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Uso personale stupefacenti: quando il ricorso è out

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. Le motivazioni, basate su quantità, varietà delle sostanze e presenza di bilancini, sono state ritenute sufficienti per escludere l’uso personale stupefacenti e il ricorso è stato giudicato un mero tentativo di rivalutare i fatti, non consentito in sede di legittimità.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Uso personale stupefacenti: i limiti del ricorso in Cassazione

L’ordinanza n. 12435/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso quando si contesta la destinazione allo spaccio di sostanze stupefacenti, invocando l’uso personale stupefacenti. La Suprema Corte ha ribadito che non è possibile trasformare il giudizio di legittimità in un terzo grado di merito, dove si rivalutano le prove.

Il Caso in Analisi: Detenzione e Condanna

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un individuo condannato dalla Corte d’Appello di L’Aquila per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. L’imputato era stato trovato in possesso di un quantitativo non trascurabile di droga: 40,19 grammi di marijuana e 45,71 grammi di hashish. Oltre alle sostanze, erano stati rinvenuti anche tre bilancini di precisione. La difesa sosteneva che la detenzione fosse finalizzata esclusivamente all’uso personale, contestando la correttezza della motivazione che aveva portato alla condanna.

I Motivi del Ricorso

L’imputato ha basato il suo ricorso in Cassazione su due principali motivi:

1. Errata valutazione della finalità della detenzione: Si contestava la dichiarazione di responsabilità, sostenendo che gli elementi raccolti non fossero sufficienti a provare la destinazione allo spaccio, ma che anzi indicassero un uso personale stupefacenti.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si lamentava il fatto che i giudici di merito non avessero concesso le circostanze attenuanti generiche, che avrebbero potuto portare a una riduzione della pena.

La distinzione tra uso personale stupefacenti e spaccio

La Corte ha rigettato il primo motivo di ricorso, dichiarandolo inammissibile. I giudici hanno chiarito che le argomentazioni della difesa costituivano “mere doglianze in punto di fatto”. In altre parole, l’imputato non stava contestando un errore di diritto, ma stava chiedendo alla Cassazione di riesaminare le prove e di fornire una lettura alternativa dei fatti. Questo tipo di valutazione è precluso in sede di legittimità.

La Suprema Corte ha sottolineato che la motivazione della sentenza d’appello era congrua e logica. I giudici di merito avevano correttamente basato la loro decisione su una serie di elementi oggettivi, quali:
* Il quantitativo non trascurabile delle sostanze;
* La detenzione contemporanea di droghe di tipo diverso (marijuana e hashish);
* La presenza di tre bilancini, strumento tipicamente associato all’attività di spaccio;
* L’assenza di una dimostrazione concreta dell’uso personale da parte dell’imputato.

Questi elementi, considerati nel loro insieme, costituivano una base solida e sufficiente per escludere la finalità di uso personale e confermare la responsabilità penale. Una motivazione così strutturata, secondo la Corte, è insindacabile in Cassazione.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato manifestamente infondato. La Cassazione ha richiamato il suo consolidato orientamento giurisprudenziale, secondo cui, per negare le attenuanti generiche, è sufficiente che il giudice di merito faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva negato il beneficio in ragione dei precedenti penali dell’imputato. Questa motivazione è stata considerata pienamente legittima e sufficiente, non richiedendo ulteriori e più analitiche specificazioni.

Le Motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su un principio cardine del sistema processuale: la netta distinzione tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità. Il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato per ottenere una nuova valutazione delle prove, ma solo per denunciare vizi di legge o vizi logici manifesti nella motivazione della sentenza impugnata. Nel caso di specie, la difesa ha tentato di proporre una “alternativa lettura delle fonti probatorie”, un’operazione che esula completamente dai poteri della Suprema Corte. La motivazione della corte di merito era stata ritenuta completa e logicamente coerente, basata su indici fattuali oggettivi (quantità, varietà, strumenti) che, secondo l’esperienza giudiziaria, sono sintomatici di un’attività di spaccio.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un concetto fondamentale per chiunque si approcci al diritto penale in materia di stupefacenti: la linea di demarcazione tra uso personale stupefacenti e spaccio è tracciata dal giudice di merito attraverso la valutazione complessiva di tutti gli indizi. Una volta che questa valutazione è stata compiuta con una motivazione logica e non contraddittoria, è estremamente difficile contestarla in Cassazione. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende.

Perché il ricorso sulla finalità di uso personale è stato dichiarato inammissibile?
Perché non contestava un errore di diritto, ma proponeva una diversa valutazione dei fatti e delle prove, un’attività che non è consentita alla Corte di Cassazione, la quale giudica solo la corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità).

Quali elementi hanno portato i giudici a escludere l’uso personale?
I giudici hanno basato la loro decisione su più indizi: il quantitativo significativo (oltre 40g di marijuana e 45g di hashish), la detenzione di sostanze di tipo diverso, l’assenza di prova di un uso abituale e la presenza di tre bilancini di precisione.

Per quale motivo non sono state concesse le circostanze attenuanti generiche?
La Corte ha ritenuto legittimo il diniego delle attenuanti generiche basato sui precedenti penali dell’imputato. Secondo la giurisprudenza consolidata, un riferimento a elementi decisivi come i precedenti penali è una motivazione sufficiente per negare tale beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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