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Utilizzabilità dati GPS: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che contestava l’utilizzabilità dati GPS provenienti da un altro procedimento. I giudici hanno ribadito che il pedinamento elettronico è un mezzo di ricerca della prova atipico che non necessita di autorizzazione giudiziaria, non essendo assimilabile alle intercettazioni o alla data retention. Anche il motivo relativo al travisamento della prova è stato respinto per genericità.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Utilizzabilità Dati GPS: La Cassazione Conferma la Loro Validità come Prova Atipica

L’evoluzione tecnologica offre strumenti sempre più sofisticati per le indagini penali. Tra questi, il sistema di rilevamento satellitare GPS è diventato cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato la questione dell’utilizzabilità dati GPS, chiarendo in modo definitivo la loro natura giuridica e le condizioni per il loro impiego. La decisione conferma un orientamento consolidato, respingendo le eccezioni di un imputato che ne contestava la legittimità.

Il Caso: Appello Contro l’Uso di Dati GPS

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte di Appello. La difesa aveva sollevato due principali obiezioni. La prima riguardava l’inutilizzabilità dei dati estratti da un sistema GPS, in quanto l’autorizzazione al loro uso era stata concessa in un altro procedimento penale. La seconda, invece, lamentava vizi di motivazione della sentenza, con particolare riferimento a un presunto travisamento dei fatti e delle prove.

L’utilizzabilità dati GPS secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il primo motivo di ricorso manifestamente infondato. I giudici hanno ribadito un principio ormai consolidato nella giurisprudenza: la localizzazione degli spostamenti tramite GPS, definita anche ‘pedinamento elettronico’, costituisce un mezzo di ricerca della prova atipico. Questo significa che non è specificamente regolamentato dal codice, ma è comunque ammesso.

La caratteristica fondamentale di questo strumento è che non implica un accumulo massivo di dati sensibili da parte di un gestore di servizi. L’attività di tracciamento è diretta e immediata. Di conseguenza, le risultanze del GPS sono pienamente utilizzabili senza la necessità di una specifica autorizzazione dell’autorità giudiziaria.

Distinzione da Intercettazioni e Tabulati Telefonici

La Corte ha chiarito che al tracciamento GPS non si applicano, neanche per analogia, le discipline più restrittive previste per altri strumenti investigativi. Non si applica la normativa sui tabulati telefonici (art. 132 del Codice Privacy), né i principi affermati dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea in materia di ‘data retention’. Questi ultimi riguardano la conservazione generalizzata dei dati di traffico e localizzazione da parte dei fornitori di servizi di comunicazione elettronica, un’attività molto più invasiva rispetto al monitoraggio di un singolo dispositivo.

Il Travisamento della Prova: un Motivo da Motivare con Rigore

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo ai vizi di motivazione, è stato respinto. La Corte ha colto l’occasione per ricordare i rigorosi requisiti necessari per contestare una sentenza per travisamento della prova. Non è sufficiente lamentare genericamente che il giudice non abbia considerato alcuni atti o li abbia interpretati male.

I Requisiti per un Ricorso Valido

Perché un ricorso per travisamento della prova sia ammissibile, l’appellante deve:
1. Identificare l’atto processuale specifico a cui si fa riferimento.
2. Individuare l’elemento fattuale o probatorio che emerge da tale atto e che risulta incompatibile con la ricostruzione del giudice.
3. Dimostrare la veridicità di tale elemento e l’effettiva esistenza dell’atto processuale.
4. Spiegare le ragioni per cui quell’atto compromette in modo decisivo la coerenza logica della motivazione della sentenza.
Nel caso di specie, il ricorrente non ha fornito questi elementi, limitandosi a una critica generica e rendendo il suo motivo inammissibile.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione su due pilastri argomentativi principali. In primo luogo, qualifica il pedinamento elettronico tramite GPS come un’attività investigativa atipica che si limita a registrare dati di posizione senza implicare la raccolta di dati sensibili su larga scala da parte di terzi gestori. Questa natura la sottrae alle garanzie previste per le intercettazioni o la conservazione dei dati (data retention), rendendo superflua una specifica autorizzazione giudiziaria per l’acquisizione dei dati. In secondo luogo, riguardo al vizio di motivazione per travisamento della prova, la Corte ribadisce che il ricorso non può essere generico. L’onere della prova spetta al ricorrente, il quale deve indicare con precisione l’atto processuale travisato e dimostrare in che modo esso sia incompatibile con la logica della sentenza e ne mini la tenuta argomentativa in modo decisivo. La mancanza di tale specificità porta inevitabilmente alla dichiarazione di inammissibilità del motivo.

Le conclusioni

La decisione consolida la posizione della giurisprudenza sull’utilizzabilità dati GPS come strumento investigativo flessibile ed efficace. Viene confermato che, data la sua natura di prova atipica e non assimilabile a strumenti più invasivi, il suo impiego non è subordinato alle rigide procedure di autorizzazione richieste per altri mezzi. Al contempo, la pronuncia serve da monito per la difesa: le contestazioni relative alla valutazione delle prove devono essere estremamente specifiche e ben documentate per poter essere prese in esame, altrimenti rischiano di essere liquidate come inammissibili. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È necessaria un’autorizzazione del giudice per utilizzare i dati di un sistema GPS in un’indagine penale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il tracciamento GPS è un mezzo di ricerca della prova atipico, e le sue risultanze sono utilizzabili senza necessità di autorizzazione da parte dell’autorità giudiziaria, poiché non implica un accumulo massivo di dati sensibili da parte di un gestore di servizi.

Si applicano al tracciamento GPS le stesse regole previste per i tabulati telefonici o la ‘data retention’?
No. La Corte ha escluso l’applicazione per analogia sia della disciplina sui tabulati (art. 132, D.Lgs. 196/2003) sia dei principi europei sulla ‘data retention’, poiché il GPS non comporta una conservazione generalizzata di dati da parte dei fornitori di servizi di comunicazione.

Cosa deve fare un ricorrente per contestare efficacemente una sentenza per ‘travisamento della prova’?
Il ricorrente non può limitarsi a una critica generica. Deve identificare l’atto processuale specifico, individuare l’elemento probatorio incompatibile con la sentenza, dimostrarne la veridicità e l’esistenza, e spiegare perché tale elemento compromette in modo decisivo la logica e la coerenza della motivazione del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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