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Utilizzo indebito bancomat: Cassazione e motivazioni

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per utilizzo indebito bancomat. La sentenza chiarisce che prelevare denaro per compensare un presunto credito costituisce reato e che le mere irregolarità formali, come l’omessa indicazione del nuovo difensore nell’intestazione della sentenza, non ne causano la nullità se gli atti essenziali sono stati correttamente verbalizzati.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Utilizzo Indebito Bancomat: Irrilevante la Compensazione di un Credito

L’utilizzo indebito bancomat altrui per prelevare somme, anche se a titolo di compensazione per un credito preesistente, integra pienamente il reato previsto dall’art. 493-ter del codice penale. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con una recente sentenza, dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato e facendo chiarezza sia sugli elementi costitutivi del reato sia su alcuni aspetti procedurali.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna, confermata in appello, di un soggetto per il reato di indebito utilizzo di una carta bancomat non sua. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando tre principali vizi della sentenza impugnata. In primo luogo, una presunta violazione del contraddittorio dovuta alla mancata menzione, nell’intestazione della sentenza, del suo nuovo avvocato e delle conclusioni scritte depositate, nonostante fossero state annotate a mano sul verbale d’udienza. In secondo luogo, un vizio di motivazione, ritenuta illogica e carente nel provare l’indebito utilizzo della carta. Infine, un’erronea applicazione della legge, sostenendo che l’azione non fosse indebita ma finalizzata a compensare un debito che la persona offesa aveva nei suoi confronti, configurando al più il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni.

L’Analisi della Corte di Cassazione sul Reato di Utilizzo Indebito Bancomat

La Suprema Corte ha respinto tutte le doglianze, giudicando il ricorso inammissibile. Gli Ermellini hanno affrontato punto per punto i motivi di impugnazione, offrendo importanti chiarimenti sulla corretta interpretazione delle norme sostanziali e processuali coinvolte.

La Validità degli Atti Processuali

In merito al primo motivo, i giudici hanno stabilito che la discrasia tra il verbale d’udienza e l’intestazione della sentenza costituisce una mera irregolarità, un errore materiale emendabile che non inficia la validità dell’atto. Il verbale, in quanto atto pubblico fidefaciente, attestava correttamente l’avvenuta nomina del nuovo difensore e il deposito delle conclusioni. La Corte ha inoltre ribadito che il giudice di merito non è tenuto a confutare analiticamente ogni singola argomentazione difensiva, potendo disattenderla anche implicitamente quando questa sia incompatibile con l’impianto motivazionale complessivo della sentenza.

La Motivazione e i Limiti del Giudizio di Legittimità

Sul secondo motivo, la Cassazione ha ricordato che il suo ruolo non è quello di una terza istanza di merito. Il tentativo della difesa di ottenere una rilettura delle prove è stato giudicato inammissibile. La motivazione della Corte d’appello è stata considerata congrua e logica, avendo adeguatamente spiegato perché la disponibilità materiale della carta fosse irrilevante ai fini della configurazione del reato.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della decisione risiede nella confutazione del terzo motivo di ricorso. La Corte ha chiarito in modo definitivo che la pretesa di agire per compensare un proprio credito è del tutto irrilevante per escludere il reato di utilizzo indebito bancomat. Questo delitto, infatti, tutela il patrimonio e la sicurezza nella circolazione degli strumenti di pagamento. La condotta punita è l’utilizzo non autorizzato in sé, finalizzato a trarre un profitto per sé o per altri.

Inoltre, è stata esclusa la possibilità di riqualificare il fatto come esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Tale reato, previsto dagli articoli 392 e 393 c.p., richiede elementi costitutivi specifici, quali la violenza o la minaccia, del tutto assenti nel caso di specie, che si è concretizzato in un semplice prelievo di contanti tramite ATM.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: non ci si può fare giustizia da soli. L’esistenza di un credito non autorizza in alcun modo il creditore a utilizzare illecitamente strumenti di pagamento del debitore per soddisfare le proprie pretese. Tale condotta integra il grave reato di indebito utilizzo di carte di pagamento. Sul piano processuale, viene confermato che le irregolarità formali che non ledono il diritto di difesa e non alterano la sostanza della decisione non comportano la nullità della sentenza. La decisione consolida un orientamento rigoroso a tutela dell’ordine patrimoniale e della fiducia nel sistema dei pagamenti elettronici.

È reato prelevare con il bancomat di una persona che ha un debito con me?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che questa azione costituisce il reato di utilizzo indebito di bancomat (art. 493-ter c.p.). La pretesa di agire per compensare un proprio credito è considerata irrilevante ai fini della sussistenza del reato.

Se il nome del mio nuovo avvocato non compare nell’intestazione della sentenza, questa è nulla?
No. Secondo la sentenza, se il cambio di difensore e il deposito delle sue conclusioni sono correttamente annotati nel verbale d’udienza, l’omissione nell’intestazione della sentenza è un semplice errore materiale che non causa la nullità dell’atto.

Qual è la differenza tra l’utilizzo indebito di bancomat e l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni?
L’utilizzo indebito di bancomat punisce chiunque utilizzi senza autorizzazione una carta di pagamento per trarne profitto. L’esercizio arbitrario delle proprie ragioni, invece, richiede che la persona, per far valere un proprio presunto diritto, utilizzi violenza o minaccia, elementi non necessari e non presenti nel caso di un semplice prelievo non autorizzato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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