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Valutazione recidiva: la discrezionalità del giudice

Un ricorrente ha impugnato la sentenza di condanna contestando la mancata esclusione della recidiva. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione recidiva rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Quest’ultimo può legittimamente considerarla un’aggravante basandosi sulla pericolosità sociale del reo, desunta dalla sua storia criminale, e non solo sulla gravità del singolo fatto o sul tempo trascorso dalle precedenti condanne.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Valutazione Recidiva: La Discrezionalità del Giudice secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 5 novembre 2024, ha fornito importanti chiarimenti sulla valutazione recidiva nel processo penale. Questa decisione sottolinea l’ampia discrezionalità del giudice di merito nel determinare il trattamento sanzionatorio, confermando che la pericolosità sociale del reo, desumibile dalla sua storia criminale, è un fattore cruciale. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante provvedimento.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorrente lamentava un vizio di motivazione riguardo alla mancata esclusione dell’aggravante della recidiva, contestando di conseguenza la determinazione della pena finale. Secondo la difesa, la Corte di merito non aveva adeguatamente giustificato la decisione di applicare l’aumento di pena per la recidiva, violando così la legge.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla valutazione recidiva

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Gli Ermellini hanno stabilito che la Corte d’Appello ha agito correttamente, applicando i principi consolidati della giurisprudenza di legittimità in materia. La decisione ha confermato che la valutazione sulla recidiva non può basarsi unicamente sulla gravità dei fatti contestati o sull’arco temporale in cui sono stati commessi.

Le Motivazioni

La Cassazione ha chiarito che il giudice, nel decidere se applicare l’aumento per la recidiva, deve compiere una valutazione complessa ai sensi degli articoli 132 e 133 del codice penale. Questo processo non è un automatismo, ma richiede un’analisi concreta del rapporto tra il reato per cui si procede e le condanne precedenti. L’obiettivo è verificare se e in che misura la condotta criminale passata sia indicativa di una “perdurable inclinazione al delitto” che ha influenzato la commissione del nuovo reato. Nel caso di specie, l’imputato aveva ben tredici condanne precedenti per reati contro il patrimonio, elemento che la Corte ha ritenuto sintomatico di una radicata pericolosità sociale e di una chiara propensione al crimine. La graduazione della pena, inclusa la gestione delle aggravanti e delle attenuanti e il loro bilanciamento, rientra pienamente nella discrezionalità del giudice di merito. Tale discrezionalità sfugge al controllo di legittimità, a meno che non sia frutto di un ragionamento palesemente illogico o arbitrario, cosa che non è stata riscontrata in questo caso.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione recidiva è un giudizio personalizzato sulla figura del reo. Non è sufficiente contestare genericamente l’applicazione dell’aggravante; è necessario dimostrare l’illogicità o l’arbitrarietà della decisione del giudice. La Corte ha quindi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a causa dell’inammissibilità del suo ricorso. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di fondare i ricorsi per cassazione su vizi concreti e non su una mera critica della valutazione discrezionale del giudice di merito.

Come deve comportarsi il giudice nella valutazione della recidiva?
Il giudice non può limitarsi a considerare la gravità del nuovo reato o il tempo trascorso dalle condanne precedenti. Deve invece esaminare in concreto il legame tra il nuovo fatto e la storia criminale del reo, per verificare se questa indichi una persistente inclinazione a delinquere che ha agito come fattore criminogeno.

La discrezionalità del giudice nella determinazione della pena è illimitata?
No, la discrezionalità del giudice è ampia ma non illimitata. Deve essere esercitata nel rispetto dei principi stabiliti dagli artt. 132 e 133 del codice penale. La decisione può essere contestata in Cassazione solo se risulta frutto di un ragionamento palesemente illogico o arbitrario.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la decisione impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, stabilita dalla Corte, a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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