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Uso personale stupefacenti: quando è spaccio?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per spaccio di lieve entità. La difesa sosteneva la tesi dell’uso personale stupefacenti, ma la Corte ha ritenuto corretta la valutazione dei giudici di merito. Una serie di indizi, tra cui il possesso di droghe diverse (ketamina ed ecstasy) già suddivise in dosi, una cospicua somma di denaro contante e precedenti specifici, sono stati considerati sufficienti a escludere l’uso personale e a configurare l’ipotesi dello spaccio.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Uso Personale Stupefacenti: Quando gli Indizi Diventano Prova di Spaccio?

La distinzione tra uso personale stupefacenti e spaccio rappresenta uno dei nodi cruciali del diritto penale in materia di droghe. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 3979/2024) offre un’analisi chiara su come una serie di elementi indiziari, valutati nel loro complesso, possano legittimamente portare a escludere la destinazione personale della sostanza e a confermare una condanna per spaccio, seppur di lieve entità. Il caso analizzato fornisce una guida pratica per comprendere il ragionamento seguito dai giudici in queste delicate situazioni.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso presentato da un individuo contro la sentenza della Corte d’Appello di Firenze, che lo aveva condannato per il reato previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti (D.P.R. 309/1990), relativo allo spaccio di lieve entità. L’imputato era stato trovato in possesso di 5,94 grammi di ketamina e 1,94 grammi di ecstasy. A sua difesa, sosteneva che la droga fosse destinata esclusivamente all’uso personale.

Tuttavia, la Corte d’Appello aveva respinto questa tesi, basando la propria decisione su una serie di circostanze fattuali che, lette congiuntamente, dipingevano un quadro diverso.

La Valutazione dei Giudici di Merito e il Ruolo degli Indizi

La decisione dei giudici di merito, confermata poi dalla Cassazione, si è fondata non su un singolo elemento, ma su una valutazione complessiva di più indizi che, insieme, rendevano inverosimile la tesi dell’uso personale. Questi elementi erano:

* L’eterogeneità delle sostanze: il possesso di due diversi tipi di droga (ketamina ed ecstasy).
* La suddivisione in dosi: le sostanze erano già state porzionate e occultate negli indumenti intimi, una modalità tipica di chi si prepara a cedere la droga.
* Il possesso di denaro contante: la detenzione di una somma significativa, pari a 1320 euro, considerata sproporzionata e difficilmente giustificabile.
* Il luogo del controllo: la presenza dell’individuo in un locale pubblico, luogo ritenuto favorevole per l’attività di spaccio.
* I precedenti specifici: il soggetto era già noto alle forze dell’ordine per precedenti legati agli stupefacenti.

Secondo la Corte d’Appello, l’insieme di questi fattori era sufficiente a escludere che la detenzione fosse finalizzata a un consumo meramente personale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo una semplice riproposizione di argomenti già adeguatamente esaminati e respinti nei precedenti gradi di giudizio. I giudici di legittimità hanno sottolineato che la motivazione della Corte d’Appello era del tutto logica e corretta. Non è stato riscontrato alcun vizio di legittimità, in quanto la valutazione complessiva degli indizi è un metodo corretto per accertare la destinazione della sostanza stupefacente.

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: nel distinguere tra detenzione per uso personale e detenzione per spaccio, il giudice deve considerare tutti gli elementi a sua disposizione. La presenza di più indizi gravi, precisi e concordanti, come quelli evidenziati nel caso di specie, consente di superare la mera dichiarazione dell’imputato e di fondare una sentenza di condanna. Inoltre, la Corte ha ritenuto giustificata anche la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la qualità e quantità della droga e le modalità della condotta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame conferma un orientamento consolidato della giurisprudenza. La qualificazione di una condotta come uso personale stupefacenti non dipende solo dalla quantità di droga detenuta. È l’analisi complessiva del contesto a essere decisiva. Elementi come la diversità delle sostanze, la loro suddivisione in dosi, il possesso di somme di denaro ingiustificate e i precedenti penali dell’interessato costituiscono un mosaico probatorio che può legittimamente condurre un giudice a ritenere provata l’attività di spaccio. Questa pronuncia serve da monito: la linea di demarcazione tra lecito e illecito penale in materia di stupefacenti è determinata da una valutazione attenta di tutte le circostanze del caso concreto.

Possedere droghe di tipo diverso è considerato un indizio di spaccio?
Sì, la Corte ha considerato l’eterogeneità delle sostanze (ketamina ed ecstasy) come uno degli elementi che, valutato insieme ad altri, contribuisce a escludere la tesi dell’uso esclusivamente personale e a configurare l’ipotesi dello spaccio.

Quali elementi, oltre alla quantità di droga, possono escludere l’uso personale?
Secondo la sentenza, diversi elementi possono indicare una finalità di spaccio: la suddivisione della sostanza in dosi, il loro occultamento, il possesso di una cospicua somma di denaro contante (nel caso specifico, 1320 euro), la presenza in un luogo che agevola lo spaccio e i precedenti specifici della persona.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, secondo la Corte, non presentava nuovi argomenti o vizi di legittimità, ma si limitava a riproporre le stesse tesi difensive già correttamente e logicamente respinte dai giudici dei precedenti gradi di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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