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Valutazione testimonianza: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15133/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per rapina. La difesa contestava la valutazione testimonianza della vittima, ritenendola contraddittoria. La Corte ha stabilito che non si può chiedere in Cassazione una nuova valutazione delle prove, ma solo denunciare vizi logici manifesti, assenti nel caso di specie. Anche le censure sulle modalità della ricognizione sono state respinte.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Valutazione testimonianza: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha ribadito i confini invalicabili del giudizio di legittimità, in particolare per quanto riguarda la valutazione testimonianza della persona offesa. Il caso in esame, relativo a una condanna per rapina aggravata, offre spunti cruciali per comprendere perché non sia possibile chiedere alla Suprema Corte una nuova e diversa lettura delle prove già esaminate nei gradi di merito. Analizziamo la decisione per capire i principi affermati.

I Fatti del Processo: Dalla Condanna al Ricorso per Cassazione

Un uomo veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di rapina aggravata in concorso. La condanna si fondava in modo significativo sul riconoscimento, sia fotografico che in dibattimento, effettuato dalla vittima del reato. La difesa dell’imputato, non condividendo la decisione della Corte d’Appello, decideva di presentare ricorso per Cassazione, basando le proprie doglianze su tre motivi principali, tutti incentrati sulla presunta inattendibilità delle prove a carico.

I Motivi del Ricorso: La Contestata Valutazione della Testimonianza

Il nucleo centrale del ricorso verteva sulla critica alla valutazione della testimonianza della persona offesa, considerata dalla difesa inattendibile e contraddittoria.

Le Presunte Contraddizioni della Persona Offesa

La difesa evidenziava numerose discrepanze tra le diverse versioni fornite dalla vittima riguardo alle caratteristiche fisiche, somatiche e linguistiche del rapinatore. Secondo il ricorrente, queste incongruenze minavano alla base la credibilità del riconoscimento effettuato. Era, a suo dire, illogico che i giudici di merito avessero dato prevalenza al dato del riconoscimento rispetto a tali palesi contraddizioni. La difesa lamentava, inoltre, un travisamento della prova, sostenendo che l’inattendibilità delle descrizioni rendeva di per sé invalido il riconoscimento e che la ripetuta sottoposizione dell’immagine dell’imputato alla vittima avesse potuto generare effetti di autosuggestione.

Le Censure sulle Modalità di Ricognizione

Un secondo motivo di ricorso criticava le modalità con cui era stata condotta la ricognizione formale dell’imputato, deducendo la violazione delle norme del codice di procedura penale (artt. 213 e 214 c.p.p.). Secondo la difesa, le procedure preliminari all’atto non erano state rispettate, rendendo i risultati inutilizzabili.

Infine, un terzo motivo contestava l’eccessività della pena inflitta e il mancato riconoscimento della prevalenza delle attenuanti generiche sulle aggravanti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte, fornendo chiarimenti fondamentali sui limiti del proprio giudizio.

I Limiti alla Valutazione della Testimonianza in Sede di Legittimità

Sul punto principale, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il ricorso per Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio dove poter riesaminare il merito delle prove. Le censure relative alla violazione dell’art. 192 c.p.p. (sulla valutazione della prova) non sono ammissibili se, in realtà, mascherano una richiesta di diversa interpretazione del materiale probatorio. Il compito della Cassazione è verificare che la motivazione della sentenza impugnata non sia mancante, manifestamente illogica o contraddittoria, non sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva argomentato in modo logico le ragioni per cui riteneva attendibile il riconoscimento, nonostante le discrasie nelle descrizioni fornite dalla vittima. Tale ragionamento, non essendo palesemente illogico, non può essere sindacato in sede di legittimità. Analogamente, la Corte ha specificato che il “travisamento della prova” è un vizio specifico che si ha solo quando il giudice inventa una prova o ne ignora una decisiva, non quando ne dà una lettura diversa da quella auspicata dalla difesa.

La Reiezione delle Censure sulla Procedura di Ricognizione

Anche il secondo motivo è stato ritenuto infondato. La Corte ha osservato che la censura era generica, poiché la difesa non aveva indicato quali specifici adempimenti procedurali fossero stati omessi. Inoltre, ha ricordato che eventuali nullità relative alle fasi preliminari della ricognizione sono “relative” e devono essere eccepite immediatamente, a pena di decadenza. Infine, la giurisprudenza è pacifica nel ritenere che la scarsa somiglianza tra i soggetti presenti in una ricognizione non costituisce causa di nullità dell’atto, ma al più un elemento che il giudice di merito può valutare nel ponderare l’attendibilità del risultato.

Le Conclusioni

La sentenza conferma la netta distinzione tra il giudizio di merito (primo grado e appello), dove si accertano i fatti e si valutano le prove, e il giudizio di legittimità (Cassazione), che ha il solo compito di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione. Contestare la valutazione testimonianza o l’attendibilità di una prova, senza dimostrare una palese illogicità nel ragionamento del giudice, si traduce in un tentativo inammissibile di ottenere una nuova valutazione del fatto, preclusa alla Suprema Corte.

È possibile contestare in Cassazione l’attendibilità di un testimone già valutata dai giudici di merito?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova e diversa valutazione dell’attendibilità di un testimone. Il ricorso è ammissibile solo se si dimostra che la motivazione del giudice di merito è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente, non se ci si limita a proporre una lettura delle prove diversa da quella accolta in sentenza.

La scarsa somiglianza tra le persone in una ricognizione formale rende l’atto nullo?
No, secondo la giurisprudenza costante richiamata dalla sentenza, l’inosservanza della regola di scegliere persone il più possibile somiglianti al sospettato per la ricognizione non costituisce una causa di nullità o inutilizzabilità dell’atto. È un elemento che il giudice di merito può considerare nel valutare liberamente la credibilità e l’attendibilità del risultato della ricognizione.

Cosa significa ‘travisamento della prova’ e quando può essere denunciato in Cassazione?
Il travisamento della prova è un vizio specifico della motivazione che si verifica quando il giudice di merito fonda la sua decisione su un’informazione che non esiste negli atti del processo oppure omette la valutazione di una prova decisiva. Non si ha travisamento quando il giudice semplicemente interpreta una prova in modo diverso da come vorrebbe la parte ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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