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Vicinanze stadio: 9 km sono sufficienti per il reato?

La Cassazione ha esaminato un caso di possesso di oggetti contundenti da parte di tifosi a 9 km dallo stadio. La Corte ha annullato la condanna, ritenendo insufficiente la motivazione sul requisito delle vicinanze stadio. La sentenza è stata annullata senza rinvio per un imputato per prescrizione e con rinvio per gli altri due, per una nuova valutazione del requisito della prossimità al luogo dell’evento sportivo.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Vicinanze stadio: quando la distanza diventa un elemento del reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29542/2025, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale per i reati commessi in occasione di manifestazioni sportive: il concetto di vicinanze stadio. La pronuncia analizza il caso di alcuni tifosi trovati in possesso di oggetti atti a offendere a nove chilometri di distanza dall’impianto sportivo, offrendo chiarimenti fondamentali su quando la prossimità geografica sia sufficiente a integrare il reato previsto dall’art. 6 ter della Legge 401/1989.

I fatti di causa

Tre individui venivano condannati nei gradi di merito per il possesso di materiale contundente, rinvenuto all’interno delle loro autovetture. I tre si trovavano, insieme ad altri tifosi della stessa squadra, in un luogo di assembramento situato a circa nove chilometri dallo stadio dove, di lì a poco, si sarebbe disputato un incontro di calcio considerato a rischio per la rivalità tra le tifoserie. Uno degli imputati indossava anche un corpetto in plastica artigianale, idoneo a proteggere dai colpi.

Gli imputati proponevano ricorso per cassazione, lamentando, tra i vari motivi, la mancanza degli elementi costitutivi del reato. In particolare, contestavano la sussistenza del requisito oggettivo delle “immediate vicinanze” al luogo della manifestazione sportiva, data la notevole distanza (9 km) tra il luogo del controllo e lo stadio.

L’analisi della Corte sul requisito delle vicinanze stadio

La Suprema Corte ha ritenuto fondata la censura relativa al requisito della prossimità spaziale. I giudici di legittimità hanno evidenziato come la Corte d’Appello avesse motivato la sussistenza delle vicinanze stadio in modo insufficiente e meramente assertivo. La sentenza impugnata si era limitata a sostenere che “i nove chilometri di distanza tra il luogo di assembramento e lo stadio sarebbero stati percorribili in pochi minuti”.

Secondo la Cassazione, tale motivazione non soddisfa i criteri richiesti dalla giurisprudenza. Il concetto di “immediate vicinanze” non può essere definito da una mera distanza chilometrica, ma deve essere valutato “caso per caso, con riferimento alle caratteristiche dei luoghi e alla possibilità di agevole raggiungimento dei luoghi adiacenti allo stadio”. Una motivazione adeguata avrebbe dovuto spiegare, alla luce del caso concreto, perché quella specifica distanza, in quella specifica situazione logistica e temporale, consentisse un “agevole raggiungimento” dello stadio o dei suoi dintorni, tale da costituire un pericolo concreto per l’ordine pubblico legato all’evento sportivo.

La decisione della Corte di Cassazione

In virtù di questa carenza motivazionale, la Suprema Corte ha deciso di annullare la sentenza impugnata. Tuttavia, l’esito del giudizio è stato diverso per i tre ricorrenti a causa della differente situazione relativa alla prescrizione del reato.

Le motivazioni

La Corte ha ritenuto che, se da un lato la disponibilità del materiale offensivo e la sua finalizzazione a uno scontro tra tifoserie fossero state logicamente argomentate, dall’altro lato mancava una prova adeguatamente motivata sul collegamento spaziale e funzionale tra il luogo del possesso e la manifestazione sportiva. L’assenza di un’analisi dettagliata sulle caratteristiche della viabilità, sul tempo effettivo di percorrenza e sulla concreta possibilità di raggiungere lo stadio ha reso la motivazione della corte di merito insufficiente a giustificare la condanna per il reato contestato. Per uno degli imputati, la cui recidiva era stata ritenuta semplice, la Corte ha calcolato il decorso del termine massimo di prescrizione, annullando la sentenza senza rinvio perché il reato era ormai estinto. Per gli altri due, invece, la presenza di una recidiva più grave (reiterata e specifica) ha comportato un termine di prescrizione più lungo, non ancora maturato. Per loro, la sentenza è stata annullata con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio di diritto enunciato dalla Cassazione e, quindi, valutare in modo approfondito il requisito delle “immediate vicinanze”.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: nei reati da stadio, il requisito delle “immediate vicinanze” non è un automatismo legato a una distanza predeterminata, ma un elemento di fatto che il giudice deve accertare con una motivazione specifica e rigorosa. Non basta affermare che una distanza sia “breve” o “percorribile in poco tempo”; è necessario analizzare concretamente le caratteristiche del territorio e la logistica degli spostamenti per stabilire se il luogo in cui viene accertato il possesso di oggetti pericolosi sia funzionalmente e spazialmente collegato all’evento sportivo in modo da rappresentare un pericolo effettivo. La decisione sottolinea l’importanza di una motivazione analitica e non assertiva, a garanzia del principio di legalità e del diritto di difesa.

Quando il possesso di oggetti atti a offendere vicino a uno stadio costituisce reato?
Il reato sussiste quando il possesso avviene nelle “immediate vicinanze” di luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive e vi è una correlazione funzionale tra il possesso degli oggetti e la manifestazione stessa. La nozione di “immediate vicinanze” non è rigida, ma deve essere valutata dal giudice caso per caso.

Una distanza di nove chilometri dallo stadio è considerata “immediata vicinanza”?
Non necessariamente. La Corte di Cassazione ha stabilito che una motivazione che si limiti ad affermare che 9 km sono “percorribili in pochi minuti” è insufficiente. È necessario un esame approfondito delle caratteristiche dei luoghi e della concreta possibilità di raggiungere agevolmente lo stadio, dimostrando un collegamento effettivo con l’evento sportivo.

Qual è stata la decisione finale della Corte e perché è stata diversa per i tre imputati?
La Corte ha annullato la sentenza di condanna per tutti. Per un imputato, l’annullamento è stato “senza rinvio” perché il reato si è estinto per prescrizione, calcolata sulla base di una recidiva semplice. Per gli altri due, l’annullamento è stato “con rinvio” a un nuovo processo d’appello, poiché i loro termini di prescrizione erano più lunghi a causa di una recidiva più grave e non ancora decorsi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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