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Uso personale stupefacenti: quando scatta lo spaccio?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, confermando una condanna per spaccio di droga. La decisione si fonda sulla grande quantità della sostanza, sufficiente per oltre 300 dosi, e sul ritrovamento di materiale per il confezionamento, elementi che escludono l’ipotesi di uso personale stupefacenti. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Uso Personale Stupefacenti: Quando la Quantità Esclude la Difesa?

La distinzione tra detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale stupefacenti e quella finalizzata allo spaccio rappresenta uno dei nodi cruciali del diritto penale in materia di droga. Un’ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti decisivi, sottolineando come specifici elementi fattuali possano vanificare la tesi della detenzione per solo consumo personale. Il caso analizzato riguarda un soggetto condannato nei primi due gradi di giudizio, la cui difesa si basava proprio sull’esclusiva destinazione personale della sostanza rinvenuta.

I Fatti di Causa

Il ricorrente era stato condannato dal Tribunale e successivamente dalla Corte d’Appello di Bari alla pena di 1 anno e 4 mesi di reclusione per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. La difesa aveva presentato ricorso in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione nella sentenza d’appello. In particolare, si contestava la conclusione dei giudici di merito secondo cui la droga trovata in suo possesso fosse destinata alla vendita e non, come sostenuto dall’imputato, al suo esclusivo consumo.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Uso Personale Stupefacenti

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Secondo gli Ermellini, la motivazione della Corte d’Appello era esente da vizi logici o giuridici e aveva correttamente valutato gli elementi a disposizione per escludere l’ipotesi dell’uso personale stupefacenti. La decisione di inammissibilità ha comportato, come previsto dalla legge, la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della motivazione della Cassazione risiede nella valorizzazione di due specifici elementi probatori che, insieme, creano un quadro accusatorio difficilmente compatibile con la tesi dell’uso personale:

1. Il dato ponderale: La quantità di sostanza stupefacente sequestrata era tale da poter essere suddivisa in oltre 300 dosi medie singole. Un quantitativo così ingente, secondo la Corte, supera ragionevolmente le necessità di un consumatore individuale, anche se abituale.

2. Il materiale per il confezionamento: Oltre alla droga, è stato rinvenuto materiale idoneo al suo confezionamento in singole dosi. Questo elemento, unito al dato quantitativo, è stato considerato un chiaro indice della destinazione della sostanza al mercato illegale.

La Corte ha sottolineato che la valutazione combinata di questi fattori permette di escludere “con ragionevole certezza” l’uso esclusivamente personale. La motivazione dei giudici di merito è stata quindi ritenuta solida e coerente, rendendo l’impugnazione priva di fondamento.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: per distinguere tra uso personale e spaccio, il giudice deve compiere una valutazione complessiva di tutte le circostanze del caso. Sebbene la sola quantità non sia sempre determinante, quando questa è notevole e si accompagna ad altri “indici sintomatici” – come il possesso di bilancini di precisione, materiale per il confezionamento o ingenti somme di denaro di dubbia provenienza – la tesi dell’uso personale stupefacenti perde di credibilità. Questa pronuncia serve da monito, chiarendo che la prova della destinazione allo spaccio può essere raggiunta anche in via logica e presuntiva, sulla base di elementi fattuali oggettivi e convergenti.

Quando la detenzione di droga è considerata spaccio e non uso personale?
Secondo questa ordinanza, la detenzione è considerata finalizzata allo spaccio quando la quantità è oggettivamente elevata (nel caso specifico, sufficiente per oltre 300 dosi) e sono presenti altri elementi indicativi, come il materiale per il confezionamento, che nel loro insieme escludono con ragionevole certezza la destinazione al solo consumo personale.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo il rigetto del ricorso, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma pecuniaria, equitativamente fissata dal giudice, a favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Quali elementi specifici ha considerato la Corte per escludere l’uso personale?
La Corte ha basato la sua decisione su due elementi fattuali principali: il dato ponderale, ovvero la notevole quantità della sostanza detenuta, e il rinvenimento di materiale idoneo al confezionamento della stessa in singole dosi per la vendita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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