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Velocità non prudenziale: condanna anche sotto i limiti

La Corte di Cassazione conferma la condanna per omicidio stradale a carico di un autista di autobus che, pur viaggiando al di sotto del limite di velocità, ha investito mortalmente un pedone. La Corte ha ritenuto la sua velocità non prudenziale in relazione alle concrete circostanze notturne e alla presenza di anomalie sulla strada (un’auto ferma con i fari accesi), che imponevano una cautela superiore. La condotta imprudente del pedone non è stata considerata sufficiente a escludere la responsabilità del conducente.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omicidio stradale: la velocità non prudenziale è colpa anche sotto i limiti

Guidare rispettando i limiti di velocità non è sempre sufficiente per escludere la propria responsabilità in caso di incidente. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del Codice della Strada: la velocità non prudenziale, ovvero quella non adeguata alle circostanze concrete, può fondare una condanna per omicidio stradale. Il caso analizzato riguarda un autista di autobus che, in condizioni di scarsa visibilità, ha investito un pedone, pur mantenendo un’andatura inferiore al limite consentito.

I Fatti del Caso

L’incidente è avvenuto di notte, su un tratto di strada rettilineo e privo di illuminazione pubblica. Un uomo, dopo aver notato la carcassa di un capriolo sulla corsia opposta, aveva fermato la sua auto, lasciato i fari accesi, attraversato e iniziato a trascinare l’animale per liberare la carreggiata. Mentre compiva questa operazione, veniva investito da un autobus di linea che sopraggiungeva. L’impatto risultava fatale.

In primo grado, il conducente dell’autobus veniva assolto. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, condannandolo per omicidio stradale. La difesa dell’autista ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la responsabilità fosse da attribuire esclusivamente alla condotta imprevedibile e imprudente del pedone.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la sentenza di condanna. I giudici hanno chiarito che, sebbene l’autista viaggiasse a 38 km/h su un tratto con limite di 50 km/h, la sua condotta di guida non era stata adeguata alle pericolose condizioni della strada in quel momento.

Le Motivazioni: Il Concetto di Velocità non Prudenziale

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 141 del Codice della Strada. Questa norma impone al conducente di regolare la velocità in modo da poter sempre mantenere il controllo del veicolo ed essere in grado di arrestarsi di fronte a un ostacolo prevedibile. La Corte ha sottolineato che la velocità non prudenziale non si valuta solo in base ai limiti numerici, ma in relazione a una serie di fattori, tra cui:

* Condizioni ambientali: l’oscurità e l’assenza di illuminazione pubblica.
* Condizioni della strada: la presenza di un’auto ferma in modo irregolare sulla corsia opposta con i fari accesi.
* Presenza di anomalie: la striscia di tracce ematiche lasciate dall’animale investito.

Questi elementi, complessivamente considerati, costituivano un chiaro segnale di anomalia e pericolo. La presenza di un’auto ferma con i fari puntati sulla strada avrebbe dovuto indurre qualsiasi conducente a rallentare drasticamente, se non a fermarsi, per comprendere la situazione. La Corte ha ritenuto che tale scenario rendesse “più che prevedibile che fosse successo qualcosa di anomalo”, e quindi la presenza di un ostacolo o di una persona sulla carreggiata non poteva essere considerata un evento eccezionale o imprevedibile.

Le Motivazioni: La Colpa del Pedone non Esclude quella del Conducente

La Cassazione ha riconosciuto la condotta della vittima come “gravemente imprudente”, ma non tale da interrompere il nesso causale con la condotta del conducente. L’investimento, infatti, non sarebbe avvenuto se l’autista avesse adottato la cautela richiesta dalle circostanze. L’obbligo di prudenza imposto dall’art. 141 del Codice della Strada serve proprio a fronteggiare situazioni potenzialmente pericolose, inclusi i comportamenti imprudenti altrui, quando questi rientrano nel novero degli eventi prevedibili. In questo caso, gli indizi di pericolo erano tali da rendere l’attraversamento di un pedone un’ipotesi non remota.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un monito importante per tutti gli automobilisti: il rispetto del limite di velocità è una condizione necessaria ma non sufficiente per una guida sicura e responsabile. La vera prudenza risiede nella capacità di “leggere” la strada e di adeguare il proprio comportamento a ogni segnale di potenziale pericolo. In presenza di oscurità, veicoli fermi in posizioni anomale o altri elementi insoliti, il dovere di cautela si eleva al massimo, imponendo di ridurre la velocità fino al punto da poter arrestare il veicolo in qualsiasi momento. La responsabilità penale, come dimostra questo caso, può sorgere anche quando si crede, a torto, di essere nel giusto.

È possibile essere condannati per omicidio stradale se si guida al di sotto del limite di velocità?
Sì, è possibile. La sentenza chiarisce che la responsabilità penale non dipende solo dal rispetto del limite numerico di velocità, ma dall’aver tenuto una “velocità non prudenziale” in relazione alle specifiche e concrete circostanze di tempo e di luogo, come scarsa visibilità, presenza di ostacoli o altre anomalie sulla strada.

Quando la condotta imprudente di un pedone esclude la responsabilità del conducente?
La condotta del pedone esclude la responsabilità del conducente solo quando si configura come una causa eccezionale, atipica, non prevista né prevedibile, che da sola è sufficiente a produrre l’evento. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la presenza di vari segnali di anomalia (auto ferma con fari accesi, tracce sulla strada) rendesse prevedibile la presenza di un ostacolo, e quindi la condotta del pedone, seppur imprudente, non era imprevedibile al punto da escludere la colpa del conducente.

Cosa si intende per “velocità prudenziale” secondo la Cassazione?
Per velocità prudenziale si intende quella che permette al conducente di mantenere sempre il controllo del proprio veicolo e di compiere manovre di emergenza, come l’arresto tempestivo, entro i limiti del proprio campo di visibilità e dinanzi a qualsiasi ostacolo prevedibile. Non è un valore fisso, ma una valutazione che deve essere fatta caso per caso dal conducente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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