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Uso di gruppo: quando non si applica allo spaccio

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per detenzione di eroina e cocaina. La difesa sosteneva l’ipotesi dell’uso di gruppo, ma i giudici hanno confermato che le prove, tra cui la testimonianza di un’acquirente e un accordo per la vendita, dimostravano in modo inequivocabile l’intento di spaccio (cessione onerosa), rendendo incompatibile la tesi difensiva.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Uso di Gruppo: La Cassazione Traccia il Confine con lo Spaccio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 22849 del 2024, offre un’importante chiave di lettura per distinguere tra la detenzione di stupefacenti per uso di gruppo e la vera e propria attività di spaccio. Il caso in esame dimostra come, in presenza di prove concrete di una transazione economica, la tesi del consumo condiviso non possa trovare accoglimento. Analizziamo i dettagli di questa decisione per capire i principi applicati dai giudici.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine da un controllo effettuato dai Carabinieri nel settembre 2015. Un uomo veniva fermato a bordo della sua auto nell’area di un supermercato e trovato in possesso di circa 766 mg di eroina e 715 mg di cocaina, suddivise in diversi involucri.

Le indagini hanno fatto emergere un quadro chiaro: la cocaina era destinata alla vendita a una conoscente. Quest’ultima ha testimoniato di aver incontrato l’imputato poche ore prima del suo arresto e di avergli consegnato 100 euro in cambio di una dose di cocaina o della restituzione del denaro in serata. L’appuntamento al supermercato, fissato tramite SMS, era proprio finalizzato alla consegna della sostanza. L’uomo, che versava in difficoltà economiche, si era procurato lo stupefacente da vendere dopo aver ricevuto il denaro.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno ritenuto l’uomo colpevole del reato di detenzione ai fini di spaccio, aggravato dalla recidiva.

La Tesi Difensiva: il Tentativo di Invocare l’Uso di Gruppo

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basando la sua difesa su due motivi principali, entrambi incentrati sul concetto di uso di gruppo. La difesa sosteneva che i giudici di merito avessero erroneamente ignorato questa possibilità, travisando i fatti e non considerando che la comunanza dell’acquisto della droga potesse essere desunta dalle circostanze complessive.

Secondo la tesi difensiva, il fatto che l’acquisto fosse stato materialmente compiuto da un solo soggetto non escludeva a priori che la destinazione finale fosse un consumo condiviso tra più persone, configurando così la fattispecie non punibile dell’uso di gruppo.

Le Motivazioni della Cassazione: Quando le Prove Escludono l’Uso di Gruppo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo la tesi difensiva del tutto incompatibile con le prove emerse nel processo. I giudici supremi hanno sottolineato che la ricostruzione dei fatti, così come accertata nei gradi di merito, non lasciava alcuno spazio all’ipotesi dell’uso di gruppo.

Il nucleo della decisione risiede nella natura della transazione. Gli elementi probatori erano inequivocabili nel delineare una cessione onerosa:

1. L’accordo economico: L’uomo aveva ricevuto 100 euro con la promessa specifica di consegnare cocaina.
2. La testimonianza: La dichiarazione della donna acquirente ha confermato la natura commerciale dell’accordo.
3. Il contesto: Le difficoltà economiche dell’imputato, unite al possesso di diverse sostanze, sono state interpretate come prova logica del fatto che si fosse procurato la droga per commercializzarla e risolvere i suoi problemi finanziari.

La Corte ha stabilito che questi elementi configurano una classica dinamica di spaccio, del tutto estranea alla logica dell’acquisto congiunto per un consumo condiviso. La tesi difensiva è stata quindi respinta non perché ignorata, ma perché palesemente smentita dalle prove acquisite.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la difesa basata sull’uso di gruppo non può essere utilizzata come un espediente per mascherare un’attività di spaccio. La linea di demarcazione è netta e si fonda sulla prova della finalità della detenzione. Se le circostanze, le testimonianze e la logica dei fatti indicano una cessione onerosa, ovvero una vendita in cambio di denaro, l’ipotesi del consumo condiviso viene meno. La Corte di Cassazione conferma che la valutazione del giudice deve basarsi su tutti gli elementi probatori disponibili e che la ricostruzione di una chiara dinamica commerciale è sufficiente per escludere l’applicabilità della scriminante dell’uso di gruppo.

Quando la difesa basata sull’uso di gruppo di stupefacenti non è valida?
Non è valida quando le prove dimostrano in modo inequivocabile una cessione onerosa, ovvero un accordo per la vendita della sostanza in cambio di denaro. Le circostanze del fatto, come un appuntamento per la consegna e la testimonianza dell’acquirente, possono escludere l’ipotesi del consumo condiviso.

È necessario trovare del denaro addosso all’imputato per provare lo spaccio?
No. Nel caso di specie, i giudici hanno ritenuto che il mancato rinvenimento di denaro fosse una prova logica del fatto che la cocaina fosse destinata alla cessione, poiché l’imputato aveva già ricevuto i soldi in anticipo e doveva solo consegnare la merce per saldare il suo debito.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorso non viene esaminato nel merito, la sentenza di condanna dei gradi precedenti diventa definitiva e l’imputato viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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