Uso personale stupefacenti: la Cassazione traccia il confine con lo spaccio
La distinzione tra uso personale stupefacenti e detenzione ai fini di spaccio rappresenta uno dei temi più dibattuti nel diritto penale. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza i criteri oggettivi che i giudici devono considerare per determinare la finalità della detenzione, sottolineando come la sola dichiarazione dell’imputato non sia sufficiente a escludere la responsabilità penale per spaccio.
I Fatti del Caso
Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un soggetto condannato in Corte d’Appello per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti. Nello specifico, l’imputato era stato trovato in possesso di un quantitativo significativo di droga: 28,161 grammi di cocaina, dai quali era possibile ricavare 87 dosi, e 275,98 grammi di cannabis, sufficienti per la preparazione di ben 2782 dosi. Di fronte a questi dati, i giudici di merito avevano concluso per la finalità di spaccio della sostanza.
La Tesi Difensiva: era solo per uso personale stupefacenti
L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su un unico motivo: la violazione di legge e il vizio di motivazione. Egli sosteneva che l’ingente quantitativo di stupefacente non fosse destinato alla vendita, ma costituisse una scorta per il proprio uso personale stupefacenti da utilizzare durante un previsto lungo periodo di detenzione. Una tesi difensiva volta a derubricare il reato da spaccio a semplice detenzione per consumo personale, che non ha rilevanza penale.
La Decisione della Cassazione e i Criteri Oggettivi
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la linea dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno chiarito che le argomentazioni della difesa non contestavano un errore di diritto, ma miravano a una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. La Corte ha quindi ribadito la validità del ragionamento seguito dalla Corte d’Appello, ritenendolo congruo, esauriente e idoneo a giustificare la decisione.
Le Motivazioni
Le motivazioni alla base della decisione si fondano su tre elementi oggettivi, considerati dalla Corte d’Appello come inequivocabili indizi della finalità di spaccio:
1. Il quantitativo ingente: La quantità di droga, sufficiente per migliaia di dosi, è stata ritenuta palesemente eccessiva per essere compatibile con un consumo personale, anche se protratto nel tempo.
2. La natura eterogenea delle sostanze: Il possesso contemporaneo di droghe diverse (in questo caso, cocaina e cannabis) è spesso interpretato come un indicatore della volontà di soddisfare le diverse richieste di un mercato di acquirenti.
3. Le modalità di confezionamento: Anche se non dettagliate nell’ordinanza, le modalità di preparazione e suddivisione della sostanza sono un classico elemento che depone a favore dell’ipotesi dello spaccio.
La Corte ha ritenuto “non credibile” la giustificazione della “scorta per la detenzione”, evidenziando come l’insieme di questi elementi rendesse la tesi difensiva del tutto implausibile e confermasse l’intento di cedere la droga a terzi.
Le Conclusioni
Questa pronuncia rafforza un principio consolidato nella giurisprudenza: per distinguere tra uso personale e spaccio, i giudici devono basarsi su una valutazione complessiva di indici fattuali e oggettivi. La quantità della sostanza, la sua varietà e le modalità di conservazione sono elementi preponderanti che possono superare la semplice dichiarazione dell’imputato. La decisione sottolinea che il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato come un terzo grado di giudizio per rimettere in discussione l’analisi delle prove, ma serve unicamente a verificare la corretta applicazione delle norme giuridiche.
Quando la detenzione di droga supera il concetto di uso personale stupefacenti?
Secondo la Corte, la detenzione supera l’uso personale quando elementi oggettivi, come l’ingente quantitativo (in questo caso, migliaia di dosi), la natura eterogenea delle sostanze (cocaina e cannabis) e le modalità di confezionamento, indicano chiaramente una finalità di spaccio.
È sufficiente dichiarare che la droga è una scorta personale per evitare una condanna per spaccio?
No, non è sufficiente. La Corte ha ritenuto “non credibile” la tesi difensiva della scorta personale, specialmente di fronte a prove oggettive così rilevanti che deponevano in senso contrario, dimostrando come la sola parola dell’imputato non possa prevalere su dati di fatto concreti.
Cosa può valutare la Corte di Cassazione in un ricorso per detenzione di stupefacenti?
La Corte di Cassazione non può riesaminare le prove o ricostruire i fatti. Il suo compito, in sede di legittimità, è verificare se i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e se la loro motivazione sia logica, completa e priva di contraddizioni. Non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 8746 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 8746 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 31/01/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME COGNOME nato il 13/10/1982
avverso la sentenza del 08/04/2024 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
COGNOME NOME NOME ricorre per cassazione avverso la sentenza di condanna per il reato di cui all’art. 73, commi 1 e 4, 80, comma 1 lett. g), d.P.R.309/1990, deducendo con unico motiv violazione di legge e vizio della motivazione in ordine all’affermazione della responsabi lamentando l’uso personale dello stupefacente.
Le doglianze formulate esulano dal novero delle censure deducibili in sede di legittimi investendo profili di valutazione della prova e di ricostruzione del fatto riservati alla co del giudice di merito, le cui determinazioni, al riguardo, sono insindacabili in cassazion siano sorrette da motivazione congrua, esauriente ed idonea a dar conto dell’iter logic giuridico seguito dal giudicante e delle ragioni del decisum. Nel caso di specie, la Corte d’appello ha inferito la sussistenza della finalità dal quantitativo di sostanza stupefacente, dalla eterogenea delle sostanze e dalle modalità di confezionamento (si tratta di grammi 28,161 di cocaina da cui sono estraibili 87 dosi e grammi 275,98 di cannabis quantitativo idoneo all preparazione di 2782 dosi), ritenendo pertanto non credibile la tesi difensiva secondo cui stupefacente costituisse una scorta destinata all’uso personale durante il lungo periodo detenzione.
Il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento dell spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila a favore della Cassa delle ammende. ·
Così deciso in Roma, il 31 gennaio 2025
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