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Usura in concreto: il calcolo del tasso nel patto complesso

La Cassazione Penale, con sentenza n. 27763/2024, ha annullato con rinvio una condanna per il reato di usura. Il caso riguardava una complessa operazione finanziaria che mascherava prestiti usurari attraverso una vendita immobiliare simulata e un mutuo bancario. La Corte ha stabilito che per il corretto calcolo del tasso e la valutazione dell’usura in concreto, il giudice di merito deve considerare l’intera operazione come un patto unitario, includendo tutte le componenti economiche. La condanna per un distinto episodio di usura è stata invece confermata.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Usura in concreto: la Cassazione sulla valutazione delle operazioni complesse

Il reato di usura si manifesta spesso in forme articolate, che vanno oltre il semplice prestito di denaro a tassi esorbitanti. La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 27763 del 2024, offre un importante chiarimento su come affrontare i casi di usura in concreto, specialmente quando l’operazione illecita è mascherata da complesse transazioni immobiliari e finanziarie. La Corte sottolinea la necessità di una visione unitaria per svelare la reale natura del patto usurario.

Il caso: un prestito mascherato da vendita immobiliare

La vicenda giudiziaria riguarda un imprenditore accusato di aver concesso prestiti a tassi usurari a una persona in difficoltà economica. Per garantire la restituzione del capitale e degli interessi illeciti, le parti avevano architettato un’operazione complessa. In sintesi:

1. I prestiti: L’imputato aveva erogato due prestiti in contanti per un totale di 300.000 euro.
2. La garanzia immobiliare: A garanzia dei prestiti, la vittima, tramite una sua società, aveva sottoscritto un contratto preliminare per la vendita di un villino di sua proprietà all’imputato (o a una società a lui riconducibile). Il prezzo di vendita era stato fissato in 550.000 euro, di cui 450.000 euro figuravano come ‘già versati’, sebbene non fosse avvenuto alcun pagamento.
3. Il mutuo e la spartizione: Successivamente, per simulare il saldo del prezzo e consentire all’imputato di rientrare del suo credito, la società acquirente ha stipulato un mutuo ipotecario di 440.000 euro. Di questa somma, l’imputato ha trattenuto per sé 234.000 euro (corrispondenti a un prestito di 200.000 euro più 34.000 euro di interessi) e non ha mai corrisposto alla vittima i 100.000 euro restanti del prezzo di vendita. Inoltre, la vittima è stata obbligata a pagare le rate del mutuo per circa due anni, per un totale di 120.000 euro.

I giudici di merito avevano condannato l’imputato per usura, ma con una ricostruzione che la Cassazione ha ritenuto incompleta.

L’analisi sull’usura in concreto e il ruolo della Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando l’illogicità della motivazione della Corte d’Appello, la quale non aveva correttamente valutato la connessione tra il prestito e l’operazione immobiliare per determinare il tasso usurario.

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso limitatamente a questo episodio, annullando la sentenza con rinvio. Ha invece dichiarato inammissibile il ricorso relativo a un secondo e distinto capo d’imputazione per usura, rendendo definitiva la condanna su quel punto. La decisione si è concentrata sulla necessità di analizzare l’intera operazione economica come un’unica vicenda, un elemento cruciale per accertare l’esistenza dell’usura in concreto.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha evidenziato che i giudici di merito, pur riconoscendo il collegamento tra i prestiti e la vendita immobiliare, non ne hanno tratto le dovute conseguenze nel calcolo del tasso d’interesse. Secondo la Suprema Corte, l’intera architettura contrattuale (prestiti, vendita simulata, accensione del mutuo e ripartizione delle somme) costituiva il meccanismo attraverso cui si realizzava il patto usurario. L’operazione non era solo finalizzata a frodare la banca o i creditori della vittima, ma era lo strumento principale per permettere all’imputato di recuperare il capitale prestato e ottenere vantaggi sproporzionati.

Di conseguenza, per determinare correttamente il tasso usurario, il giudice del rinvio dovrà considerare:

* Il capitale effettivamente erogato: 300.000 euro.
* Tutti i vantaggi economici ottenuti dall’imputato: inclusi gli importi trattenuti dal mutuo, il mancato pagamento di parte del prezzo di vendita e le rate del mutuo pagate dalla vittima.

Solo attraverso questa valutazione complessiva e unitaria sarà possibile stabilire se le componenti economiche dell’intera operazione abbiano dato luogo a un’ipotesi di usura legale.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale nella lotta all’usura: la necessità di guardare oltre le apparenze formali dei singoli contratti. Quando ci si trova di fronte a operazioni finanziarie e immobiliari collegate a un prestito, è dovere del giudice analizzarle come un unicum per svelare l’eventuale sproporzione tra le prestazioni e l’approfittamento dello stato di difficoltà della vittima. La pronuncia rappresenta un’importante guida per i tribunali nel trattare casi complessi di usura in concreto, garantendo che schemi contrattuali elusivi non possano mascherare la sostanza di un reato.

Come va accertata l’usura quando è mascherata da un’operazione immobiliare complessa?
Secondo la Corte di Cassazione, il giudice deve considerare l’intera operazione economica (prestito, vendita, mutuo, ecc.) come un patto unitario. È necessario analizzare tutte le componenti economiche e i flussi di denaro per determinare il capitale effettivamente prestato e i vantaggi complessivi ottenuti dal creditore, al fine di calcolare il tasso di interesse reale.

Quale errore è stato commesso dalla Corte d’Appello nel caso di specie?
La Corte d’Appello, pur avendo riconosciuto il legame tra i prestiti e l’operazione immobiliare, non ha poi considerato l’intera operazione in modo unitario al momento di determinare il capitale e calcolare il tasso usurario. Ha omesso di valutare tutte le pattuizioni di tipo economico che componevano la vicenda, limitando la propria analisi.

Perché la Cassazione ha annullato la sentenza solo in parte?
La Cassazione ha annullato la sentenza solo per il capo d’imputazione relativo all’operazione immobiliare complessa perché ha riscontrato un vizio di motivazione e una violazione di legge nel metodo di calcolo dell’usura. Ha invece dichiarato inammissibile il ricorso per un altro capo d’imputazione, poiché le censure del ricorrente miravano a una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa al giudice di legittimità, rendendo così definitiva la condanna per quell’episodio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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