Valutazione del fatto: I Limiti Imposti dalla Corte di Cassazione
La corretta valutazione del fatto rappresenta un pilastro fondamentale del processo penale. Tuttavia, fino a che punto un imputato può contestare tale valutazione nei vari gradi di giudizio? Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i confini invalicabili del giudizio di legittimità, ribadendo che non è possibile una rilettura degli elementi di prova, ma solo un controllo sulla logicità della decisione impugnata. Il caso analizzato riguarda un ricorso presentato da un imputato condannato per distrazione di beni sociali, il quale lamentava una presunta diversità tra i fatti a lui addebitati e quelli contestati a una concorrente nel reato che aveva scelto la via del patteggiamento.
L’analisi dei Fatti Contestati
Il ricorrente era stato accusato di aver sottratto, insieme a una complice, un autocarro e un rimorchio appartenenti al patrimonio di una società. La sua linea difensiva si fondava sull’idea che il fatto storico oggetto della sua imputazione fosse diverso da quello ascritto alla coimputata, la quale aveva già definito la propria posizione con una sentenza di patteggiamento divenuta irrevocabile. Secondo la difesa, questa presunta diversità avrebbe dovuto invalidare la valutazione operata dai giudici di merito.
Tuttavia, la Corte di Appello prima, e la Cassazione poi, hanno smontato questa tesi. Dall’esame della sentenza di patteggiamento è emerso chiaramente che alla coimputata era stato contestato il medesimo fatto storico: la distrazione dello stesso identico autocarro e rimorchio, appartenenti alla stessa società e con un valore del corrispettivo sottratto coincidente. La sostanziale identità degli addebiti ha quindi reso infondate le osservazioni del ricorrente.
La Valutazione del Fatto e i Poteri della Cassazione
Il punto cruciale della sentenza risiede nella riaffermazione di un principio cardine del nostro ordinamento processuale: i limiti del sindacato della Corte di Cassazione. I Giudici hanno sottolineato come la valutazione del fatto e delle prove, operata dai giudici di merito, sia incensurabile in sede di legittimità se non presenta vizi di manifesta illogicità, contraddittorietà o carenza motivazionale.
Il ricorso, secondo la Suprema Corte, si arrestava a una “mera critica confutativa”, ovvero un tentativo di contrapporre alla ricostruzione logica e coerente dei giudici di merito una propria personale e alternativa lettura degli elementi di fatto. Questo approccio non è consentito in Cassazione, il cui compito non è decidere quale tra diverse ricostruzioni plausibili sia la migliore, ma solo verificare che quella adottata nella sentenza impugnata regga al vaglio della logica e del diritto.
Le Motivazioni della Corte
La Corte di Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso condividendo pienamente la linea interpretativa consolidata. Si è specificato che una decisione giudiziaria non può essere invalidata da prospettazioni alternative che si risolvono in una “mirata rilettura” degli elementi di fatto. L’imputato non può, in sede di legittimità, proporre nuovi parametri di valutazione o asserire che la propria versione dei fatti sia più plausibile o dotata di maggiore capacità esplicativa.
Il Collegio ha ritenuto la valutazione dei Giudici dell’appello del tutto priva di aspetti di contraddittorietà o illogicità. La decisione impugnata era fondata su una solida tenuta logica e coerenza interna, rendendo il motivo di ricorso inefficace e incapace di scalfire la correttezza del ragionamento seguito nei gradi di merito.
Conclusioni
Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza pratica. Essa ricorda a tutti gli operatori del diritto che il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio nel quale si può ridiscutere l’intera vicenda fattuale. La valutazione del fatto è di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Alla Corte Suprema spetta il ruolo di “giudice della legge”, con il compito di assicurare la corretta applicazione delle norme e la coerenza logica delle motivazioni, senza poter entrare nel merito delle scelte valutative, a meno che queste non siano palesemente irrazionali.
Può la Corte di Cassazione riesaminare i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti. Il suo compito è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza impugnata sia logica e non contraddittoria. La valutazione dei fatti spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).
Cosa significa che un motivo di ricorso è una ‘mera critica confutativa’?
Significa che il ricorrente si limita a contestare la ricostruzione dei fatti operata dal giudice, proponendone una propria alternativa, senza però dimostrare un vizio logico o una violazione di legge nella decisione impugnata. Questo tipo di critica non è ammessa in Cassazione.
Se due persone sono accusate dello stesso reato, il fatto che una patteggi e l’altra no cambia la natura del fatto contestato?
No. Come chiarito dalla sentenza, se gli elementi materiali del reato sono identici (in questo caso, la sottrazione degli stessi beni alla stessa società), il fatto storico rimane il medesimo per entrambi gli imputati, indipendentemente dalle diverse scelte processuali che essi compiono.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 1 Num. 29930 Anno 2025
In nome del Popolo Italiano
Penale Sent. Sez. 1 Num. 29930 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 30/05/2025
PRIMA SEZIONE PENALE
NOME CASA
Sent. n. sez. 403/2025
– Relatore –
COGNOME NOME COGNOME
ha pronunciato la seguente
Sul ricorso proposto da:
avverso la sentenza del 27/11/2024 della Corte d’appello di Torino
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO
6. Il Sostituto Procuratore generale presso questa Corte, NOME COGNOME ha fatto pervenire la requisitoria scritta con la quale ha chiesto il rigetto del ricorso.
¨ stato chiarito innanzitutto come la concorrente intranea del COGNOME, NOME COGNOME avesse definito la propria posizione con sentenza di patteggiamento, emessa dal GUP di Aosta il 27/02/2018, irrevocabile il 18/03/2018; l’esame della sentenza ex art. 444 cod. proc. pen. consentiva di acclarare che alla COGNOME risultava essere stato contestato il medesimo fatto storico oggetto dell’imputazione mossa all’odierno imputato. Sul punto si appalesano pertanto infondate le osservazioni del ricorrente in ordine all’asserita diversità del fatto contestato: il confronto tra le imputazioni rispettivamente mosse al COGNOME ed alla COGNOME consente infatti di apprezzare la sostanziale coincidenza degli addebiti, dal momento che in entrambe le imputazioni la distrazione contestata attiene al medesimo autocarro e rimorchio appartenente alla RAGIONE_SOCIALE e coincidente risulta essere il valore del corrispettivo sottratto al patrimonio sociale.
La valutazione operata dai Giudici dell’appello, essendo priva di aspetti di contraddittorietà o illogicità, Łincensurabile ad opera della Corte di cassazione; nØ il motivo di ricorso riesce a formulare una fondata critica alla decisione, in punto di tenuta logica, coerenza o contraddittorietà, arrestandosi, per lo piø, alla mera critica confutativa; il Collegio condivide, sul punto,la linea interpretativa tracciata da questa Corte, secondo la quale l’epilogo decisorio non può essere invalidato da prospettazioni alternative che si risolvano in una “mirata rilettura” degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione, ovvero nell’autonoma assunzione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti, da preferirsi a quelli adottati dal giudice di merito, perchØ illustrati come maggiormente plausibili, o perchØ assertivamente dotati di una migliore capacità esplicativa nel contesto in cui la condotta delittuosa si Ł in concreto realizzata (Sez. 6, n. 5465 del 04/11/2020, dep. 2021, F., Rv. 280601 – 01).
Così Ł deciso, 30/05/2025
Il Presidente NOME COGNOME