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Unico reato stupefacenti: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’acquisto e la successiva, immediata cessione dello stesso quantitativo di droga costituiscono un unico reato stupefacenti. In un caso riguardante la compravendita di 500 grammi di cocaina, i giudici hanno applicato il principio dell’assorbimento, annullando parzialmente la condanna e rinviando alla Corte d’Appello per la rideterminazione della pena. La Corte ha ritenuto che le due condotte, essendo contestuali e finalizzate a un unico scopo, perdono la loro autonomia, configurando così un’unica violazione di legge.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Unico Reato Stupefacenti: La Cassazione sul Principio di Assorbimento tra Acquisto e Cessione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 8625 del 2025, offre un importante chiarimento sul concetto di unico reato stupefacenti. La pronuncia analizza il caso in cui l’acquisto e la successiva cessione della medesima sostanza avvengono in un contesto spazio-temporale unitario, stabilendo che tali condotte debbano essere considerate come un’unica violazione della legge. Questa decisione ha implicazioni significative sulla determinazione della pena e sulla corretta qualificazione giuridica dei fatti in materia di droga.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un soggetto per diversi episodi di acquisto e cessione di cocaina. In particolare, la Corte di Appello di Ancona aveva confermato la sua responsabilità penale, pur assolvendolo da due capi di imputazione minori. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni. Il motivo di ricorso principale, e quello che qui ci interessa, riguardava la presunta erronea valutazione dei giudici di merito nel considerare l’acquisto di 500 grammi di cocaina e la sua contestuale cessione a un cliente come due reati distinti, anziché come un’unica operazione criminale.

I Motivi del Ricorso

La difesa sosteneva che diverse condotte contestate, in particolare l’acquisto da un fornitore e la successiva vendita a un acquirente finale, avvenute nello stesso giorno e con lo stesso quantitativo di droga, costituissero in realtà un unico reato stupefacenti. Secondo questa tesi, si trattava di atti concatenati, diretti a un unico fine (il trasferimento della droga dal fornitore al cliente tramite l’intermediario), privi di una sostanziale soluzione di continuità. Pertanto, l’imputato non avrebbe dovuto essere punito per due reati separati (acquisto e cessione), ma per un’unica condotta complessa, da sanzionare unitariamente.

La Decisione della Cassazione sull’Unico Reato Stupefacenti

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, ritenendo fondato il motivo relativo alla configurabilità di un unico reato stupefacenti. I giudici hanno attentamente esaminato la ricostruzione dei fatti, da cui emergeva che l’imputato si era recato dal suo fornitore per acquistare 500 grammi di cocaina, accompagnato dal suo cliente finale che aveva già pagato la merce. L’operazione di acquisto e la successiva consegna al cliente erano avvenute in un lasso di tempo molto breve e nello stesso contesto geografico.

L’Applicazione del Principio di Assorbimento

La Corte ha richiamato un principio consolidato in giurisprudenza, secondo cui le diverse condotte previste dalla legge sugli stupefacenti (come acquisto, detenzione, vendita) perdono la loro individualità e vengono assorbite in un’unica fattispecie quando:

1. Costituiscono manifestazioni di disposizione della medesima sostanza.
2. Sono poste in essere contestualmente o senza una apprezzabile soluzione di continuità.
3. Sono funzionali alla realizzazione di un unico fine.

In questo caso, l’acquisto e la cessione dello stesso quantitativo di 500 grammi di cocaina rispondevano a tutti questi criteri. Erano due facce della stessa medaglia, un’unica operazione di intermediazione. Pertanto, la Cassazione ha riqualificato i due episodi come un unico reato ai sensi dell’art. 73 del D.P.R. 309/1990.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla necessità di dare rilievo alla sostanza del fatto criminale piuttosto che alla sua articolazione formale. Punire separatamente l’acquisto e la successiva cessione immediata dello stesso carico di droga si tradurrebbe in una duplicazione sanzionatoria ingiustificata per un’azione che, nella sua essenza, è unitaria. La Corte ha quindi annullato la sentenza impugnata limitatamente alla determinazione della pena, rinviando il caso alla Corte di Appello di Perugia per una nuova valutazione. Il nuovo giudice dovrà ricalcolare la sanzione considerando l’operazione come un unico reato, individuando la condotta più grave e su quella base determinare la pena, escludendo l’aumento per la continuazione che era stato applicato in precedenza per la condotta ‘assorbita’.
Per quanto riguarda gli altri motivi di ricorso, la Corte li ha dichiarati inammissibili, ritenendo che le conclusioni della Corte di Appello fossero ben motivate. I giudici di merito avevano correttamente interpretato i brevi e criptici contatti telefonici come legati ad attività di spaccio, data la comprovata e costante dedizione dell’imputato al traffico di stupefacenti e l’assenza di spiegazioni alternative plausibili.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un importante principio di diritto penale in materia di stupefacenti. La qualificazione di più condotte come unico reato stupefacenti non è automatica, ma dipende da un’attenta analisi del caso concreto, che deve verificare l’unità dell’oggetto (la stessa droga), la contestualità spazio-temporale e l’unicità del fine. Per gli operatori del diritto e per gli imputati, ciò significa che è fondamentale ricostruire con precisione la dinamica dei fatti per poter invocare, ove ne ricorrano i presupposti, il principio di assorbimento, con conseguenze dirette e favorevoli sulla quantificazione della pena.

Quando l’acquisto e la successiva vendita di droga sono considerati un unico reato stupefacenti?
Secondo la Corte di Cassazione, l’acquisto e la cessione di droga configurano un unico reato quando riguardano la medesima sostanza e avvengono in un contesto spazio-temporale sostanzialmente unitario, senza apprezzabile soluzione di continuità, e sono funzionali alla realizzazione di un unico fine. In questi casi, si applica il principio dell’assorbimento.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza solo in parte?
La Corte ha annullato la sentenza solo limitatamente alla determinazione della pena per i reati legati alla compravendita di 500 grammi di cocaina, riqualificandoli come unico reato. Ha invece dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso, confermando la valutazione dei giudici di merito sulla colpevolezza dell’imputato per le altre imputazioni, ritenendo le prove sufficienti e le motivazioni della sentenza d’appello logiche e complete.

Cosa significa che un ricorso è dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito dalla Corte di Cassazione perché non possiede i requisiti richiesti dalla legge. In questo caso, i motivi di ricorso relativi ad alcune imputazioni sono stati considerati un tentativo di ottenere una nuova valutazione delle prove, attività che non è consentita in sede di legittimità, dove la Corte valuta solo la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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