LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Valutazione prognostica e affidamento in prova: il no

La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di un Tribunale di Sorveglianza che aveva negato l’affidamento in prova ai servizi sociali. La Corte ha ribadito che la valutazione prognostica sulla pericolosità sociale non può fondarsi esclusivamente su reati commessi in passato o su carichi pendenti, ma deve analizzare la condotta attuale del condannato e i suoi progressi nel percorso di risocializzazione. Il giudice di merito aveva ignorato questi principi, ripetendo gli stessi errori di una precedente decisione già annullata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Valutazione Prognostica: Non Basta il Passato per Negare l’Affidamento in Prova

L’affidamento in prova al servizio sociale rappresenta un pilastro del sistema penale orientato alla rieducazione. Tuttavia, la sua concessione dipende da una complessa valutazione prognostica sulla futura condotta del condannato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 3027/2025) chiarisce nuovamente i limiti di questo giudizio, sottolineando che non può basarsi unicamente sul passato criminale del soggetto, ma deve guardare al presente e al futuro.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo condannato per reati legati agli stupefacenti, che si era visto respingere dal Tribunale di Sorveglianza la richiesta di affidamento in prova. La decisione del Tribunale si fondava sul suo passato giudiziario, includendo il reato in esecuzione, un carico pendente per associazione mafiosa e una precedente condanna, sebbene prescritta.

Contro questa decisione, l’uomo aveva già proposto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, in una precedente sentenza (n. 17080/2024), aveva annullato l’ordinanza, criticando la motivazione come “generica e assertiva”, poiché si limitava a valorizzare i reati passati senza contestualizzarli e senza fornire indicazioni sulle ragioni che ostacolavano l’avvio di un percorso di revisione critica.

Il caso era quindi tornato al Tribunale di Sorveglianza (quale giudice del rinvio), che, tuttavia, ha nuovamente rigettato l’istanza, disattendendo i principi indicati dalla Cassazione e basando ancora una volta la sua decisione su vicende giudiziarie pregresse e risalenti nel tempo.

L’Importanza della corretta valutazione prognostica

La Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi per la seconda volta, ha accolto il ricorso, censurando duramente l’operato del giudice del rinvio. La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione prognostica per la concessione di una misura alternativa non può prescindere dall’analisi della personalità attuale del soggetto e dalla sua condotta successiva alla condanna.

Se è vero che la natura e la gravità dei reati commessi sono il punto di partenza, questi elementi non possono assumere un rilievo decisivo in senso negativo. È indispensabile esaminare i comportamenti attuali del condannato per accertare la presenza di elementi positivi che indichino un buon esito della prova e una prevenzione del pericolo di recidiva.

Gli Indicatori da Considerare

La Corte elenca una serie di indicatori utili per questa valutazione:
* L’assenza di nuove denunce.
* Il ripudio delle pregresse condotte devianti.
* L’adesione a valori socialmente condivisi.
* La condotta di vita attuale.
* L’attaccamento al contesto familiare.
* Una buona prospettiva di risocializzazione, come un’opportunità lavorativa concreta.

Non è richiesta la prova di una completa revisione critica del proprio passato, ma è sufficiente che emerga l’avvio di un tale processo.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Nel caso specifico, il Tribunale di Sorveglianza aveva ignorato una relazione di sintesi positiva del carcere, datata aprile 2023, che evidenziava l’ammissione di responsabilità da parte del condannato e l’esistenza di un’opportunità lavorativa. Invece, si era concentrato quasi esclusivamente su fatti risalenti agli anni tra il 2014 e il 2018, senza spiegare perché gli sviluppi positivi più recenti fossero irrilevanti.

La Cassazione ha definito questa impostazione una mancata esecuzione del mandato ricevuto con la precedente sentenza di annullamento. Il giudice del rinvio non ha operato una nuova e completa valutazione, ma si è limitato a riproporre le vecchie ragioni, omettendo qualsiasi analisi prognostica sulla personalità attuale dell’individuo. Di conseguenza, il provvedimento è stato annullato nuovamente con rinvio, affinché un nuovo esame venga condotto nel rispetto dei principi di diritto enunciati.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza il principio costituzionale della funzione rieducativa della pena. La decisione di concedere o negare una misura alternativa come l’affidamento in prova deve basarsi su un’analisi dinamica e attuale della persona, non su una fotografia statica del suo passato. I giudici di sorveglianza sono chiamati a un esame approfondito che ponderi tutti gli elementi, positivi e negativi, per formulare un giudizio prognostico che sia realmente predittivo del percorso di reinserimento sociale del condannato.

Per negare l’affidamento in prova, un giudice può basarsi solo sui reati passati e sui carichi pendenti del condannato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una valutazione fondata esclusivamente su questi elementi è insufficiente e generica. È indispensabile un’analisi completa che includa la condotta attuale del soggetto e gli indicatori di un percorso di risocializzazione.

Quali elementi deve considerare il Tribunale di Sorveglianza per una corretta valutazione prognostica?
Il Tribunale deve esaminare la condotta tenuta dopo la condanna, i comportamenti attuali, l’eventuale assenza di nuove denunce, l’adesione a valori socialmente condivisi, l’attaccamento al contesto familiare e le prospettive concrete di risocializzazione, come un’opportunità di lavoro.

Cosa accade quando un giudice del rinvio non segue le indicazioni della Corte di Cassazione?
La sua decisione viene annullata. La Corte di Cassazione rinvia nuovamente il caso al Tribunale di Sorveglianza, che dovrà procedere a un nuovo giudizio attenendosi scrupolosamente ai principi di diritto stabiliti dalla Corte stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati