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Usura: promessa di interessi è reato, prova inclusa

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per usura. La sentenza stabilisce che per configurare il reato è sufficiente la semplice promessa di interessi usurari, senza che sia necessario l’effettivo pagamento. Inoltre, le dichiarazioni delle persone offese, se attentamente vagliate e ritenute credibili, possono costituire da sole la prova della colpevolezza. È stata confermata anche la confisca dei beni il cui valore era sproporzionato rispetto ai redditi leciti dell’imputato.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Usura: Quando la Sola Promessa di Interessi Fa Scattare il Reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14378/2025, ha ribadito principi fondamentali in materia di usura, confermando che per la configurazione del reato è sufficiente la mera pattuizione di interessi usurari, anche senza il loro effettivo pagamento. La pronuncia sottolinea inoltre come le dichiarazioni delle persone offese, se valutate con rigore, possano costituire l’unica prova a fondamento di una condanna. Analizziamo nel dettaglio questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che, in parziale riforma di una decisione di primo grado, aveva rideterminato la pena per un imputato accusato di sette distinti episodi di usura. La Corte territoriale, pur dichiarando la prescrizione per uno dei capi d’imputazione, aveva confermato la responsabilità penale per gli altri, rideterminando la pena e limitando parzialmente la confisca disposta in primo grado.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando vizi di motivazione su tre fronti principali:
1. L’errata applicazione della norma sull’usura e il calcolo degli interessi, basato esclusivamente sulle dichiarazioni delle vittime senza un’adeguata perizia tecnica.
2. La mancata concessione delle attenuanti generiche in misura prevalente sulle aggravanti, nonostante il comportamento processuale collaborativo.
3. L’illegittimità della confisca per sproporzione, sostenendo che il valore dei beni fosse coerente con le capacità reddituali del nucleo familiare.

L’Analisi della Cassazione e la Prova del Reato di Usura

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo infondati tutti i motivi proposti. I giudici di legittimità hanno confermato la solidità dell’impianto motivazionale della sentenza d’appello, che si era basata su argomentazioni logiche e giuridicamente corrette.

La Pattuizione è Sufficiente per Integrare il Reato

Il primo e più significativo punto affrontato dalla Corte riguarda la natura stessa del reato di usura. La Cassazione ha chiarito che il delitto si perfeziona non solo quando gli interessi vengono materialmente ‘dati’, ma anche quando vengono semplicemente ‘promessi’. Nel caso di specie, essendo note sia la somma prestata sia gli interessi mensili pattuiti, la natura usuraria degli accordi era evidente ictu oculi, rendendo superflua una perizia tecnica per il calcolo dei tassi. La Corte ha quindi ritenuto che la prova della pattuizione fosse ampiamente sufficiente a fondare la responsabilità penale dell’imputato.

L’Attendibilità delle Testimonianze delle Vittime

Un altro aspetto cruciale è stata la valutazione dell’attendibilità delle persone offese. La difesa sosteneva che le loro dichiarazioni non fossero sufficientemente solide. La Cassazione ha respinto questa tesi, evidenziando come la Corte d’Appello avesse applicato correttamente il principio secondo cui la testimonianza della persona offesa può essere posta da sola a fondamento della condanna, purché sottoposta a una verifica rigorosa.

Nel caso specifico, la credibilità delle vittime era supportata da molteplici elementi:
* Mancata costituzione di parte civile: Nessuna delle persone offese si era costituita parte civile, escludendo così un interesse economico diretto nel processo.
* Coerenza delle dichiarazioni: Le testimonianze erano concordanti e presentavano analogie significative.
* Riscontri oggettivi: Le indagini avevano portato al rinvenimento di titoli di credito e a servizi di osservazione che confermavano i rapporti illeciti tra l’imputato e le vittime.
* Sproporzione patrimoniale: L’imputato, ufficialmente disoccupato, disponeva di ingenti risorse economiche, sproporzionate rispetto ai redditi leciti del suo nucleo familiare.
* Tentativi di inquinamento probatorio: L’imputato, una volta saputo di essere indagato, aveva tentato di occultare i proventi e di convincere le vittime a fornire versioni di comodo.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione di inammissibilità sottolineando come il ricorso fosse generico e non si confrontasse adeguatamente con le solide argomentazioni della sentenza impugnata. I giudici hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse vagliato in modo logico e completo sia la questione del calcolo degli interessi, sia l’attendibilità delle persone offese. L’iter motivazionale dei giudici di merito è stato considerato congruo e conforme alle risultanze processuali, fondato su un’analisi approfondita di tutti gli elementi probatori. Anche riguardo alla sanzione e alla confisca, la decisione di merito è stata giudicata ben motivata, tenendo conto della gravità della condotta dell’imputato, protrattasi per un decennio ai danni di più soggetti in difficoltà economica.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza due principi cardine nella lotta all’usura. Primo, il reato si consuma con la semplice promessa di interessi illeciti, un elemento che semplifica l’onere della prova per l’accusa. Secondo, la testimonianza della vittima, se corroborata da un’attenta analisi di credibilità e da riscontri anche indiretti, assume un valore probatorio centrale e può essere sufficiente per arrivare a una sentenza di condanna. Questa decisione rappresenta un monito per chi compie tali reati e, al contempo, un importante sostegno per le vittime, la cui parola viene valorizzata come strumento fondamentale per l’accertamento della verità processuale.

Per configurare il reato di usura è necessario che gli interessi vengano effettivamente pagati?
No. Secondo la sentenza, il delitto di usura si configura non soltanto quando un soggetto si fa dare interessi usurari, ma anche quando si fa semplicemente promettere tali interessi. La sola pattuizione è di per sé sufficiente a integrare il reato.

La sola testimonianza della vittima è sufficiente per una condanna per usura?
Sì. La Corte di Cassazione conferma il principio secondo cui le dichiarazioni della persona offesa possono essere legittimamente poste da sole a fondamento dell’affermazione di responsabilità penale, a condizione che siano sottoposte a una verifica rigorosa e penetrante della loro credibilità soggettiva e attendibilità intrinseca.

Cosa succede se i beni di un condannato per usura hanno un valore sproporzionato rispetto al suo reddito?
In tal caso, può essere disposta la confisca di tali beni ai sensi dell’art. 240-bis del codice penale. La sentenza ha confermato la legittimità di tale misura, avendo rilevato un’evidente sproporzione tra il valore degli immobili confiscati e le capacità reddituali dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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