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Uso nome ex band: quando è reato? Cassazione chiarisce

Un ex musicista è stato definitivamente assolto dall’accusa di aver violato un’ordinanza del giudice per aver menzionato la sua passata militanza in una famosa band nel materiale promozionale. La Corte di Cassazione ha confermato che il mero riferimento storico alla propria carriera artistica, specificando il periodo di attività, non integra il reato di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice (art. 388 c.p.), in quanto non costituisce una condotta elusiva dell’ordine che vieta l’uso del nome della band e non genera confusione nel pubblico. L’appello relativo all’uso nome ex band è stato quindi rigettato.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ex Cantante Usa il Nome della Vecchia Band? La Cassazione Spiega i Limiti

L’uso nome ex band da parte di un artista che ha intrapreso una carriera solista è una questione delicata, che si muove sul confine tra il diritto a raccontare la propria storia professionale e la tutela del marchio di un gruppo musicale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su quando tale comportamento possa integrare un reato, stabilendo un principio di notevole importanza pratica.

I Fatti del Caso: Una Separazione Artistica Finita in Tribunale

La vicenda trae origine dalla separazione artistica tra un cantante e il suo storico gruppo musicale. A seguito di ciò, il tribunale civile aveva emesso un’ordinanza inibitoria, vietando al musicista di “usare o far usare la denominazione” del gruppo per qualsiasi scopo. L’obiettivo era proteggere l’uso esclusivo del nome da parte della formazione ancora in attività.

Successivamente, l’artista, nel promuovere i suoi concerti da solista, utilizzava nelle locandine la dicitura «la voce storica de [Nome Gruppo] sino al 2012». La società che gestiva gli interessi della band lo querelava, sostenendo che tale condotta violasse l’ordine del giudice e integrasse il reato previsto dall’art. 388, comma 2, del codice penale.

Dopo una doppia assoluzione nei gradi di merito, la questione è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica: Quando l’uso nome ex band Diventa Reato?

Il quesito legale sottoposto alla Suprema Corte era se il semplice riferimento, veritiero e circostanziato, alla propria passata appartenenza a un gruppo musicale violasse il divieto di usare il nome di quel gruppo. La parte civile sosteneva che, anche se non vi era un’usurpazione diretta del nome, la condotta dell’ex membro era “elusiva” e mirava a trasmettere al pubblico l’idea che egli fosse l’unico e vero depositario dell’eredità artistica della band, creando così confusione.

L’Analisi della Corte di Cassazione e le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando l’assoluzione. Le motivazioni della decisione si basano su una distinzione fondamentale tra “usare un nome” e “fare riferimento alla propria storia professionale”.

I giudici hanno osservato che il divieto imposto dal tribunale civile mirava a impedire che l’ex cantante si presentasse sul mercato come se fosse ancora parte del gruppo o come una sua continuazione, confondendo così il pubblico. La condotta dell’artista, tuttavia, non rientrava in questa casistica.

Nelle locandine, egli non ha attribuito a sé o alla sua nuova attività la denominazione della band. Al contrario, ha fatto due cose molto importanti:
1. Si è presentato come artista individuale.
2. Ha contestualizzato storicamente il suo legame con il gruppo, specificando chiaramente la data di cessazione del rapporto («sino al 2012»).

Secondo la Corte, questa precisazione temporale è decisiva perché chiarisce in modo inequivocabile che la sua appartenenza al gruppo è un fatto del passato e che, attualmente, non ne fa più parte. Pertanto, la sua condotta non poteva essere considerata “elusiva” dell’ordine del giudice. Un divieto di utilizzo del nome, hanno sottolineato i giudici, “non può spingersi fino a impedire il riconoscimento del lavoro svolto in passato dall’artista nell’ambito del noto gruppo”.

In sostanza, non vi è reato se il riferimento al nome della ex band è puramente descrittivo della propria biografia professionale e non è volto a creare un’associazione attuale e confondente con il gruppo stesso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza stabilisce un principio di equilibrio: da un lato, tutela il diritto di un gruppo musicale all’uso esclusivo del proprio nome; dall’altro, protegge il diritto di un artista a non vedere cancellata la propria storia professionale. La decisione chiarisce che un musicista può legittimamente fare riferimento alle sue precedenti esperienze artistiche, anche se legate a nomi celebri, a condizione che lo faccia in modo veritiero e trasparente, senza generare ambiguità o confusione nel pubblico. La chiave è la chiarezza nel comunicare che si tratta di un capitolo passato della propria carriera.

È reato per un artista menzionare di aver fatto parte di una famosa band dopo averla lasciata?
No, secondo questa sentenza non è reato se la menzione è veritiera, si riferisce a un’esperienza passata e si specifica chiaramente il periodo di appartenenza (es. “fino al 2012”), in modo da non generare confusione con l’attività attuale del gruppo.

Cosa significa che una condotta è “elusiva” di un provvedimento del giudice?
Una condotta è “elusiva” quando, pur senza violare letteralmente un ordine del giudice, ne aggira lo scopo e l’interesse tutelato. In questo caso, la Corte ha stabilito che la condotta dell’artista non era elusiva perché non mirava a sfruttare il nome della band per il presente, ma solo a descrivere il proprio passato.

Qual era l’obbligo specifico imposto all’artista dal tribunale civile?
L’obbligo imposto era quello di «non usare o far usare la denominazione» del gruppo musicale per qualsiasi scopo. La Corte di Cassazione ha interpretato questo divieto come volto a impedire l’appropriazione del nome per l’attività attuale, e non a proibire il riferimento storico alla propria carriera.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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