovvero di una decisione presa sul momento.

L’Esclusione del Medesimo Disegno Criminoso

Nel caso specifico, il Giudice dell’esecuzione aveva escluso la prova di un medesimo disegno criminoso con una motivazione ritenuta dalla Cassazione non manifestamente illogica e coerente con i principi giurisprudenziali. La diversità dei reati commessi (droga, violenza contro pubblico ufficiale, lesioni, monete false) è stata considerata un fattore decisivo per ritenere che le varie condotte non fossero parte di un piano unitario e preordinato, ma piuttosto episodi distinti e occasionali.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che la valutazione del vincolo della continuazione non può ridursi a un mero calcolo cronologico. Il giudice deve condurre un’analisi complessiva e rigorosa, che tenga conto di tutti gli indicatori sintomatici di un’unica programmazione criminosa. La vicinanza temporale tra i fatti è solo uno degli elementi da considerare, ma perde di rilevanza di fronte all’eterogeneità delle condotte e all’assenza di prova di un progetto unitario. Quando i reati appaiono come il risultato di decisioni estemporanee e slegate tra loro, l’applicazione del più favorevole trattamento sanzionatorio previsto per la continuazione deve essere esclusa.

È sufficiente che i reati siano stati commessi in un breve arco di tempo per ottenere il riconoscimento del vincolo della continuazione?
No. Secondo la Corte, la sola contiguità temporale non è sufficiente. È necessaria un’approfondita verifica di molteplici indicatori, come l’omogeneità delle violazioni, le modalità della condotta e la prova di un medesimo disegno criminoso che unisca i vari reati.

Cosa si intende per ‘determinazione estemporanea’ in contrasto con il ‘medesimo disegno criminoso’?
La ‘determinazione estemporanea’ è la decisione di commettere un reato presa sul momento, occasionalmente. Il ‘medesimo disegno criminoso’ implica invece che i reati successivi fossero già stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, fin dal momento della commissione del primo reato.

Quali elementi ha considerato il giudice per escludere il vincolo della continuazione in questo caso?
Il giudice ha valutato la data di commissione dei reati e la loro eterogeneità (reati diversi come spaccio, resistenza, lesioni e spendita di monete false), escludendo sia una stretta continuità cronologica sia l’omogeneità delle condotte, ritenendole non riconducibili a un unico piano criminoso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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