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Utilizzabilità intercettazioni: il nesso tra reati

La Corte di Cassazione conferma la condanna di un militare per collusione, stabilendo la piena utilizzabilità delle intercettazioni provenienti da un diverso procedimento. La decisione si fonda sul riconoscimento di un unico disegno criminoso che legava il reato di sfruttamento della prostituzione, oggetto delle indagini originarie, alla successiva collusione finalizzata a simulare un contratto di comodato per un immobile. La Corte ha ritenuto che l’acquisizione dell’immobile fosse un atto preparatorio e teleologicamente connesso all’attività illecita ipotizzata, giustificando così il trasferimento delle prove.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Utilizzabilità Intercettazioni: Quando la Connessione tra Reati le Rende Ammissibili

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale della procedura penale: l’utilizzabilità intercettazioni effettuate in un procedimento per un determinato reato all’interno di un diverso procedimento. La pronuncia chiarisce come il concetto di “medesimo disegno criminoso” possa fungere da ponte tra diverse fattispecie, legittimando l’uso di prove altrimenti non ammissibili. Il caso in esame riguarda un militare della Guardia di Finanza condannato per collusione, sulla base di captazioni originariamente disposte in un’indagine per sfruttamento della prostituzione.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un’indagine avviata nel 2017 dalla Procura di Perugia per il reato di sfruttamento della prostituzione. Durante le indagini, vengono disposte delle intercettazioni telefoniche dalle quali emerge una situazione collaterale: un immobile, ipoteticamente destinato all’attività di meretricio, era stato concesso in comodato gratuito alla moglie di un Appuntato Scelto della Guardia di Finanza. Sebbene il procedimento per sfruttamento della prostituzione sia stato successivamente archiviato, gli atti vengono trasmessi alla Procura Militare. Quest’ultima, analizzando il ruolo del militare nella conclusione dell’accordo immobiliare e nella gestione del fabbricato, ravvisa gli estremi del reato di collusione, finalizzato all’evasione delle imposte sui redditi e di registro attraverso un contratto di comodato simulato. Il Tribunale Militare prima, e la Corte Militare di Appello poi, condannano il militare, ritenendo pienamente utilizzabili le intercettazioni del procedimento originario.

La Decisione della Corte e l’Utilizzabilità delle Intercettazioni

L’imputato ricorre in Cassazione, sostenendo l’inutilizzabilità delle intercettazioni. La difesa argomenta che non vi fosse la connessione richiesta dall’art. 12 c.p.p. tra il reato di collusione e quello di sfruttamento della prostituzione, ma solo un generico collegamento investigativo. La Corte di Cassazione, tuttavia, rigetta il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. Il fulcro della decisione risiede nell’aver riconosciuto l’esistenza di un legame teleologico e di un medesimo disegno criminoso tra le due vicende. L’acquisizione della disponibilità dell’immobile, avvenuta tramite un fittizio contratto di comodato nel 2017, è stata vista come un’azione necessariamente prodromica e funzionale alla successiva realizzazione dell’attività illecita di prostituzione. Di conseguenza, i due fatti sono stati considerati come parti di un unico e complesso piano criminoso.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte Suprema basa il suo ragionamento su principi consolidati, richiamando importanti sentenze delle Sezioni Unite. In primo luogo, viene ribadito che, secondo la disciplina applicabile al caso (anteriore alla riforma del 2020), il divieto di utilizzazione delle intercettazioni in procedimenti diversi non opera se i reati sono connessi ai sensi dell’art. 12 c.p.p. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che l’accordo per ottenere l’immobile fosse finalizzato a verificare la fattibilità economica dell’operazione complessiva, inclusa la futura compravendita, e fosse quindi strettamente e teleologicamente legato all’ipotizzata attività di sfruttamento. Questo legame ha configurato quel “medesimo disegno criminoso” che rende i due reati connessi e, di conseguenza, le intercettazioni utilizzabili. La Corte ha inoltre precisato che la successiva stipula di un contratto “rent to buy” nel 2018 non inficiava questa conclusione, poiché il reato di collusione si era già perfezionato con il contratto simulato del 2017, in piena contiguità temporale con l’inizio dell’attività illecita.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante applicazione dei principi che regolano l’utilizzabilità intercettazioni in procedimenti diversi. Essa sottolinea che la valutazione della “connessione” non deve limitarsi a un esame formale, ma deve indagare il legame sostanziale, logico e cronologico tra i fatti. L’esistenza di un unico disegno criminoso, in cui un reato è preparatorio o funzionale a un altro, è sufficiente a creare quel ponte probatorio che consente il trasferimento delle risultanze investigative. Per gli operatori del diritto, questa decisione ribadisce la necessità di analizzare attentamente la sequenza dei fatti per determinare se più reati, pur formalmente distinti, possano essere considerati come manifestazioni di un’unica strategia illecita.

Quando possono essere usate le intercettazioni di un procedimento in un altro?
Secondo la sentenza, le intercettazioni possono essere usate in un procedimento diverso quando i reati per cui si procede sono connessi a quelli per cui le captazioni erano state autorizzate. La connessione sussiste, ad esempio, quando i fatti sono parte di un medesimo e complessivo disegno criminoso, in cui un’azione illecita è preparatoria o funzionale all’altra.

Perché l’archiviazione del primo procedimento non ha reso inutilizzabili le intercettazioni?
L’archiviazione del procedimento originario (in questo caso, per sfruttamento della prostituzione) è irrilevante ai fini dell’utilizzabilità delle intercettazioni. Ciò che conta è l’esistenza della connessione tra i reati al momento in cui le indagini vengono svolte, non l’esito finale del primo procedimento.

Quale regime normativo si applica all’utilizzabilità delle intercettazioni se il procedimento originario è iniziato prima del 2020?
La sentenza chiarisce, richiamando una decisione delle Sezioni Unite (Pisaniello, 2024), che si applica il regime normativo vigente al momento dell’iscrizione del primo procedimento, quello in cui le intercettazioni sono state disposte. Poiché l’indagine originaria era anteriore al 31 agosto 2020, si applica la versione dell’art. 270 c.p.p. precedente alle riforme.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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