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Valutazione prove: Cassazione annulla misura cautelare

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che confermava una misura cautelare (arresti domiciliari) per spaccio di droga. La decisione si basa sulla scorretta valutazione delle prove da parte del Tribunale, in particolare riguardo la credibilità di un coindagato e le dichiarazioni di un testimone de relato. La Corte ha riscontrato vizi di motivazione, ritenendo l’analisi del quadro indiziario illogica e incompleta.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Valutazione delle Prove: La Cassazione Annulla Misura Cautelare per Vizi di Motivazione

Una corretta valutazione delle prove è il pilastro di ogni giusto processo. Quando la libertà di una persona è in gioco, è imperativo che ogni elemento indiziario sia analizzato con rigore, logica e completezza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 5226/2025) ribadisce questo principio fondamentale, annullando un’ordinanza che confermava gli arresti domiciliari per un indagato, a causa di una motivazione palesemente illogica e frammentaria.

I Fatti del Caso: Un Quadro Indiziario Contestato

Il caso riguarda un uomo sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di 100 grammi di cocaina. La difesa aveva richiesto la revoca della misura, presentando nuovi elementi che, a suo dire, indebolivano significativamente il quadro indiziario. Tra questi:

* La corretta trascrizione di un’intercettazione ambientale.
* Le dichiarazioni di un coindagato, cognato dell’indagato, che scagionava quest’ultimo dallo specifico episodio.
* Il parere favorevole alla revoca espresso dallo stesso Pubblico Ministero.

Nonostante questi elementi, sia il Giudice per le indagini preliminari che il Tribunale in sede di appello avevano rigettato l’istanza, confermando la misura cautelare.

La Decisione del Tribunale e i Motivi del Ricorso

Il Tribunale aveva basato la sua decisione su una valutazione delle prove che la Cassazione ha giudicato gravemente viziata. In sintesi, il giudice di merito aveva ritenuto irrilevante l’errore di trascrizione, definendolo una semplice ‘espressione stilistica’. Aveva poi giudicato ‘non convincenti’ le dichiarazioni del cognato coindagato, perché non ricordava ‘spontaneamente’ il significato di un’annotazione trovata su un biglietto. Infine, aveva dato pieno credito alle dichiarazioni di un altro coindagato, che accusava l’indagato sulla base di informazioni ricevute ‘per sentito dire’ proprio dal cognato, la cui versione era stata però scartata.

Di fronte a questa motivazione contraddittoria, la difesa ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando l’illogicità e l’omissione nella valutazione del mutato quadro indiziario.

Le Motivazioni della Cassazione: L’Importanza di una Corretta Valutazione delle Prove

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, smontando punto per punto il ragionamento del Tribunale. I giudici supremi hanno evidenziato come l’iter logico seguito fosse ‘incompleto, avulso dalle risultanze di causa, privo del necessario rigore e inficiato da errori di diritto’.

In primo luogo, il giudizio sulla credibilità del cognato è stato definito ‘semplicistico’. Il Tribunale non aveva considerato che le sue dichiarazioni non erano totalmente ‘liberatorie’: pur scagionando l’indagato per i 100 grammi, aveva confermato il suo coinvolgimento in altri ‘affari di droga’ per quantitativi minori. Se l’obiettivo fosse stato solo quello di salvare il parente, perché accusare un terzo innocente (rischiando una condanna per calunnia) e fornire comunque elementi a carico del cognato?

In secondo luogo, la Corte ha censurato il valore preponderante attribuito alla testimonianza ‘de relato’ (per sentito dire). È un errore di diritto, spiega la Cassazione, fondare una decisione sulle dichiarazioni di un testimone la cui fonte diretta (il cognato) ha fornito una versione dei fatti completamente diversa.

Infine, è stata criticata la superficialità con cui è stata liquidata la discrasia nella trascrizione dell’intercettazione, un elemento che, unito agli altri, avrebbe meritato un’analisi più approfondita.

Conclusioni

La sentenza si conclude con l’annullamento dell’ordinanza e il rinvio degli atti al Tribunale di Bari per un nuovo giudizio. Questo dovrà attenersi ai principi stabiliti dalla Cassazione, procedendo a una nuova e più rigorosa valutazione delle prove. La decisione riafferma un caposaldo del diritto processuale penale: la motivazione di un provvedimento che limita la libertà personale non può basarsi su congetture, valutazioni frammentarie o illogiche. Ogni elemento deve essere analizzato nel suo contesto e in relazione a tutte le altre risultanze, garantendo che la decisione finale sia il frutto di un percorso logico-giuridico coerente e completo.

Come deve essere valutata la dichiarazione di un coindagato?
La dichiarazione di un coindagato deve essere valutata nella sua interezza, considerando la sua logica interna, il contesto in cui è resa e le possibili motivazioni del dichiarante. Non è corretto concentrarsi solo su parti specifiche, ignorando il tenore complessivo del narrato e le sue eventuali contraddizioni, come fatto nel caso di specie dal Tribunale.

Che valore ha la testimonianza ‘de relato’ (per sentito dire)?
Secondo la Corte, una testimonianza ‘de relato’ ha un valore probatorio debole. È un errore attribuirle un peso decisivo, specialmente quando la fonte originaria dell’informazione smentisce il contenuto della testimonianza stessa. Tale tipo di prova richiede sempre riscontri esterni e oggettivi per poter essere utilizzata.

Cosa succede se la motivazione di un’ordinanza è illogica o incompleta?
Se la motivazione di un provvedimento giudiziario, come un’ordinanza cautelare, risulta illogica, frammentaria, contraddittoria o incompleta, può essere annullata dalla Corte di Cassazione. In tal caso, il procedimento viene rinviato al giudice di merito, che dovrà riesaminare la questione correggendo i vizi di motivazione evidenziati dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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