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Utilizzo indebito di carta: Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati, condannati per furto di una borsa da un’auto e per il successivo utilizzo indebito di carta di credito. La sentenza conferma le decisioni dei giudici di merito, basate su prove indiziarie come la stretta vicinanza temporale tra il furto e l’uso della carta e le riprese di videosorveglianza. La Corte ha inoltre ribadito i criteri per il diniego delle attenuanti generiche, ritenendo sufficiente una motivazione logica e ancorata alla gravità dei fatti.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Utilizzo indebito di carta: la Cassazione conferma la condanna basata su indizi

Con la sentenza n. 31688/2024, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di furto e successivo utilizzo indebito di carta di pagamento, confermando le condanne emesse nei gradi di merito. La decisione offre importanti spunti sulla valutazione della prova indiziaria e sui limiti del ricorso in Cassazione in presenza di una ‘doppia conforme’.

I fatti del caso

La vicenda ha origine con il furto di una borsa lasciata sul sedile di un’autovettura, mentre il proprietario era impegnato a riparare una gomma forata. All’interno della borsa si trovavano documenti, contanti e una carta bancomat. Poco dopo il furto, la vittima riceveva notifiche di prelievi e pagamenti effettuati con la carta sottratta.

Le indagini hanno portato all’identificazione di due soggetti. Il primo è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza di uno sportello bancomat mentre effettuava i prelievi. Successivamente, entrambi gli imputati sono stati filmati dalle telecamere di un esercizio commerciale mentre acquistavano profumi, pagando con la stessa carta. Sulla base di questi elementi, il GUP li ha condannati per furto (imputato al solo primo soggetto) e per l’utilizzo indebito della carta in concorso. La Corte d’Appello ha confermato integralmente la sentenza di primo grado.

I motivi del ricorso e l’utilizzo indebito di carta

Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione attraverso due distinti difensori, sollevando diverse questioni.

Un primo ricorso lamentava la carenza di motivazione riguardo al diniego delle circostanze attenuanti generiche, sostenendo che la Corte d’Appello avesse operato una valutazione astratta senza considerare elementi positivi come la lieve entità del fatto.

Il secondo ricorso, proposto da entrambi, contestava:
1. La responsabilità per il furto, affermando che la sola utilizzazione successiva della carta non provasse che l’imputato fosse anche l’autore materiale della sottrazione.
2. La responsabilità del secondo imputato per l’utilizzo indebito di carta, sostenendo che la sua semplice presenza fisica accanto al complice non fosse sufficiente a dimostrare un concorso nel reato.
3. La sussistenza dell’aggravante della destrezza nel furto.
4. Il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, data la lieve entità del fatto.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, fornendo una motivazione dettagliata per ciascuna censura.

Per quanto riguarda il diniego delle attenuanti generiche, la Corte ha ribadito il principio secondo cui la loro concessione non è un obbligo per il giudice. È sufficiente che il diniego sia supportato da una motivazione logica che indichi ragioni plausibili, come la gravità del fatto o l’intensità del dolo, senza dover analizzare ogni singolo elemento favorevole all’imputato. Nel caso di specie, la Corte territoriale aveva correttamente evidenziato le modalità insidiose della condotta come sintomo di un dolo intenso.

Sul nesso tra furto e utilizzo indebito di carta, la Cassazione ha ritenuto logica e ineccepibile la conclusione dei giudici di merito. La strettissima contiguità temporale tra la sottrazione della borsa e l’immediato utilizzo della carta da parte di uno degli imputati (identificato dalle telecamere) costituiva un elemento indiziario talmente forte da fondare un ragionamento inferenziale solido sulla sua responsabilità anche per il furto. La difesa, secondo la Corte, si era limitata a proporre una ricostruzione alternativa e puramente ipotetica (un ladro ignoto che abbandona la refurtiva, poi trovata dall’imputato), priva di qualsiasi riscontro fattuale.

In relazione alla responsabilità del secondo imputato, i giudici hanno valorizzato il concetto di ‘doppia conforme’. Poiché le sentenze di primo e secondo grado erano giunte alla medesima conclusione, esse si saldano in un unico corpo decisionale. Le prove, tra cui le riprese video nell’esercizio commerciale e le dichiarazioni della commessa, dimostravano la partecipazione attiva di entrambi all’acquisto fraudolento, fondando solidamente il giudizio di colpevolezza per il reato di indebito utilizzo della carta.

Infine, la censura relativa all’aggravante della destrezza è stata giudicata inammissibile perché, di fatto, tale aggravante era già stata esclusa in primo grado, con pronuncia confermata in appello. Pertanto, la doglianza era priva di interesse per il ricorrente.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce principi fondamentali del diritto penale e processuale. In primo luogo, una pluralità di indizi gravi, precisi e concordanti, come la vicinanza temporale e le riprese video, può legittimamente fondare una sentenza di condanna, superando il principio del ‘ragionevole dubbio’. Le ricostruzioni alternative proposte dalla difesa, per essere prese in considerazione, devono basarsi su elementi concreti e non essere meramente congetturali.

In secondo luogo, viene confermato che in presenza di una ‘doppia conforme’, il controllo di legittimità della Cassazione sulla motivazione è limitato, non potendo riesaminare il merito delle prove. Infine, la decisione sul diniego delle attenuanti generiche rientra nell’ampia discrezionalità del giudice di merito, il quale è tenuto a fornire una motivazione logica e non contraddittoria, anche se sintetica.

Quando le prove indiziarie sono sufficienti per una condanna per furto?
Secondo la Corte, una pluralità di elementi fattuali certi, come la stretta contiguità temporale tra il furto e l’utilizzo della refurtiva (la carta bancomat) e l’identificazione dell’utilizzatore tramite video, permette di giungere a una conclusione logica e ineccepibile sulla responsabilità per il furto attraverso un ragionamento inferenziale, anche in assenza di prove dirette del momento della sottrazione.

Perché possono essere negate le circostanze attenuanti generiche?
La loro concessione non è un obbligo. Il giudice può negarle fornendo una motivazione logica e adeguata, basata sui criteri dell’art. 133 c.p., come la gravità dei fatti evidenziata dalle modalità insidiose della condotta. Non è necessario che il giudice analizzi e confuti ogni singolo elemento favorevole all’imputato, essendo sufficiente l’indicazione di ragioni plausibili a sostegno del rigetto.

Cosa significa ‘doppia conforme’ e quali sono le conseguenze per il ricorso in Cassazione?
Si ha una ‘doppia conforme’ quando la sentenza d’appello conferma integralmente quella di primo grado. In tal caso, le due sentenze costituiscono un unico corpo decisionale. Ciò limita il controllo di legittimità della Cassazione, che non può riesaminare le prove, ma solo verificare la logicità e coerenza della motivazione complessiva risultante dalle due sentenze.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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