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Utilizzabilità chat criptate: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato contro la custodia cautelare in carcere per traffico di stupefacenti. La difesa contestava l’utilizzabilità delle chat criptate acquisite da autorità francesi tramite Ordine Europeo di Indagine. La Corte ha confermato la piena utilizzabilità di tali prove, richiamando i principi delle Sezioni Unite, secondo cui l’acquisizione di risultati di intercettazioni già esistenti all’estero segue le regole dell’art. 270 c.p.p. e non richiede una preventiva autorizzazione del giudice italiano. È stato inoltre confermato il pericolo di recidiva, data la gravità dei fatti commessi durante una misura cautelare precedente.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Utilizzabilità Chat Criptate: La Cassazione Conferma la Linea Dura

L’avvento delle comunicazioni digitali ha posto sfide inedite al sistema giudiziario, specialmente in ambito penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema di grande attualità: l’utilizzabilità chat criptate ottenute tramite cooperazione internazionale. Il caso analizza la legittimità dell’acquisizione di dati da una piattaforma di messaggistica cifrata, ottenuti dalle autorità francesi e trasmessi all’Italia tramite un Ordine Europeo di Indagine (OEI), confermando un orientamento ormai consolidato.

I Fatti del Caso: Un’Indagine Transnazionale

Il caso nasce da un’indagine per traffico di sostanze stupefacenti. Un individuo viene sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere sulla base di prove raccolte, in gran parte, da conversazioni avvenute su una nota piattaforma di comunicazione criptata. Questi dati non sono stati intercettati direttamente dalle autorità italiane, ma acquisiti dall’autorità giudiziaria francese nel contesto di una loro indagine e successivamente trasmessi alla Procura italiana che ne aveva fatto richiesta tramite un Ordine Europeo di Indagine.

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso al Tribunale del riesame, contestando la legittimità di tali prove. I motivi del ricorso erano molteplici: si lamentava la violazione delle norme sulle intercettazioni, l’acquisizione indiscriminata di dati di una moltitudine di utenti e l’impossibilità di verificare la correttezza delle procedure seguite all’estero, con conseguente violazione del diritto di difesa. Il Tribunale del riesame ha però rigettato l’istanza, spingendo la difesa a ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Corte e l’Utilizzabilità Chat Criptate

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la piena legittimità dell’operato degli inquirenti e l’utilizzabilità delle prove digitali acquisite.

Il Richiamo ai Principi delle Sezioni Unite

Il cuore della decisione risiede nel richiamo a due recentissime e fondamentali sentenze delle Sezioni Unite. La Cassazione ha ribadito che l’acquisizione di risultati di intercettazioni, già compiute e concluse da un’autorità straniera, non è un atto di intercettazione nuovo, ma l’acquisizione di una prova già esistente. Pertanto, la disciplina applicabile non è quella, più stringente, delle intercettazioni (artt. 266 e ss. c.p.p.), bensì quella prevista per l’utilizzo di prove provenienti da un altro procedimento penale (art. 270 c.p.p.).

Questo significa che non è necessaria una preventiva autorizzazione del giudice italiano per richiedere i dati tramite OEI, essendo sufficiente l’iniziativa del Pubblico Ministero. Inoltre, non è obbligatorio acquisire e depositare gli atti del procedimento estero, come i decreti di autorizzazione originali, poiché la procedura si basa su un principio di fiducia e cooperazione tra stati membri.

Onere della Prova e Diritti Fondamentali

La Corte ha chiarito che vige una presunzione di legittimità delle attività di indagine svolte dallo Stato estero. Spetta alla difesa, qualora lamenti una violazione dei diritti fondamentali (come il diritto alla privacy o un giusto processo), fornire elementi concreti per dimostrare tale violazione. Una semplice allegazione generica non è sufficiente a rendere le prove inutilizzabili.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha smontato punto per punto le censure difensive.

Sull’Acquisizione delle Prove dall’Estero

È stato respinto l’argomento secondo cui l’acquisizione sarebbe stata ‘indiscriminata’. La richiesta italiana tramite OEI era mirata specificamente ai dati relativi a un altro indagato, già noto per il suo coinvolgimento in attività di narcotraffico. Le conversazioni che coinvolgevano il ricorrente sono emerse in questo contesto mirato. La Cassazione ha inoltre precisato che la mancata trasmissione dei supporti informatici originali (come CD o DVD) non costituisce motivo di nullità o inutilizzabilità, secondo un orientamento consolidato.

Sul Pericolo di Recidiva

Anche il motivo relativo alle esigenze cautelari è stato giudicato infondato. La difesa aveva evidenziato che l’indagato era stato ammesso all’affidamento in prova ai servizi sociali, un elemento che dimostrerebbe una presa di distanza dal mondo criminale. Tuttavia, la Corte ha sottolineato che il Tribunale del riesame aveva correttamente motivato il pericolo di recidiva. I fatti contestati erano stati commessi mentre l’indagato si trovava già agli arresti domiciliari per reati della stessa natura. Inoltre, i provvedimenti favorevoli del Tribunale di Sorveglianza erano stati emessi prima che emergessero i nuovi e gravi elementi di prova derivanti dalle chat criptate.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio cruciale per le indagini nell’era digitale: le prove raccolte tramite cooperazione giudiziaria europea, come l’utilizzabilità chat criptate, sono pienamente legittime se la richiesta è mirata e se non viene fornita una prova concreta di violazione dei diritti fondamentali. La decisione riafferma la validità del sistema basato sull’Ordine Europeo di Indagine, fondato sulla fiducia reciproca tra gli ordinamenti degli Stati membri, e stabilisce che l’onere di dimostrare eventuali abusi procedurali avvenuti all’estero ricade sulla parte che li eccepisce.

I risultati di intercettazioni su chat criptate, eseguiti all’estero e acquisiti in Italia tramite Ordine Europeo di Indagine, sono utilizzabili?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando le Sezioni Unite, ha stabilito che si tratta dell’acquisizione di una prova già formata all’estero. La disciplina applicabile è quella dell’art. 270 c.p.p. (prove da altro procedimento), che non richiede una preventiva autorizzazione del giudice italiano per l’acquisizione.

È necessario che insieme ai dati delle chat vengano trasmessi anche i provvedimenti di autorizzazione dell’autorità straniera?
No. La normativa sulla cooperazione giudiziaria (art. 78 disp. att. c.p.p.) non richiede l’acquisizione dei provvedimenti giudiziari stranieri che hanno autorizzato l’indagine originaria. Vige un principio di fiducia tra gli Stati membri.

Un percorso di riabilitazione, come l’affidamento in prova, esclude automaticamente il pericolo di recidiva per nuovi reati?
No. Secondo la sentenza, il pericolo di recidiva deve essere valutato alla luce di tutti gli elementi. Se i nuovi e gravi reati sono stati commessi prima o durante il percorso riabilitativo, e le prove emergono solo in seguito, il giudice può ritenere che il pericolo sia ancora concreto e attuale, nonostante i provvedimenti favorevoli del Tribunale di Sorveglianza presi senza conoscere il quadro completo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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