LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Vincite al gioco: vanno dichiarate per il sussidio

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per aver omesso di comunicare le proprie vincite al gioco al fine di percepire indebitamente il reddito di cittadinanza. La Corte ha stabilito che tali vincite costituiscono reddito rilevante per il beneficio, indipendentemente dal fatto che l’individuo abbia subito perdite complessive o che le vincite siano già tassate alla fonte. L’obbligo di dichiarazione sussiste per determinare correttamente il diritto al sussidio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Vincite al gioco: vanno dichiarate per il sussidio

La questione della trasparenza patrimoniale per l’accesso ai benefici statali torna al centro del dibattito con una recente sentenza della Corte di Cassazione. Il caso analizzato chiarisce in modo definitivo che le vincite al gioco, anche se già tassate alla fonte, devono essere comunicate ai fini dell’ottenimento di sussidi come il reddito di cittadinanza. La loro omissione integra un reato, a prescindere dal bilancio finale tra vincite e perdite del giocatore.

I Fatti del Processo: Una Condanna per Omesse Comunicazioni

Un cittadino era stato condannato in primo e secondo grado per aver percepito indebitamente il reddito di cittadinanza. Le accuse a suo carico erano tre: aver omesso di comunicare all’INPS, in fase di richiesta del beneficio, la presenza di un patrimonio derivante da vincite al gioco per oltre 22.000 euro; aver conseguentemente percepito in modo illecito circa 5.500 euro di sussidio; e aver omesso di comunicare le successive variazioni patrimoniali, costituite da ulteriori vincite per un totale di oltre 87.000 euro negli anni seguenti.

Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, basando la sua difesa su due argomenti principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il Dilemma delle Vincite al Gioco: Reddito o No?

Il ricorrente sosteneva che i giudici avessero errato nel considerare solo le somme vinte, senza tenere conto delle ingenti cifre spese per le giocate. Secondo la difesa, il bilancio complessivo del periodo 2018-2021 mostrava una perdita netta di oltre 4.000 euro, dimostrando l’assenza di un reale incremento patrimoniale. Inoltre, si sottolineava come le vincite al gioco siano soggette a una ritenuta alla fonte a titolo d’imposta, motivo per cui non andrebbero indicate nella dichiarazione dei redditi. Di conseguenza, secondo questa tesi, non dovrebbero essere rilevanti nemmeno per il reddito di cittadinanza.

Un Vizio di Notifica e la Tesi della Ludopatia

La difesa ha sollevato anche una questione procedurale, lamentando un errore nella notifica del decreto di citazione per il giudizio d’appello, che avrebbe potuto invalidare il processo. Infine, è stata menzionata una presunta ludopatia del ricorrente, che ne avrebbe compromesso la capacità di intendere e volere.

Le Motivazioni della Suprema Corte: L’obbligo di dichiarare le vincite al gioco

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e quindi inammissibile.

La Rilevanza delle Vincite ai Fini del Sussidio

Il punto centrale della decisione riguarda la natura delle vincite al gioco. I giudici hanno chiarito che, ai fini della normativa sul reddito di cittadinanza, ciò che rileva è qualsiasi fonte di reddito, a prescindere dal suo regime di tassazione e dall’eventuale reimpiego delle somme. La legge che disciplina il calcolo del reddito familiare (D.P.C.M. n. 159/2013) include esplicitamente i redditi soggetti a imposta sostitutiva o a ritenuta a titolo d’imposta, categoria nella quale rientrano pienamente le vincite. Pertanto, l’omessa comunicazione di tali importi integra il reato contestato, poiché impedisce all’ente erogatore di verificare correttamente i requisiti per il beneficio. Il fatto che il giocatore possa aver perso somme anche maggiori è irrilevante: l’obbligo di comunicazione riguarda le entrate, non il saldo netto dell’attività ludica.

La Questione della Ludopatia e la Reiezione del Vizio Procedurale

La Corte ha inoltre liquidato come generiche e non provate le argomentazioni relative alla ludopatia e al vizio di notifica. La tesi dell’incapacità di intendere e volere era stata presentata senza alcun supporto documentale, mentre l’eccezione procedurale è stata ritenuta tardiva, in quanto non sollevata davanti ai giudici d’appello.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un principio di massima trasparenza per chiunque richieda un beneficio sociale. La decisione ribadisce che la nozione di ‘reddito’ ai fini dei sussidi è più ampia di quella applicata per le imposte dirette. Ogni incremento patrimoniale, incluse le vincite al gioco, deve essere fedelmente dichiarato. Questa pronuncia serve da monito: l’omissione di informazioni rilevanti, anche se relative a entrate già tassate, può avere gravi conseguenze penali, oltre alla revoca del beneficio e alla restituzione delle somme indebitamente percepite.

Le vincite al gioco devono essere comunicate per ricevere sussidi come il reddito di cittadinanza?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che le vincite al gioco sono rilevanti per la verifica dei requisiti necessari a ottenere il beneficio e devono quindi essere sempre comunicate, indipendentemente dal loro ammontare o dal saldo finale tra vincite e perdite.

Il fatto che le vincite al gioco siano già tassate alla fonte esonera dalla comunicazione ai fini del sussidio?
No. Sebbene tali redditi siano soggetti a ritenuta a titolo d’imposta e non vadano inseriti nella dichiarazione fiscale ordinaria, la normativa sui sussidi familiari li include espressamente nel calcolo del reddito. Pertanto, la loro comunicazione è obbligatoria.

L’abrogazione della legge sul reddito di cittadinanza cancella i reati commessi in precedenza per ottenerlo indebitamente?
No. La legge che ha abrogato il reddito di cittadinanza ha specificamente previsto che le sanzioni penali continuino ad applicarsi per i fatti commessi fino al termine di efficacia della vecchia disciplina, derogando al principio generale della legge più favorevole (lex mitior).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati