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Utilizzabilità prove digitali: la Cassazione decide

Una guardia giurata, condannata per incendio, ha impugnato la sentenza contestando l’utilizzabilità delle prove digitali (filmati di sorveglianza e dati GPS) usate per incriminarla. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che tali elementi non sono ‘dati informatici’ che richiedono procedure speciali, ma ‘documenti’ pienamente utilizzabili ai sensi del codice di procedura penale, confermando così la condanna.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Utilizzabilità Prove Digitali: La Cassazione Fa Chiarezza su Filmati e GPS

L’era digitale ha trasformato le indagini penali, introducendo nuove forme di prova come registrazioni video e dati di geolocalizzazione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 10378 del 2024, affronta un tema cruciale: l’utilizzabilità prove digitali nel processo. Il caso riguarda una guardia giurata condannata per incendio, la cui colpevolezza è stata provata proprio grazie a filmati di sorveglianza e tabulati GPS. La difesa ha contestato la modalità di acquisizione di tali prove, ma la Suprema Corte ha fornito un’interpretazione chiara che ne consolida l’uso.

I Fatti del Caso

Una guardia giurata è stata processata e condannata in primo e secondo grado per il reato di incendio, commesso ai danni di un’azienda che rientrava nel suo raggio di sorveglianza. La condanna si fondava su un solido impianto probatorio composto da filmati di telecamere di sicurezza, tabulati del GPS installato sull’auto di servizio, testimonianze e altri accertamenti. Questi elementi, incrociati tra loro, hanno permesso di collocare l’imputato e il suo veicolo sul luogo del delitto al momento esatto dell’innesco delle fiamme.

I Motivi del Ricorso e la questione sull’utilizzabilità delle prove digitali

La difesa dell’imputato ha basato il proprio ricorso per Cassazione su un punto di diritto procedurale. Ha sostenuto che i file video e i dati GPS fossero stati acquisiti in modo ‘informale’, senza rispettare le procedure specifiche previste dalla legge di ratifica della Convenzione di Budapest sulla criminalità informatica (Legge n. 48/2008). Secondo questa tesi, l’assenza di una formale ‘catena di custodia’ avrebbe dovuto rendere inutilizzabili tali prove, in quanto la loro genuinità non era certificata. Inoltre, si contestava la motivazione con cui i giudici di merito avevano ricondotto inequivocabilmente il veicolo ripreso nei video all’imputato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendolo infondato. Le motivazioni della decisione sono di grande interesse perché tracciano una linea netta tra diverse tipologie di prove digitali.

Filmati e GPS: Documenti, non Dati Informatici

Il cuore della decisione risiede nella qualificazione giuridica di filmati e tabulati GPS. La Corte ha stabilito che questi elementi rientrano nella nozione di ‘documento’ ai sensi dell’art. 234 del codice di procedura penale. Questa norma consente l’acquisizione di ‘scritti o di altri documenti che rappresentano fatti, persone o cose mediante la fotografia, la cinematografia, la fonografia e qualsiasi altro mezzo’.

Secondo la Corte, le procedure speciali e più rigorose introdotte con la ratifica della Convenzione di Budapest si applicano a ‘dati informatici’, ‘programmi informatici’ e ‘sistemi informatici’ nel contesto di indagini su reati prettamente informatici (es. hacking, frodi online). Un file video o un log GPS, invece, non sono altro che la rappresentazione digitale di un fatto, esattamente come una fotografia analogica. La natura digitale del supporto non ne modifica la natura giuridica di documento. Pertanto, la loro acquisizione non richiede le garanzie previste per le prove informatiche complesse.

Prova dell’Autenticità e Valore della Copia

Di conseguenza, la questione non riguarda l’utilizzabilità, ma l’analisi del merito e del valore probatorio, che spetta al giudice. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: una copia estratta da un documento informatico (come il salvataggio di un video su una chiavetta USB) ha la medesima valenza probatoria dell’originale. Spetta alla parte che ne contesta l’autenticità dedurre e dimostrare che sia avvenuta una manipolazione. In assenza di tali elementi, la prova è pienamente valida. Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente valutato l’efficacia rappresentativa delle prove acquisite.

Le conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Chiarisce che l’acquisizione di prove digitali comuni come filmati di sorveglianza e dati GPS non deve essere appesantita da procedure pensate per la criminalità informatica. Questi elementi sono a tutti gli effetti ‘documenti’ processuali, la cui ammissibilità è la regola. La loro contestazione deve basarsi su elementi concreti che ne mettano in dubbio l’autenticità, e non su mere questioni formali legate alla modalità di acquisizione. La decisione conferma quindi la piena legittimità dell’uso di queste tecnologie come strumenti fondamentali per l’accertamento dei fatti nel processo penale.

I filmati di una telecamera di sorveglianza e i dati di un GPS sono sempre utilizzabili in un processo penale?
Sì, secondo questa sentenza, sono considerati ‘documenti’ ai sensi dell’art. 234 del codice di procedura penale. La loro acquisizione non richiede le complesse procedure previste per i reati informatici, a meno che non venga specificamente contestata e dimostrata una loro manipolazione.

Per acquisire video e dati GPS è necessario seguire le procedure della Convenzione di Budapest sulla criminalità informatica?
No. La Corte ha chiarito che tali procedure si applicano a ‘dati informatici’ nel contesto di reati informatici (es. accesso abusivo a sistema). Filmati e tabulati GPS, essendo mere rappresentazioni di fatti, rientrano nella categoria generale dei documenti e possono essere acquisiti con modalità più semplici.

Una copia digitale di un video ha lo stesso valore probatorio dell’originale?
Sì. La sentenza afferma che la copia estratta da un documento informatico (come un file video) ha la stessa valenza probatoria dell’originale. Per invalidarla, la difesa deve dedurre e dimostrare che la copia è stata manipolata, alterando il contenuto originale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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