LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Valutazione recidiva: non solo precedenti penali

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 21 gennaio 2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la conferma della recidiva. I giudici hanno chiarito che la valutazione recidiva non può basarsi solo sui precedenti penali, ma deve considerare la personalità dell’imputato e la sua inclinazione a delinquere, come dimostrato da ripetute condanne e insensibilità alle stesse.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Valutazione recidiva: oltre l’automatismo dei precedenti penali

La corretta valutazione recidiva è un tema centrale nel diritto penale, poiché incide direttamente sulla determinazione della pena. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per affermare la recidiva non basta un mero elenco di precedenti condanne. È necessaria un’analisi approfondita e concreta che colleghi il passato criminale dell’imputato al nuovo reato commesso, dimostrando una sua persistente inclinazione a delinquere. Questo approccio garantisce che la risposta sanzionatoria sia proporzionata non solo al fatto, ma anche alla personalità del reo.

I fatti del caso

Un soggetto proponeva ricorso in Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato, tra le altre cose, l’applicazione della recidiva. Secondo la tesi difensiva, i giudici di merito avevano commesso un errore, basando la loro decisione esclusivamente sui precedenti penali del ricorrente, senza compiere una valutazione più approfondita. La difesa sosteneva che tale automatismo violasse i principi giurisprudenziali consolidati in materia.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno chiarito che, contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, la Corte d’Appello aveva correttamente motivato la sua decisione. La sentenza impugnata non si era limitata a prendere atto dei precedenti, ma aveva spiegato come i fatti contestati fossero l’espressione di una personalità incline a delinquere, caratterizzata da ‘plurime ricadute’ che dimostravano una chiara ‘insensibilità rispetto alle condanne riportate’.

Le motivazioni: i criteri per una corretta valutazione recidiva

La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire i criteri che guidano una corretta valutazione recidiva. La motivazione della Corte si allinea ai principi consolidati della giurisprudenza di legittimità, secondo cui la decisione del giudice non può fondarsi unicamente sulla gravità dei fatti o sul tempo trascorso tra un reato e l’altro. Il giudice ha il dovere di esaminare in concreto, sulla base dei criteri indicati dall’art. 133 del codice penale, il rapporto esistente tra il reato per cui si procede e le condanne precedenti. L’obiettivo è verificare se e in che misura la condotta criminale passata sia indicativa di una ‘perdurante inclinazione al delitto’. Questa inclinazione deve aver agito come fattore criminogeno, influenzando la commissione del nuovo reato. Di conseguenza, solo un’analisi che lega logicamente il passato al presente può giustificare l’aggravamento della pena derivante dalla recidiva.

Le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza riafferma che la recidiva non è un automatismo legato al casellario giudiziale. È una valutazione complessa che richiede al giudice di andare oltre la semplice constatazione dei precedenti. È necessario un giudizio sulla personalità del reo e sulla sua propensione a commettere nuovi reati, desunta dal legame specifico tra le vecchie e le nuove condotte illecite. La decisione della Cassazione, dichiarando inammissibile il ricorso, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, confermando la validità dell’approccio seguito dai giudici di merito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato perché, secondo la Corte, la Corte d’Appello aveva motivato correttamente la sua decisione sulla recidiva, non basandosi solo sui precedenti penali ma analizzando la personalità incline a delinquere del soggetto.

Su quali basi si fonda una corretta valutazione recidiva secondo la Corte?
Secondo la Corte, una corretta valutazione non può basarsi solo sulla gravità dei fatti o sull’arco temporale, ma deve esaminare in concreto il rapporto tra il nuovo reato e le condanne precedenti per verificare se la condotta passata indichi una perdurante inclinazione al delitto che ha influito sulla commissione del nuovo reato.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati