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Uso di atto falso: la fotocopia è reato?

Un amministratore ha inviato una fotocopia di un’ordinanza giudiziaria inesistente per ottenere la cancellazione da una lista di cattivi pagatori. La Corte d’Appello lo aveva assolto, ritenendo la fotocopia inidonea a ingannare. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che anche la copia di un atto falso può integrare il reato di uso di atto falso se è in grado di apparire come la riproduzione di un documento originale, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Uso di Atto Falso: Quando una Fotocopia Diventa Reato?

La trasmissione di una semplice fotocopia di un documento inesistente può configurare il reato di uso di atto falso? A questa domanda ha risposto la Corte di Cassazione con una recente sentenza, la n. 20115/2024, che chiarisce i confini tra un falso innocuo e una condotta penalmente rilevante. Il caso analizzato offre spunti cruciali per comprendere come l’apparenza e il contesto possano trasformare una copia in un’arma per ingannare.

Il Caso: Una Falsa Ordinanza per Uscire dalla ‘Lista Nera’

La vicenda ha origine quando l’amministratore di una società, al fine di ottenere la cancellazione della propria azienda dal registro della Centrale Allarme Interbancaria (C.A.I.), invia a una nota società di servizi finanziari una presunta ordinanza giudiziaria. Il documento, apparentemente emesso da un tribunale, era in realtà completamente falso: non solo l’ordinanza non era mai stata pronunciata, ma anche il giudice firmatario risultava inesistente.

La Decisione della Corte d’Appello: Solo una Fotocopia Inoffensiva

In un primo momento, la Corte d’Appello aveva assolto l’amministratore. Secondo i giudici di secondo grado, il fatto non costituiva reato perché il documento trasmesso era una ‘mera fotocopia’ di un atto inesistente, priva dell’apparenza di un originale. Inoltre, la Corte aveva evidenziato alcune incongruenze, come il nome del giudice non corrispondente a nessun magistrato in servizio presso quel tribunale e il riferimento a normative sulla sospensione feriale dei termini in un atto datato febbraio, ritenendole sufficienti a rendere la falsificazione palese e quindi inidonea a trarre in inganno.

L’Analisi della Cassazione sull’Uso di Atto Falso

Il Procuratore Generale ha impugnato la sentenza di assoluzione, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione. Il punto centrale del ricorso era stabilire se la trasmissione di una fotocopia di un atto falso potesse integrare il reato contestato. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza e rinviando il caso a una diversa sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio.

Le Motivazioni della Suprema Corte: L’Apparenza Conta

La Cassazione ha chiarito un principio fondamentale, già espresso dalle sue Sezioni Unite: la formazione della copia di un atto inesistente non è di per sé reato di falsità materiale, a meno che la copia stessa non assuma l’apparenza di un atto originale. In altre parole, non è sufficiente affermare che si tratta ‘solo di una fotocopia’. È necessario valutare, caso per caso, se quella copia sia stata prodotta con modalità tali da sembrare la riproduzione fedele di un documento autentico e realmente esistente.

Secondo gli Ermellini, la Corte d’Appello ha commesso un errore nel liquidare la questione troppo frettolosamente. Ha sottovalutato il fatto che, nel contesto specifico, anche un documento ‘dematerializzato’ e trasmesso a distanza può avere una capacità ingannatoria. I giudici avrebbero dovuto analizzare se l’atto, nel suo complesso e considerate le circostanze della sua utilizzazione, fosse idoneo a sorprendere la buona fede del destinatario. Le incongruenze rilevate (nome del giudice, riferimenti normativi) non sono state ritenute sufficienti, da sole, a qualificare il falso come ‘grossolano’, ovvero riconoscibile ictu oculi da chiunque con comune discernimento. La valutazione deve essere più approfondita e legata alla realtà specifica dell’episodio.

Le Conclusioni: Il Principio di Diritto e le Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce che per configurare il reato di uso di atto falso non è determinante la natura del supporto (originale o copia), ma la sua concreta potenzialità offensiva. La condotta è punibile quando la copia viene presentata in modo tale da documentare, nei confronti di terzi, l’esistenza di un originale conforme. La decisione di annullare con rinvio impone un nuovo esame che dovrà tenere conto non solo delle caratteristiche oggettive del documento, ma anche del suo normale uso e delle modalità con cui è stato presentato al destinatario, per stabilire se avesse effettivamente l’apparenza e la capacità di ingannare.

Presentare la fotocopia di un documento che non è mai esistito è sempre reato?
No, non sempre. Secondo la Corte di Cassazione, la formazione della copia di un atto inesistente integra il reato di falsità materiale solo se la copia assume l’apparenza di un atto originale o di una riproduzione fedele di esso, essendo quindi idonea a ingannare i terzi sulla sua autenticità.

Cosa significa che una copia deve avere ‘l’apparenza di un atto originale’?
Significa che la copia deve essere presentata con caratteristiche tali da farla sembrare una riproduzione autentica di un documento vero. La valutazione deve essere fatta caso per caso, considerando il contesto, le modalità di presentazione e se, nelle intenzioni dell’agente, era destinata a sorprendere la fede pubblica.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione?
La Corte ha annullato la sentenza perché ha ritenuto che i giudici d’appello avessero valutato la questione in modo superficiale. Essi si sono limitati a definire il documento una ‘mera fotocopia’ con un falso ‘grossolano’, senza analizzare adeguatamente la sua concreta capacità ingannatoria nel contesto specifico in cui è stato utilizzato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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