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Verbale tardivo: valido anche se non immediato

Un automobilista, condannato per guida in stato di ebbrezza, ha impugnato la sentenza sostenendo l’invalidità del verbale di polizia perché redatto giorni dopo i fatti (c.d. verbale tardivo). La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che la redazione non immediata di un atto di polizia giudiziaria non ne causa la nullità o l’inutilizzabilità, a condizione che i dati essenziali siano documentati con certezza. La Corte ha inoltre ribadito che la testimonianza degli agenti può confermare i fatti avvenuti, anche se non verbalizzati.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Verbale Tardivo: la Cassazione ne conferma la piena validità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta una questione procedurale di grande rilevanza: la validità di un verbale tardivo, ovvero un atto di polizia giudiziaria redatto a distanza di tempo dai fatti. Il caso in esame, relativo a una condanna per guida in stato di ebbrezza, offre spunti fondamentali sull’efficacia probatoria degli atti di accertamento e sul ruolo della testimonianza degli agenti operanti. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni pratiche.

I fatti del caso e i motivi del ricorso

Un conducente veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato dall’aver causato un sinistro stradale. La difesa presentava ricorso in Cassazione, sollevando due principali obiezioni:

1. Vizio di motivazione e inutilizzabilità degli atti: Si contestava la validità dell’annotazione di servizio in cui si dava atto di aver informato l’imputato del suo diritto di farsi assistere da un difensore. Il documento era stato redatto sei giorni dopo l’incidente, una circostanza che, secondo la difesa, ne comprometteva l’attendibilità e il valore probatorio.
2. Violazione di legge: Si lamentava la mancata applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, relativo alla non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La decisione della Corte sul verbale tardivo

La Suprema Corte ha respinto entrambe le doglianze, dichiarando il ricorso manifestamente infondato. Il punto cruciale della decisione riguarda proprio la questione del verbale tardivo. Gli Ermellini hanno chiarito un principio consolidato: l’obbligo di redazione immediata degli atti di polizia giudiziaria, come gli accertamenti urgenti, non è sanzionato a pena di nullità o inutilizzabilità.

Per la validità dell’atto, è sufficiente che l’attività svolta sia documentata, anche in un momento successivo, purché sia garantita la certezza dei dati essenziali e l’identificazione delle operazioni compiute. La tardività nella compilazione non inficia, di per sé, il contenuto dell’atto né la sua efficacia processuale.

La testimonianza dell’agente come prova supplementare

La Corte ha inoltre ribadito un altro importante principio: la testimonianza degli operatori di polizia giudiziaria è pienamente ammissibile per confermare quanto da loro direttamente percepito nell’immediatezza dei fatti, anche se non verbalizzato. Nel caso di specie, la deposizione dell’agente operante aveva confermato che l’avviso della facoltà di farsi assistere da un difensore era stato regolarmente fornito all’imputato prima degli accertamenti sul tasso alcolemico. Questa testimonianza, secondo la Corte, è uno strumento valido per integrare o chiarire le risultanze del verbale, superando eventuali omissioni documentali.

L’esclusione della particolare tenuità del fatto

Quanto al secondo motivo di ricorso, la Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente escluso l’applicazione della causa di non punibilità di cui all’art. 131-bis c.p. La motivazione della corte territoriale era stata congrua e logica, basandosi sul “rilevato disvalore oggettivo” della condotta dell’imputato. L’apprezzamento della gravità del fatto, coerente con le prove raccolte, è insindacabile in sede di legittimità se, come in questo caso, è privo di vizi logici.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione pragmatica delle norme procedurali. L’assenza di una sanzione esplicita di nullità per la redazione non immediata del verbale (artt. 357 e 373 c.p.p.) indica che il legislatore ha privilegiato la sostanza sulla forma. L’importante è che l’attività investigativa sia tracciabile e verificabile, anche tramite documentazione successiva e testimonianze. Questo approccio evita che meri ritardi burocratici, spesso dovuti a esigenze operative, possano vanificare l’accertamento di un reato. La testimonianza dell’agente viene valorizzata come strumento di garanzia della veridicità dei fatti, capace di colmare eventuali lacune formali del verbale, in linea con un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame consolida due principi fondamentali:

1. Un verbale tardivo è pienamente valido ed utilizzabile nel processo penale se documenta con certezza le operazioni svolte.
2. La prova di un’attività di polizia giudiziaria, come la somministrazione di un avviso di legge, può essere fornita anche tramite la deposizione testimoniale dell’agente, a prescindere dalla sua menzione nel verbale.

Questa decisione rafforza la stabilità degli accertamenti di polizia e chiarisce che le garanzie difensive non sono lese da un ritardo nella formalizzazione degli atti, purché il loro contenuto sia veritiero e confermato da altre fonti di prova.

Un verbale di polizia redatto giorni dopo l’accertamento è valido?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la redazione non immediata di un verbale di polizia giudiziaria non ne determina la nullità o l’inutilizzabilità, a condizione che l’atto documenti con certezza i dati essenziali e le operazioni compiute.

La testimonianza di un poliziotto può sopperire a una mancanza nel verbale?
Sì. La Corte ha confermato che la testimonianza degli agenti operanti è ammissibile per provare circostanze da loro direttamente percepite, anche se queste non sono state annotate nel verbale scritto.

Perché nel caso di specie è stata negata la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La non punibilità è stata esclusa perché la Corte d’Appello ha valutato la condotta come dotata di un significativo “disvalore oggettivo”, ovvero di una gravità tale da non poter essere considerata “particolarmente tenue”. Questa valutazione, essendo logica e ben motivata, è stata confermata dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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