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Valore probatorio impronta digitale: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto in abitazione sulla base di una singola impronta digitale. La sentenza ribadisce l’elevato valore probatorio impronta digitale, considerata prova sufficiente di colpevolezza se l’imputato non fornisce una spiegazione alternativa e plausibile della sua presenza sulla scena del crimine.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Valore Probatorio Impronta Digitale: Basta un Dito per la Condanna?

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, numero 19529 del 2024, riafferma un principio cruciale nel processo penale: l’eccezionale valore probatorio impronta digitale. La Suprema Corte ha stabilito che una singola impronta, rinvenuta sulla scena del crimine, può essere sufficiente a fondare una sentenza di condanna, a meno che l’imputato non fornisca una spiegazione alternativa credibile. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un ricorso presentato da un uomo condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello per furto aggravato in abitazione. La prova cardine a suo carico era una singola impronta papillare rinvenuta sul vetro esterno di una finestra dell’abitazione svaligiata, protetta da persiane. Il furto era avvenuto in un arco temporale ristretto, prevalentemente notturno, mentre i proprietari erano assenti.

L’imputato ha contestato la sentenza, sostenendo che una sola impronta non potesse costituire una prova sufficiente per affermare la sua responsabilità penale, adducendo come giustificazione la sua residenza nella stessa via dell’abitazione derubata e il fatto che non fossero state trovate altre sue tracce all’interno.

La Decisione della Corte e il Valore Probatorio Impronta Digitale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. Gli Ermellini hanno confermato la consolidata giurisprudenza secondo cui il rilievo di impronte papillari su un oggetto legato al reato costituisce prova sufficiente della colpevolezza del soggetto a cui appartengono. L’onere di fornire una dimostrazione contraria, che spieghi la presenza di quell’impronta in modo lecito, ricade interamente sull’imputato.

Le Motivazioni

La Corte ha articolato il proprio ragionamento su diversi punti chiave che rafforzano il valore probatorio impronta digitale:

1. Affidabilità Scientifica: L’indagine dattiloscopica offre piena garanzia di attendibilità. Quando vengono individuati almeno sedici punti caratteristici uguali per forma e posizione, l’identificazione è certa. Questa certezza scientifica permette di stabilire senza dubbi la presenza fisica di una persona in un determinato luogo.
2. Contesto del Rinvenimento: La valenza della prova è stata amplificata dal contesto. L’impronta non era in un luogo di passaggio, ma sul vetro esterno di una finestra, un punto di accesso forzato per commettere il furto. Il fatto che fosse all’esterno, protetta da persiane, rendeva ancora più inverosimile una sua deposizione casuale.
3. Assenza di Giustificazioni Plausibili: L’imputato non ha fornito alcuna spiegazione logica e credibile per la presenza della sua impronta in quel punto specifico. La semplice vicinanza abitativa è stata ritenuta una circostanza del tutto insufficiente a giustificare il contatto con la finestra della vittima. L’assenza di altre impronte all’interno dell’abitazione è stata giudicata irrilevante, poiché non esclude la sua partecipazione al reato.
4. Inferenza Logica: Sulla base di questi elementi, la Corte ha ritenuto corretta l’inferenza logico-deduttiva operata dai giudici di merito: la presenza dell’impronta in quel luogo e in quel contesto temporale, unita all’assenza di relazioni lecite tra l’imputato e il luogo del delitto, conduceva direttamente all’affermazione della sua colpevolezza.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per le indagini e i processi penali. Il valore probatorio impronta digitale è talmente elevato da poter sostenere, anche da sola, una condanna. La decisione sottolinea che non basta per la difesa negare il fatto, ma è necessario costruire una narrazione alternativa, logica e verificabile, che spieghi perché l’impronta dell’imputato si trovasse sulla scena del crimine. In assenza di tale giustificazione, la prova scientifica mantiene tutta la sua schiacciante forza accusatoria.

Una singola impronta digitale è sufficiente per una condanna per furto?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, il rilievo di un’impronta papillare su un oggetto utilizzato per commettere il reato costituisce prova sufficiente di colpevolezza, a meno che l’imputato non fornisca una dimostrazione contraria che ne giustifichi la presenza.

Cosa rende un’impronta digitale una prova così affidabile?
La sua affidabilità deriva dalla certezza scientifica dell’indagine dattiloscopica. La Corte specifica che, se si evidenziano almeno sedici punti caratteristici uguali per forma e posizione, si ottiene la certezza che la persona identificata si sia trovata sul luogo del delitto.

È una giustificazione valida sostenere di abitare vicino alla scena del crimine?
No, la sentenza chiarisce che la semplice vicinanza abitativa non è una giustificazione sufficiente per spiegare la presenza di un’impronta in un punto specifico e anomalo, come il vetro esterno di una finestra. È necessaria una spiegazione logica e plausibile che colleghi lecitamente l’imputato a quel punto di contatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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