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Uso di atto falso: Cassazione su dolo e nullità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un uomo condannato per l’uso di un documento d’identità falso per aprire un conto corrente. La sentenza ribadisce che per il reato di uso di atto falso, ex art. 497-bis c.p., è sufficiente il mero possesso del documento, data la sua intrinseca pericolosità, a prescindere dall’intenzione specifica. Vengono inoltre respinte le eccezioni procedurali sulla notifica degli atti, ritenute tardive e sanate.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Uso di Atto Falso: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile?

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un caso di uso di atto falso, fornendo chiarimenti cruciali sui limiti del ricorso, sulla configurazione del reato e sulla validità delle eccezioni procedurali. La vicenda riguarda un individuo condannato per aver utilizzato una carta d’identità falsa, con le generalità di un’altra persona ma con la propria fotografia, per tentare di aprire un conto corrente presso un ufficio postale. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna dei gradi precedenti e delineando principi di diritto di notevole interesse pratico.

I Fatti di Causa: Un Tentativo di Apertura Conto con Documenti Falsi

L’imputato era stato condannato in primo grado dal Tribunale e successivamente dalla Corte di Appello per il reato previsto dall’art. 497 bis del codice penale. In particolare, si era recato presso un ufficio postale per aprire un conto corrente, esibendo allo sportello una carta d’identità contraffatta. Nonostante il riconoscimento delle attenuanti generiche, la condanna era stata confermata.

I Motivi del Ricorso: Tra Vizi di Forma e Assenza di Dolo

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Vizio di procedura: Sosteneva la nullità della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, in quanto effettuata al difensore d’ufficio anziché a quello di fiducia nominato in un procedimento diverso e antecedente.
2. Mancanza dell’elemento soggettivo: Affermava di non essere a conoscenza della falsità del documento. A suo dire, aveva ricevuto un plico chiuso da un consulente finanziario per ottenere un finanziamento e solo l’addetto postale lo aveva informato della contraffazione del documento.
3. Vizi motivazionali sulla pena: Lamentava un trattamento sanzionatorio eccessivo e il mancato riconoscimento di ulteriori circostanze attenuanti, data la sua incensuratezza e la presunta minore gravità del fatto.

L’analisi della Corte e l’inammissibilità del ricorso per uso di atto falso

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi, giudicandoli manifestamente infondati e, in parte, reiterativi di quanto già esposto e respinto in appello. La decisione si fonda su argomentazioni precise sia in punto di procedura che di diritto sostanziale.

La questione procedurale sulla notifica

Il primo motivo è stato respinto perché la nomina del difensore di fiducia in un altro procedimento non ha effetti automatici su procedimenti diversi. Correttamente, quindi, il pubblico ministero aveva nominato un difensore d’ufficio. Inoltre, la Corte ha sottolineato che l’eventuale nullità derivante dall’omessa notifica al difensore è una “nullità a regime intermedio”, che deve essere eccepita prima della deliberazione della sentenza di primo grado. Sollevarla solo durante la discussione finale, come avvenuto nel caso di specie, equivale a una sanatoria, soprattutto se la difesa ha potuto pienamente esercitare i propri diritti durante il processo.

L’elemento soggettivo nel reato di uso di atto falso

Sul secondo motivo, la Corte ha qualificato la versione dell’imputato come “illogica ed inverosimile”, priva di riscontri e smentita dalla testimonianza dell’impiegato postale. Fondamentale è il principio ribadito dalla giurisprudenza: il reato di cui all’art. 497-bis c.p. è un reato di pericolo. Ciò significa che, per la sua configurazione, è sufficiente il mero possesso di un documento falso valido per l’espatrio, indipendentemente dall’uso che se ne voglia fare. La legge punisce la potenziale pericolosità del documento in sé, non l’intenzione di agevolare l’espatrio o l’ingresso nel territorio dello Stato.

La valutazione della pena

Infine, il terzo motivo è stato giudicato inammissibile perché la determinazione della pena è una valutazione di merito, discrezionale del giudice e non sindacabile in sede di legittimità se, come in questo caso, è logicamente motivata. La Corte ha inoltre evidenziato come la doglianza fosse incomprensibile, dato che le attenuanti generiche erano già state riconosciute fin dal primo grado.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si basano sul consolidato orientamento giurisprudenziale che considera il ricorso per cassazione inammissibile quando si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza un confronto critico con la motivazione della sentenza impugnata. In presenza di una “doppia conforme”, in cui i giudici di primo e secondo grado giungono alla medesima conclusione con motivazioni concordanti, il controllo della Cassazione è ancora più stringente. La Corte non è tenuta a riesaminare ogni singolo elemento, ma a verificare che la decisione sia globalmente logica, coerente e fondata sui fatti decisivi del processo.

Conclusioni

Questa sentenza offre tre importanti lezioni pratiche. In primo luogo, conferma la rigidità dei termini processuali per eccepire le nullità, anche quelle relative ai diritti della difesa. In secondo luogo, chiarisce la natura del reato di possesso e uso di atto falso (art. 497-bis c.p.), sottolineando che la consapevolezza di possedere un documento contraffatto è sufficiente per integrare il delitto, senza necessità di provare un dolo specifico. Infine, ribadisce che la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio sui fatti, ma un organo di controllo sulla corretta applicazione della legge, e che le valutazioni discrezionali dei giudici di merito, se ben motivate, non possono essere messe in discussione.

Per il reato di possesso di documenti falsi è necessario dimostrare l’intenzione di usarli per uno scopo specifico?
No, la Corte ha ribadito che il delitto previsto dall’art. 497-bis cod. pen. si configura con il mero possesso di un documento falso valido per l’espatrio, a prescindere dall’uso che se ne intenda fare, data la sua intrinseca pericolosità.

Una nullità procedurale, come l’omessa notifica al difensore di fiducia, può essere fatta valere in qualsiasi momento?
No, la sentenza chiarisce che la nullità per omessa notifica dell’avviso di conclusione indagini è a “regime intermedio” e deve essere eccepita prima della deliberazione della sentenza di primo grado. Se sollevata tardivamente, viene considerata sanata.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione della pena decisa dai giudici di merito?
Generalmente no. La valutazione sulla congruità della pena è una decisione discrezionale del giudice di merito. Può essere contestata in Cassazione solo se è frutto di un ragionamento palesemente illogico, arbitrario o non sufficientemente motivato, circostanza che in questo caso è stata esclusa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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